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Lungo colloquio di Macron con Papa Francesco. E prima colazione con Andrea Riccardi

French President Emmanuel Macron (R) hugs Pope Francis at the end of a private audience at the Vatican on June 26, 2018. / AFP PHOTO / POOL / Alessandra Tarantino

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i.Media per Aleteia - Xavier Le Normand - pubblicato il 26/06/18
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Il presidente francese Emmanuel Macron è arrivato il 26 giugno 2018 in Vaticano per un’udienza con Papa Francesco. Il colloquio è durato circa un’ora, vale a dire il doppio del tempo abitualmente riservato alle udienze coi capi di Stato. Prima di incontrare Papa Francesco in Vaticano, Macron ha fatto colazione a Palazzo Farnese con il fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Andrea Riccardi ha trovato il presidente «molto sensibile» al dialogo interreligioso.

Arrivato alle 10:27 nel cortile di San Damaso, il Capo di Stato è stato accolto in compagnia di sua moglie, abbigliata in nero e senza velo, da mons. Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia.

Il colloquio con Papa Francesco, nella Biblioteca pontificia, è durato un tempo record di circa un’ora. Prima dell’udienza privata, il Pontefice e il presidente erano entrambi sorridenti. Tra gli argomenti che devono essere stati toccati nel corso dell’udienza: l’Europa, i migranti, ma anche l’ecologia, i cristiani d’Oriente e la laicità.



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Nel corso delle presentazioni al Papa, Emmanuel Macron era accompagnato da Brigitte Macron, e così pure dai ministri dell’Interno e degli Esteri Gérard Colomb e Jean-Yves Le Drian, come pure dall’ambasciatore presso la Santa Sede Philippe Zeller.

Fra gli altri al seguito del presidente, alcuni rappresentanti del mondo associativo, culturale e mediatico: ricordiamo Xavier Breton e Dominique Potier, deputati; Xavier Emmanuelli e Christiane Rancé, scrittori; Guillaume Gouvert, direttore de La Croix, Caroline Pigozzi, di Paris-Match, e Vincent Montagne, direttore del gruppo Média-Participations e della catena KTO.



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Prima dell’udienza, Emmanuel Macron s’era trattenuto a Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata di Francia presso l’Italia, con Andrea Riccardi. Il fondatore della Comunità di Sant’Egidio ha affermato che per il presidente francese la laicità “alla francese” è «l’essere insieme» delle religioni. I due uomini sono anche intesi sulla necessaria “stabilizzazione” dell’Africa.

Emmanuel Macron è «un uomo che vuole costruire una visione ma è convinto che bisogna costruirla insieme», ha sottolineato con approvazione Andrea Riccardi. Egli sarebbe quindi «in ascolto» dei problemi del mondo. Da parte sua, Sant’Egidio «si aspetta sempre molto» dalla Francia perché è un Paese «molto radicato nella realtà ma molto aperto all’universalità».


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Per il fondatore di questa comunità cattolica, il presidente francese sarebbe «molto sensibile» al dialogo interreligioso. Secondo Marco Impagliazzo, direttore di Sant’Egidio, gli scambi hanno riguardato soprattutto l’Africa e la sua “stabilizzazione”. I partecipanti all’incontro si sono quindi accordati sulla necessità di rinforzare l’educazione per permettere ai giovani africani di «restare nel proprio Paese» per contribuire allo sviluppo.

Una risposta europea alla crisi dei migranti

Emmanuel Macron ha volontà di rispondere alla crisi migratoria «a livello europeo», ha sottolineato Marco Impagliazzo. Poiché sull’argomento esistono attualmente tensioni fra la Francia e l’Italia, i membri di Sant’Egidio hanno dichiarato di non aver trattato questioni “politiche” con Emmanuel Macron.


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Per quanto riguarda la Life Line, nave che ha soccorso dei migranti nel Mediterraneo e a cui è stato proibito l’accesso ai porti italiani, una soluzione «sta per essere trovata», ha affermato.

L’azione di Sant’Egidio per la pace sul continente africano è stata pure toccata, con particolare riferimento al Centrafrica. Le forze francesi sono effettivamente intervenute nel Paese nel 2013 per stroncare l’avvio di una violenta guerra civile. Quel Paese «preoccupa molto» Emmanuel Macron, ha affermato Marco Impagliazzo.



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Sant’Egidio pure ha ringraziato il Presidente francese di aver menzionato i corridoi umanitari messi in opera dalla Comunità come «modello di una migrazione legale». Tali corridoi, ha spiegato il presidente della Comunità, sono presenti in Francia, in Italia, ad Andorra e in Belgio, e saranno “ampliati” in caso di crisi umanitaria.

[Traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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