Lo hanno atteso e accolto come si fa con chi si ama. Si fidano di lui ed è per questo che hanno percorso centinaia di chilometri a piedi. Arrivati in 70 mila al Circo Massimo, dove non esiste ombra fin quando non tramonta il sole, Papa Francesco li ha incoraggiati ad essere testimoni e a credere nei loro sognidi Emanuela Campanile – Città del Vaticano
“Siamo arrivati fino Qui: per dirle che le vogliamo bene e desideriamo camminare insieme a lei”. E’ così che hanno salutato Papa Francesco i 70 mila ragazzi riuniti al Circo Massimo dopo il pellegrinaggio che li ha portati a Roma per vivere due giornate di festa e preghiera in vista del Sinodo a loro dedicato e in programma dal 3 al 28 ottobre.
Festa e preghiera
Stanchi ma non fiaccati dal caldo di questi giorni e dal cammino i ragazzi di tutta Italia hanno cantato la loro gioia in attesa dell’arrivo di Papa Francesco e, soprattutto, ascoltato la sua voce quando ha risposto alle domande di tre di loro che, dal palco, hanno presentato le speranze e le insicurezze che albergano il cuore dei giovani: sogni, fedeltà, testimonianza.
Sogni come stelle brillanti
E questo è il lavoro che voi dovete fare: trasformare i sogni di oggi nella realtà del futuro, e per questo ci vuole coraggio.
Questo il primo degli incoraggiamenti di Papa Francesco rispondendo al desiderio di Letizia e Lucamatteo di poter essere fedeli alle proprie aspirazioni nonostante i pregiudizi di alcuni adulti e la paura del giudizio degli altri:
Sapete? I sogni dei giovani fanno un po’ paura agli adulti. Fanno paura, perché quando un giovane sogna va lontano. Forse perché hanno smesso di sognare e di rischiare. Eh … tante volte la vita fa che gli adulti smettano di sognare, smettano di rischiare; forse perché i vostri sogni mettono in crisi le loro scelte di vita.
E ai giovani, il Papa ha additato il modello di San Francesco “ragazzo del XIII secolo” che con coraggio “ha cambiato la storia dell’Italia. Francesco ha rischiato di sognare in grande; non conosceva le frontiere e sognando ha finito la vita.”
Ma solo con Dio, avverte il Papa, i grandi sogni, non si trasformano in “miraggi o delirio di onnipotenza”.
L’amore non tollera mezze misure
Agli interrogativi di Martina riguardo al discernimento nella propria vita e alla richiesta di adulti come “punti di riferimento”, il Pontefice risponde incoraggiando i giovani a non temere l’amore, ma piuttosto quel “però” che invece ha il potere di “fermare” la vita:
Non abbiate paura di pensare all’amore sul serio, che rischia, all’amore che fa crescere, all’amore fecondo. Rischiate sull’Amore! l’idea di scelta che oggi respiriamo è un’idea di libertà senza vincoli, state attenti, senza impegni e sempre con qualche via di fuga: “Scelgo, però…”. Lei ha messo il dito nella piaga. Quel però ci ferma
La Chiesa senza testimonianza è soltanto fumo
Dove non c’è testimonianza non c’è lo Spirito Santo. A i primi cristiani si diceva “guardate come si amano”. Essere un cristiano non è uno status. Dobbiamo scegliere la testimonianza”.
Così Papa Francesco, dopo l’intervento di Dario, 27 anni, sulle grandi domande di fronte alla morte, al dolore e agli scandali della Chiesa. Non sempre i perché hanno una risposta, sottolinea il Papa, e proseguendo sul tema della testimonianza ribadisce:
Dobbiamo scegliere la testimonianza, Gesù ci insegna questa uscita da noi stessi (…) la Chiesa senza testimonianza è soltanto fumo.
Le parole di Nicoletta Tinti
In un’alternanza di musica e riflessione, il palco ha poi accolto l’esibizione di Nicoletta Tinti, ex ginnasta italiana e in sedia a rotelle dal 2008 ma capace di sorprendere ballando. Aiutata da un’altra danzatrice, la Tinti ha affascinato l’intero Circo Massimo, avvolgendolo nel silenzio che solo la bellezza sa regalare. Storia di un’amicizia e di una rinascita come ha raccontato lei stessa:
Camminare insieme ci può portare davvero più lontano.
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La Chiesa ha bisogno di voi
Canti, letture, momenti di riflessione e brevi video hanno scandito la Veglia tanto attesa dai 70 mila ragazzi che attraverso l’esperienza faticosa ma bellissima del pellegrinaggio, hanno scelto passo dopo passo di arrivare, insieme, a Roma. E proprio seguendo la metafora dell’andare e commentando il Vangelo presentato dalle Letture, il Papa si è così espresso:
La Chiesa ha bisogno del vostro slancio, delle vostre intuizioni, della vostra fede. E quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza di aspettarci, come Giovanni aspettò Pietro davanti al sepolcro vuoto.
Abbiamo bisogno di fratellanza
Ma è solo nel camminare insieme e con Dio che, ha ricordato Francesco, si possono raggiungere mete lontane e aiutare fratelli feriti:
Quanti sepolcri oggi attendono la nostra visita! Quante persone ferite, anche giovani, hanno sigillato la loro sofferenza “mettendoci – come si dice – una pietra sopra”. Con la forza dello Spirito e la Parola di Gesù possiamo spostare quei macigni e far entrare raggi di luce in quegli anfratti di tenebre.
Il segreto è nel sentirsi amati
Eppure, esiste un segreto per camminare con passo veloce e spedito attraverso questa nostra vita e Francesco lo ha ricordato ai quei ragazzi prima di recitare con loro la preghiera del Sinodo a loro deidicato e prima di benedirli:
“(…) altrettanto bello e impegnativo sarà il cammino del ritorno alle vostre case, ai vostri paesi e alle vostre comunità. Percorretelo con la fiducia e l’energia di Giovanni, il “discepolo amato”. Sì, il segreto è tutto lì, nell’essere e nel sapere di essere “amato”, “amata” da Lui, Gesù, il Signore!