Ma le chiese non possono essere utilizzate per l’accoglienza degli sfollati. Istituito un numero telefonico speciale
Erano le 3.19 del giorno di Santo Stefano quando una scossa di magnitudo 4.8 sull’Etna, la più intensa da quando il vulcano ha ripreso la sua attività, ha sorpreso nel sonno la provincia di Catania, gettando nel panico diversi paesi, con famiglie subito scese per strada.
Il numero
28 i feriti, 370 gli sfollati, ospitati in strutture alberghiere segnalate da Federalberghi con cui la Regione siciliana in meno di un giorno dal sisma ha stipulato la convenzione (Fan Page, 27 dicembre).
La Caritas diocesana di Catania, in contatto costante con Caritas Italiana, resta a disposizione delle Caritas parrocchiali per eventuali esigenze e necessità che potranno essere comunicate a un numero dedicato: 3495170227 (Agensir, 26 dicembre).
“Come Maria e Giuseppe”
«La solidarietà e la vicinanza concreta sono il primo aiuto: affrontiamo quanto succede con spirito di comunità, come una famiglia. In questi giorni di Natale, poi, ci pare di rivivere i disagi di Maria e Giuseppe, fuori di casa, alla ricerca di un alloggio, ed è proprio per questo che sentiamo tutti la vicinanza forte della Santa Famiglia e la preghiamo per avere protezione e forza», ha detto Monsignor Salvatore Gristina, arcivescovo di Catania, che è stato personalmente a Fleri e Pisano, frazioni di Zafferana Etnea, tra le zone colpite con maggiore forza dal sisma
«Le chiese non possono essere utilizzate per l’accoglienza, ma neanche possono rispondere alla loro vocazione di luoghi di culto. E la gente – ha aggiunto l’arcivescovo – ha bisogno di pregare in questo delicato momento».
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Le chiese danneggiate
Danni a molte chiese: a Santa Venerina, dove sono caduti calcinacci dalla chiesa di Santa Maria del Carmelo in Bogiardo e dal campanile della chiesa del Sacro Cuore è crollato la statua della Madonna che era stata risparmiata dal terremoto del 2002.
A Pennisi, frazione di Acireale, c’è stato un cedimento nella chiesa Santa Maria del Carmelo. Crollata anche la statua di Sant’Emidio, ritenuto il protettore dei terremotati.
“Emergenza mista a disperazione”
Monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, ha raggiunto i luoghi maggiormente colpiti dal sisma quando ancora era buio, poco dopo l’accaduto. Prima tappa la frazione di Pennisi, a nord-ovest di Acireale, dove era stato segnalato il crollo del campanile.
«Per ora – ha evidenziato – ho rilevato soltanto un clima di emergenza misto a disperazione. La gente, poi, dice che è abituata, perché alle pendici dell’Etna si vive sempre così, ma questo non toglie il grande disagio e la grande paura vissuti. Dobbiamo tutti adoperarci, ciascuno per le proprie competenze, e cercare di reagire attraverso gesti concreti».
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Senza chiese per pregare
Il mio pensiero, ha proseguito il vescovo – è rivolto anche a quei fedeli che andranno incontro al disagio di non potere disporre delle loro chiese per pregare e, sotto questo aspetto, penso non solo agli abitanti di Fiandaca, Pennisi, Santa Venerina ma anche dei centri vicini. Per loro, innanzitutto, dobbiamo rimboccarci le maniche e guardare subito al domani. Questo aspetto l’ho colto e mi lascia ben sperare per una pronta ripresa».
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