Visita a sorpresa in vista del Santo Natale ieri all’ospedale pediatrico Bambin Gesù dell’ex capitano della Roma: commozione e impegno concreto, il mix vincente di un vero campione.
“Mi ha fatto piacere stare qua oggi e passare un po’ di tempo con i bambini, con i genitori, gli infermieri e i medici. So che il prossimo anno il vostro ospedale compirà 150 anni di storia e so che avete grandi progetti per il futuro, in particolare l’ampliamento della sede di Palidoro e una nuova sede a Villa Pamphilj. Mi piacerebbe far parte di questa storia e mi sento di sostenere e contribuire alla realizzazione del nuovo Ospedale e continuare ad aiutare i bambini di Roma e di tutto il mondo che vengono a curarsi da voi. (Roma, Repubblica.it)
Queste le parole riportate da diversi giornali che anche noi siamo lieti di diffondere. Soprattutto per il fatto che l’ex capitano della Roma non è nuovo a questi atti di generosità (fosse per lui li terrebbe volentieri nascosti) che hanno come beneficiari quasi sempre i bambini.
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Si è anche commosso, Francesco che, oltre ad essere uno sportivo e un personaggio noto ed amato, anzi idolatrato, è un marito e papà di 3 bambini. Stava salutando Gioia, una bimba di 4 anni con un cuore artificiale; la piccola ha anche ottenuto un piccolo bacio dal numero 10 tra i più amati. Si è chinato e con delicatezza e un po’ di tenera goffaggine ha sfiorato la guancia della piccola in passeggino; nel rialzarsi si intravvedono lacrime pronte a scrosciare.
https://youtu.be/MeQkf64854g
Ha salutato i pazienti, gli infermieri, il personale medico e le autorità dell’ospedale del Papa e da loro ha ricevuto gratitudine per quello che ha già fatto e che ha promesso di fare e per il fatto di essere un’ispirazione positiva per tanti bambini.
Così Mariella Enoch, famosa e amata presidente della struttura:
Sei un riferimento per tanti bambini e ragazzi. I nostri pazienti e le loro famiglie ti vogliono bene. Mi auguro che il tuo gesto possa essere di esempio e che la Comunità del Bambino Gesù possa contare sull’aiuto di persone speciali come te. (Ib)
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Molto meglio un ricchissimo campione che si scioglie di tenerezza davanti ai bimbi che soffrono e usa con intelligenza le grandi fortune che gli sono capitate che non il vecchio e ormai stantio cliché del fuori classe tutto genio e sregolatezza. L’icona di questo stile è il mitico Georg Best, il maggior talento che sia mai comparso sui campi da gioco – dicono; il cui motto viene ogni tanto tirato fuori dai cassetti della memoria di vecchie glorie imbolsite.
Ho speso gran parte dei miei soldi per alcool, donne e macchine veloci, il resto l’ho sperperato.
Eppure è lo stesso povero George a dissociarsi amaramente da questa filosofia: morirà giovane, distrutto dagli stravizi. Aveva solo 59 anni e aveva appena subito un trapianto di fegato. Pochi giorni prima della fine chiederà di essere fotografato in quello stato pietoso per mostrare ai giovani come si paga l’abuso di alcol. Dio gliene renda merito. (Biografie on line)
Meglio un più pacato, normale, simpatico Francesco Totti che ha capito in tempo dove stia la vera avventura dell’esistenza: amare restando fedeli – possibilmente!- (o chiedendo perdono per le cadute!) e prendersi cura di chi ha bisogno, soprattutto dei più piccoli.
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A pensarci bene, su uno come lui, funziona di più la frase di Checco Zalone nella scena finale del film campione di incassi Quo Vado?
Nella lettera che accompagna la consegna delle dosi di vaccino per i bimbi dell’ospedale africano dove è nata anche la sua ha scritto:
Non è commozione, non è compassione, è l’educazione.