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Omicidi, condanne a morte, cadaveri: finisce in modo drammatico il 2018 dei cristiani perseguitati

PAKISTAN CHRISTIANS

Pakistani Christians mourn the death of relatives who were killed in a drive-by shooting outside a church, at a hospital in Quetta on April 15, 2018. Two Christians were killed in a drive-by shooting outside a church in southwestern Pakistan on April 15, 2018, officials said, the second such attack on the minority community in the area this month. / AFP PHOTO / BANARAS KHAN

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 27/12/18
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34 corpi ritrovati in Libia. Due fratelli subiranno la pena capitale in Pakistan. In Africa missionari e fedeli sotto costante attacco

Poco più di un mese fa, la Fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che Soffre ha pubblicato il suo Rapporto annuale. Circa 300milioni i cristiani perseguitati nel mondo e 38 i Paesi dove sono discriminati. Tanti di questi cristiani perdono la vita a causa della loro fede.

La strage in Africa

Solo nel 2018: cinque sacerdoti uccisi in Centrafrica in quattro diversi attacchi, oppure ai sette sacerdoti uccisi in Messico; in Nigeria c’è stato un attentato all’interno di una chiesa nel mese di aprile, dove sono stati uccisi altri due sacerdoti. In Nigeria solamente nei primi cinque mesi del 2018 quasi 500 cristiani sono stati uccisi in attacchi da parte degli islamisti fulani.

L’attentato in Egitto

Poi, veniamo ad esempio ad un recentissimo attentato, come quello in Egitto del 2 novembre, nel quale sono stati uccisi 11 cristiani che si recavano in un santuario vicino Minya. Quindi, purtroppo, le tante uccisioni registrate quest’anno confermano il dramma della persecuzione anti-cristiana (Vatican News, 26 dicembre).



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La fossa comune in Libia

Intanto proprio nel giorno di Natale, resti di 34 cristiani etiopi uccisi da combattenti dello Stato islamico nel 2015 sono stati trovati in una fossa comune in Libia. Lo ha reso noto il ministero dell’Interno di Tripoli. I jihadisti avevano pubblicato un video nell’aprile 2015 che mostrava l’esecuzione di almeno 28 uomini, descritti come cristiani etiopi.

Un funzionario ha detto che i loro corpi sono stati scoperti vicino a Sirte, l’ex roccaforte de Daesh fino a quando non è stato estromesso dalla città costiera nel dicembre 2016 dalle forze fedeli al governo appoggiato dall’Onu in Libia (Avvenire, 26 dicembre).

I fratelli “blasfemi”

Altro grave episodio pre-natalizio è la condanna a morte subita da due cristiani in Pakistan. Accusati di avere postato sul loro sito Internet materiale considerato blasfemo, due fratelli, Qasir e Amoon, sono stati condannati a morte in Pakistan per il reato di blasfemia.

Entrambi i condannati, sposati e il primo padre di tre figli, erano riusciti a lasciare il Pakistan dopo che nel 2011 erano emerse le accuse nei loro confronti.

Erano stati arrestati al loro rientro in patria nel 2014 e rinviati a giudizio secondo gli articoli 295-A, B e C del Codice penale, collettivamente noti come “legge antiblasfemia” (Avvenire, 15 dicembre).



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La preghiera per le due scandinave

Intanto il 23 dicembre in Marocco si è tenuta una manifestazione interreligiosa per onorare la memoria delle due ragazze trucidate da terroristi islamici nel territorio di Imlil, nella regione di Marrakech. Le vittime, la danese Louisa Vesterager Jespersen e la norvegese Maren Ueland, di 24 e 28 anni sono state violentate e decapitate da un gruppo di banditi, collegati ai terroristi del Daesh.

“Gesù, porta la pace…”

Il “corteo di preghiera interreligiosa”, come definito gli organizzatori, è stato organizzato dalla associazione Dar Imma che ha sede nella cittadina di Lalla Takerkouste, a poche decine di chilometri dal luogo dell’atroce delitto. Il rito interreligioso ha coinvolto le tre fedi monoteiste.

Hanno partecipato le autorità religiose delle moschee della regione, fra cui il lfikii della moschea di Takerkouste, l’imam Ibrahim Elatrache, il presidente della comunità ebraica marocchina di Marrakech-Safi, il rabbino Jacky Kadoch, e il parroco della chiesa dei Santi Martiri di Marrakech.

I partecipanti portavano anche alcuni poster per la pace e la tolleranza fra fedi religiose. Tra questi un’immagine con l’immagine di Gesù trionfante e la scritta: “Gesù, porta la pace nel cuore dell’umanità” (Avvenire, 25 dicembre).



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