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Gli angeli hanno protetto San Francesco Saverio dall’assalto del diavolo

XAVIER

San Francesco Saverio - GLI AMICI SONO TUTTO Francesco Saverio dedicò la vita a portare il Vangelo in Cina, lontanissimo da casa sua e dalle persone che amava. Morì a soli 46 anni e trovarono al suo collo un piccolo contenitore: dentro c'erano le firme autografe dei suoi amici ritagliate dalle loro lettere. Non erano lontani. Li aveva sul suo cuore.

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 03/12/18
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Il missionario gesuita è stato tentato da Satana prima di partire per le Isole Molucche. Ecco cosa accaddeFrancesco de Jasu y Xavier poi tradotto in Saverio nacque nel 1506 in Navarra in Spagna. Suo padre era un nobile molto colto, aveva studiato all’università di Bologna ed era il presidente del consiglio Reale di Navarra; anche sua madre, una donna molto ricca, apparteneva alla nobiltà. I suoi genitori avevano su di lui grandi progetti per cui lo inviarono a Parigi per studiare, Ma fu proprio qui che nel collegio di Santa Barbara conobbe Ignazio di Loyola del quale divenne compagno di stanza e amico personale.

Francesco Saverio lo scelse come suo maestro spirituale e sotto la sua guida divenne araldo del vangelo. Ignazio quale profondo conoscitore dell’anima umana, gli fece comprendere il senso delle parole di Gesù: “Che giova all’uomo guadagnare anche tutto il mondo se poi perde l’anima?” (Mc 8,36). Così il Saverio finì per prendere alla lettera le parole evangeliche e, nel 1534, seguì Ignazio divenendo uno dei primi membri della “Compagnia di Gesù”, l’ordine religioso fondato da Ignazio, iniziato in Francia nella chiesa di Montmartre e destinato ad incidere profondamente nella storia della Chiesa.

Ordinato sacerdote a trentacinque anni, partì missionario per l’estremo oriente e dopo un viaggio di circa tredici mesi giunse a Goa, nelle Indie orientali, in qualità di legato pontificio. In India scrisse un “Catechismo Elementare”, predicò e si dedicò all’assistenza dei malati. Si diresse in seguito nell’India meridionale, ottenendo molte conversioni anche tra i bramini, solitamente ostili ai missionari cattolici. Ignazio aveva inspirato in Francesco una profonda devozione ai santi Angeli.



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Infatti Sant’Ignazio di Loyola, il fondatore della Compagnia di Gesù, parla degli Angeli nel suo libro Esercizi Spirituali”, del 1535. Nelle regole volte al maggior discernimento degli spiriti, S. Ignazio annota: “Prima regola: è proprio di Dio e degli Angeli conferire nei loro motivi vera letizia e gioia spirituale, togliendo ogni tristezza e ogni turbamento a cui induca il nemico”. L’Angelo è quindi per S. Ignazio di Loyola il messaggero della vera armonia, e quando entriamo in comunicazione con lui, corpo e anima esultano e abbandonano qualsiasi legame insito nella fragilità della nostra condizione.

Per S. Ignazio, a seconda della nostra intima disposizione ad accogliere l’Angelo, esso diventa consolatore o vendicatore come scrive nella settima regola:

“A quelli che procedono di bene in meglio, l’Angelo buono tocca l’anima in modo dolce, lieve e soave, come goccia d’acqua che entri in una spugna; e il cattivo la tocca invece pungentemente, e con rumore e disturbo, come quando la goccia d’acqua cada nella pietra; e a quelli che procedono di male in peggio, i suddetti spiriti toccano in modo contrario essendo la disposizione dell’ani­ma ad essere contraria o simile a tali Angeli, infatti, quando è contraria, essi entrano con strepito e facendosi sentire, percettibilmente; mentre quando è simile, lo spirito entra in silenzio come in casa sua a porta aperta”.

Questo insegnamento sugli Angeli di S. Ignazio fu accolto e vissuto da numerosi santi gesuiti che diffusero il culto agli Angeli custodi lungo i secoli. San Francesco Saverio, prossimo ad andare in Giappo­ne, così scriveva ai suoi confratelli di Goa in India: “Vivo nella grande speranza che Dio mi stia per concedere la grazia della conversione di questi paesi, poiché non fidando in me stesso, ho posto ogni mia fiducia in Gesù Cristo, nella Santissima Vergine Maria e in tutti i nove Cori degli Angeli, fra i quali ho eletto per protettore il Principe e Campione della Chiesa militante San Michele; e non poco spero in quell’Arcangelo alla cui speciale cura è stato affidato questo gran regno del Giappone.  Ogni giorno mi raccomando a questi in modo particolare e a tutti gli Angeli custodì dei giapponesi”.


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Francesco Saverio divenne il primo missionario cattolico sbarcato in terra nipponica, a Kaghoshima nel 1549. Dopo tre anni di permanenza erano già sorte ben tre comunità cristiane con millecinquecento membri. Nominato provinciale di tutte le missioni dei gesuiti d’oriente, Francesco Saverio scelse come nuova meta la Cina, ma, giunto all’isola di Sancian, venne colto dalla febbre e morì nel 1552 a soli quarantacinque anni. Nei dodici anni di permanenza in oriente il santo percorse oltre centomila chilometri.

Nella sua biografia si legge che Francesco resistette alla visita del diavolo prima di partire per le isole Molucche, dove pare vivessero popolazioni cannibali. Come si sia a lui manifestato Satana non ci è dato sapere; si sa che per il santo era come entrare nella “notte dell’azione”, nella piena solitudine, proprio di fronte ad una decisione difficile da prendere come quella di partire da solo e per sempre verso un mondo totalmente sconosciuto. Francesco reagì alla forza di negazione che gli si opponeva; quella forza negativa per lui era il demonio che forse egli vide fisicamente. Una cosa è certa, San Michele e i santi angeli, di cui egli era devotissimo, lo protessero sempre!


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