Vi offriamo alcuni passaggi dell’ultimo capitolo “Il sacerdozio del cuore” dal libro “Il mistero della donna” di Jo Croissant in uscita l’8 settembre in una nuova edizione per Berica Editrice, con la traduzione di Giovanni Marcotullio. I passi della Scrittura vi appariranno dispiegati, ampi e profondi come non mai. Guardate Eva, la madre dei viventi, di cosa è stata davvero capace.
Poiché non ha coscienza della grandezza della propria vocazione, la donna moderna si mette di fianco all’uomo per accusare Dio di essere l’artefice della sua infelicità, invece di mettersi di fianco a Dio per salvare l’uomo.
Ma torniamo ancora una volta alla Genesi. Quando Adamo dice a Dio “La donna che tu mi hai dato mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato” (Gen 3,12), è lui che fa di lei il capro espiatorio della crisi che lo oppone a Dio, proprio mentre denuncia una complicità fra Dio e la Donna. Bisogna sottolineare che Eva non si è difesa: non ha protestato, quando Adamo le ha addossato tutta la responsabilità della loro colpa comune. La loro reazione è perlomeno capace di stupirci. Ci si sarebbe attesi da Adamo che proteggesse Eva, che si comportasse da capo, responsabile dei propri atti o perlomeno pronto a condividere i torti. Invece di fare questo, Adamo riporta tutta la responsabilità su sua moglie. Egli ne fa la causa della propria infelicità e rimprovera a Dio di avergliela data.
Ci si sarebbe attesi da Eva una protesta contro l’uomo, come le donne sanno fare tanto bene quando sospettano la benché minima ingiustizia. Invece la donna non si è difesa e non ha contestato, confessando invece di essersi lasciata sedurre dal serpente. Invece di accusare l’uomo a sua volta, dicendogli “Però tu avresti potuto resistere, proteggermi da me stessa ed evitare la nostra caduta”, Eva riconosce davanti a Dio la propria debolezza con un’attitudine di umiltà, resta aperta alla sua azione e perciò diventa “mediatrice fra l’uomo e Dio” – cosa che spiega l’ascendente spirituale da lei esercitato sull’uomo. Essendo per natura più recettiva allo spirituale, la donna entra più facilmente nelle vie divine e le sente in una maniera intuitiva; mentre l’uomo ragiona e diventa ribelle o indifferente per allontanarsi da Dio, la donna non chiude mai completamente la porta.
Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe
e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testae tu le insidierai il calcagno
Gen 3,15
Se l’uomo deve condurre una lotta per la sopravvivenza, la battaglia della donna è spirituale – e occorrerà tutta la forza interiore di lei. Ella ha il potere di schiacciare la testa del serpente, di far arretrare le tenebre. Quest’ultimo lo sa, ed ecco perché ce l’ha a morte con lei e spiega tutte le trappole di cui dispone per ingannarla e impegnarla in lotte sterili nelle quali si dissipano tutte le sue energie. In ebraico, la radice della parola “tallone” (akav) – la medesima radice di Yakov, colui che ha trattenuto dal tallone il fratello Esaù – significa “ritardare”, “impedire di avanzare”, “trattenere indietro”. È col tallone che si schiaccia la testa del serpente, e sempre lì dove sta il punto di forza viene sferrato l’attacco di quest’ultimo: egli si adopera per stornare la donna dalla propria vocazione, per renderla inefficace, per “trattenerla indietro” e fissarla in uno sterile attaccamento al passato.
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È sulla Croce che si consuma il sacrificio del nuovo Adamo, il quale diventa il grande sacerdote di una nuova alleanza, ed è ritta ai piedi della Croce, in una postura sacerdotale, che Maria – la nuova Eva – partecipa per mistiche vie all’unico sacrificio. Ella unisce il proprio cuore dolorante al cuore di Dio in un’oblazione totale, e mediante la trafittura della sua anima – ove si compiva la profezia di Simeone – partecipa alla Redenzione e chiama alla riconciliazione.
È particolarmente sensibile alla divisione fra gli uomini, oggi tanto frequente. Aperta allo scambio e alla condivisione, la donna è data all’uomo perché entri in una relazione d’amore con lui. Ella prova un grandissimo bisogno di esprimersi, di comunicare, di confidare, e dopo la caduta soffre dell’alterazione di questa comunione. È per lei – mediante il suo grande desiderio e il sacrificio del suo cuore – che l’armonia delle relazioni può essere ristabilita. Infatti ella può rompere la catena del male dissipando i malintesi e non rassegnandosi alla disunione, facendo di tutto per ritrovare l’unità. Paga in prima persona e si spinge fino ad accettare l’ingiustizia per salvare quelli che ama, così come Eva non ha fiatato in risposta all’accusa di Adamo.
Il dono della sua vita per restituire la vita associa in lei il dolore e la gioia. Mediante la sua maternità ella esercita il sacerdozio del cuore, profondamente legato alla trasmissione della vita; Eva fu chiamata “la vivente” da Adamo. È la madre della vita, la madre dei viventi.
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La maternità della donna la mette in relazione diretta con il mistero centrale della storia della Salvezza, che è il mistero dell’Incarnazione. Il Verbo si è fatto carne nella carne di una donna. Dio ha voluto aver bisogno del corpo della donna per incarnarsi. E si incarna di nuovo in ogni nascita, venendo ad abitare il cuore del bambino.
È la donna che Gli genera figli e figlie, che prepara il cuore dei sacerdoti, che genera questo popolo di sacerdoti, di profeti e di re, e contribuisce così alla generazione della Chiesa. S’indovina il perché della connivenza tra Dio e la donna, nonché il suo ruolo essenziale nella storia della Salvezza. Egli ha fatto di lei la sua alleata per la felicità dell’uomo. Mediante l’accoglienza della grazia, la donna diffonde la grazia e trasmette la benedizione.