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Ecco la penitenza più dura che ha sopportato San Francesco d’Assisi

Saint François en extase par Francisco de Zurbarán, Alte Pinakothek, Munich.

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Gelsomino Del Guercio - published on 26/10/18
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Un digiuno di 40 giorni e 40 notti. In tutto questo tempo si nutrì solo di mezzo pezzo di pane

Lo scritto che meglio fissa i tratti spirituali di San Francesco apparve nei primi anni del Trecento: “Actus beati Francisci et sociorum eius“, opera di due frati marchigiani, Ugolino Boniscambi da Montegiorgio e Ugolino da Sarnano.

Il testo latino rimase sepolto nella polvere degli archivi fino al 1873, quando Luigi Manzoni lo scoprì nel convento romano di Sant’Isidoro. Fortunatamente la stessa sorte non toccò alla “traduzione” fatta da un anonimo toscano nel volgare del Trecento con il titolo “I Fioretti del glorioso messere santo Francesco e d’alquanti suoi santi compagni“. Non sono una “vita” del santo, ma “piccoli fiori” raccolti nel campo della primitiva storia francescana.

La notte di Carnevale

In uno di questi fioretti si racconta la più dura penitenza che il Poverello di Assisi abbia affrontato. Avvenne nel 1211 (dal 16 febbraio al 30 marzo) nei pressi di quello che nei “Fioretti” viene chiamato Lago di Perugia (Lago Trasimeno ndr).

Lì Francesco si fermò a pernottare, l’ultimo giorno di Carnevale, presso l’abitazione di una persona a lui assai legata.


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Il viaggio sull’Isola

Il giorno seguente erano le Sacre Ceneri. Il Poverello chiese all’uomo di accompagnarlo in barca su un’isola in mezzo al lago (l’Isola Maggiore ndr). Con sé portò solo due piccoli panetti. L’uomo acconsentì: lo trasportò in barca sull’isola e poi rientrò a casa. Francesco gli impose di tornare da lui solo il giovedì santo e sottolineò di non dire nulla della sua presenza su quell’isola deserta.

Il rifugio

Francesco trascorse, così, la prima notte sull’isola, riparandosi presso una siepe formata da ramoscelli a mò di capannetta. Quella notte si mise a contemplare le bellezze del Creato ed in particolare il cielo stellato. In quel luogo il Poverello rimase per tutta la Quaresima, senza né mangiare, né bere: l’unica eccezione fu quando consumò la metà di uno dei due panetti.


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I miracoli e il convento

Francesco volle seguire alla lettera il digiuno di Cristo, e quando l’uomo tornò a prenderlo, il giovedì santo, rimase tanto meravigliato che il frate avesse consumato solo mezzo panetto, dato che l’altra metà e l’altro intero erano ancora lì con lui.

Dopo l’astinenza, di cui Francesco poi parlò ai suoi confratelli e ai suoi devoti, in quel luogo si registrarono miracoli. «Per la qual cosa – si legge nei Fioretti – cominciarono gli uomini a edificarvi delle case e abitarvi; e in poco tempo si fece un castello buono e grande, ed evvi il luogo de’ frati, che si chiama il luogo dell’Isola; e ancora gli uomini e le donne di quello castello hanno grande reverenzia e divozione in quello luogo dove santo Francesco fece la detta quaresima».

Il convento dei frati sull’Isola Maggiore è stato fondato, precisamente, nel 1328 a spese del Comune di Perugia.


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