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10 consigli di San Giovanni Battista de La Salle a insegnanti, genitori e catechisti

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 20/12/18
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Il santo educatore per eccellenza spiega come migliorare il rapporto con i propri allievi affidandosi al Signore

Dieci suggerimenti per migliorare l’approccio e la maturazione dei propri allievi. Ad offrirli è San Giovanni Battista de la Salle, il santo educatore per eccellenza, fondatore delle Scuole Cristiane in Francia.

Don Marcello Stanzione riporta questi consigli in “Giovanni Battista de La Salle, ieri, oggi e domani” (edizioni Segno).

1) La pecorella ritrovata

“Quando attraversiamo momenti difficili nella guida degli alunni e notiamo che alcuni non traggono profitto dai nostri insegnamenti o mostrano inclinazione per una vita insubordinata e scorretta, chiediamo a Dio di animarci del suo Spirito: è lui che ci ha scelto per compiere la sua opera. Nei momenti difficili pensiamo al Signore che “va dietro alla pecorella smarrita, finché non la ritrova. Ritrovata, se la mette in spalla tutto contento” (Lc 15,4-5). Noi che siamo i suoi sostituti, dobbiamo sentire il dovere di fare altrettanto. Chiediamogli perciò le grazie necessarie per ottenere il miglioramento dei nostri alunni”. (M.R. 4,1)

JOHN BAPTIST

Ruisselet51 CC

2) Poveri e umili

“Se non rassomiglierete al bambino Gesù, mediante la povertà e l’umiltà, sarete poco conosciuti e non potrete avere molto favore dai vostri allievi. Non sarete né amati né compresi dai poveri, né vi si potrà attribuire il titolo di salvatore. Voi condurrete i vostri allievi a Dio vivendo nella povertà conformemente ad essi e al nato Salvatore”. (M. 86,3)

3) Comportamenti ordinati

Gli insegnanti avranno cura che i loro allievi, all’uscita della scuola, mantengano un contegno dignitoso e corretto, che non lancino pietre, che non corrano o gridino, che non diano molestie ai passanti; in una parola, che si comportino con ordine e disciplina, per essere oggetto di edificazione. Raccomanderanno ai loro scolari di non soddisfare ai loro bisogni naturali per le contrade e tanto meno nelle vicinanze delle chiese e li avvertiranno che, per tali necessità, devono andare in luoghi dove siano appartati e non visti da nessuno”. (C.E. 1,16)



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4) L’esempio e le parole

“In ogni momento voi dovete insegnare ai giovani ad amare Dio e a praticare il Vangelo. Perché le vostre parole ottengono il loro effetto, dovete essere pieni di amore per Dio e per la sua legge. Si insegna con l’esempio, praticando quanto si suggerisce con le parole”. (M. 100,29)

5) Toccare i cuori

“Domandate spesso a Dio la grazia di toccare i cuori dei vostri allievi, come lui solo sa fare: questa è la grazia del vostro stato”. (M. 81,2)

6) L’Angelo Custode

“L’onore che Cristo fa all’educatore è tale che lo pone come angelo visibile dei suoi allievi, per dar loro esteriormente in modo sensibile le stesse cure che insensibilmente ricevono dal loro Angelo Custode”. (C.E. 2,3)



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7) La punizione

“Gli educatori siano molto attenti a non punire gli alunni che raramente, poiché questo è uno dei principali mezzi per assicurare l’ordine e lo svolgimento normale della lezione. Quando occorresse punire un alunno, lo faranno con grande moderazione e padronanza di sé, secondo le indicazioni suggerite dalla “Conduite des Ecoles”. Non puniranno mai sotto l’impulso della passione, né quando si sentiranno agitati”.

8) Il peccato

“Le abitudini buone o cattive, contratte in tenera età e per lungo tempo continuate, diventano una seconda natura. È perciò dovere dell’educatore di riprendere i giovani perché “ritornino in sé, sfuggendo al laccio del diavolo che li ha presi nella rete perché facciano la sua volontà” (2 Tim 2,26). Essi, infatti, abituandosi al peccato, perdono la libertà e si rendono schiavi e infelici, secondo l’espressione di Gesù: “Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato” (Gv 8,34). È missione specifica dell’educatore “farli entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio” (Rm 8,21) che Gesù ci ha riconquistato con la sua morte”. (M.R. 11,2)



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9) L’errore da non commettere

“L’educatore che vuole attendere degnamente alla sua missione educativa, non deve assolutamente lasciarsi guidare da mire umane. Deve preoccuparsi solo di ciò che può contribuire alla salvezza degli alunni: questo è lo scopo della sua vocazione”. (M. 107,3)

10) Mortificazione e zelo

“La vostra missione richiede non solo raccoglimento e mortificazione, ma anche zelo per la salvezza del prossimo, cioè dei giovani da educare cristianamente. Quanti giovani potrete condurre a Dio, impegnandovi con santo ardore in questo ministero!”. (M. 150,2)



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