Ecco uno dei passaggi del discorso del Pontefice nel viaggio di ritorno da Panama: “Bisogna impartire l’educazione sessuale: obiettiva, com’è; senza colonizzazione ideologica. Se si offre un’educazione sessuale piena di colonizzazione ideologica si distrugge la persona”.Durante il viaggio in aereo di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Panama, Papa Francesco ha, come di consueto, risposto alle domande dei giornalisti dedicando spazio anche a dichiarazioni in merito all’educazione sessuale. Le sue parole sono riportate da quasi tutti i quotidiani, come maggiore o minore aderenza all’originale.
Non siamo senza dubbio di fronte a una semplice indicazione sulla necessità di fare educazione sessuale tra le mura scolastiche secondo i dettami che vanno per la maggiore, ovvero la riduzione del discorso alle semplici (e limitate) nozioni su anticoncezionali e malattie sessualmente trasmissibili. Siamo di fronte a un richiamo semplice ma profondo sulla necessità che la persona nella sua interezza venga accompagnata a fiorire, anche attraverso la comprensione compiuta della sessualità, che non è avulsa dall’affettività e dalla dignità della persona.
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Salgono in cattedra tanti presunti educatori del sesso nei canali più nazional-popolari, da Valentina Nappi a Vladimir Luxuria. Ma abbiamo bisogno di maestri, non di esperti e veicolatori di ideologie. Ripercorriamo tutti i passaggi del discorso di Papa Francesco, auspicando che possano essere un’indicazione stimolante per noi genitori cattolici, per tutti i genitori, e per chi voglia intraprendere (o già sta facendo) un percorso educativo nelle scuole contro corrente rispetto alla cosiddetta colonizzazione ideologica.
Il Cuco
L’abbrivio delle riflessioni del Santo Padre parte dalla domanda di un giornalista circa una grande ferita del Centro America: le gravidanze precocissime di tante giovani. I detrattori della Chiesa accusano i cattolici di opporsi all’educazione sessuale. Qual è la voce del Papa in merito?
Credo che nelle scuole vada impartita l’educazione sessuale. Il sesso è un dono di Dio, non è l’uomo nero (Cuco). E’ un dono di Dio per amare. Il fatto che alcuni lo usino per guadagnarci, per sfruttare gli altri, è un altro discorso. Ma bisogna impartire l’educazione sessuale: obiettiva, com’è; senza colonizzazione ideologica. Se si offre un’educazione sessuale piena di colonizzazione ideologica si distrugge la persona.
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Si trovano diverse traduzioni di Cuco nei giornali che riportano queste parole: da mostro a tabù. Mi ha incuriosita come parola. Si tratta di una creatura immaginaria tipica dell’America Latina che spaventa i bambini nel sonno; il nostro Uomo Nero.
L’immagine è perciò puntualissima, considerando che il soggetto del discorso sono i più piccoli. Il sesso non è un mostro, ma è un dono di Dio. Gli aspetti mostruosi della sessualità possono nascondersi proprio nei discorsi di chi ce lo porge come un gioco, come una fonte di piacere leggero e illimitato. L’educazione sessuale va liberata dalla colonizzazione ideologica: l’interezza della persona è in gioco, non solo le sue conoscenze sanitarie, corporee, o la mera voglia di fare esperienze.
Metaforicamente, l’Uomo Nero non è tanto la persona bigotta che si riempie la bocca di anatemi contro la sessualità; c’è un Uomo Nero truccato da migliore amico: è l’ideologia apparentemente liberale che ci vuole crescere come ombre scure, prive di volto e anima. L’ombra vuota di essere partner sessuali.
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“Il sesso è un dono di Dio” è una frase accattivante a prima vista. Il dono porta un messaggio da parte di Chi lo offre. L’educazione entra in gioco proprio su questo punto nevralgico: l’uomo moderno ha questa dimenticanza cosmica sul fatto che non si è dato da solo la maggior parte di ciò che lo riguarda; crede di potersi scrivere da solo il libretto di istruzioni sul proprio corpo e sulla propria anima. La dinamica del dono presuppone un ribaltamento di prospettiva.
Accompagnare la persona al meglio del suo cammino
Il sesso come dono di Dio ha bisogno di essere educato. Non con rigidità. Educare vuol dire e-ducere, tirar fuori il meglio della persona e accompagnarla nel cammino. Il problema riguarda i responsabili dell’educazione, siano essi a livello nazionale, provinciale o di ciascuna unità scolastica. Che maestri scelgono per questo? O quali testi? […] Lo dico senza entrare nella questione politica di Panama. I ragazzi devono ricevere un’educazione sessuale. L’ideale è che avvenga in casa, coi genitori. Non sempre è possibile, perché le situazioni familiari sono diverse o non sanno come farlo. E allora è la scuola che deve farlo, altrimenti resta un vuoto che va ad essere riempito da qualunque ideologia.
Si sente un’eco puntuale di quanto già dal Papa condiviso coi giovani della diocesi di Grenoble, in cui approfondì in modo chiaro quali siano i due scopi della sessualità: amarsi e generare la vita.
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Che l’amore sia il fulcro della sessualità sarebbe la cosa più naturale, ma attualmente meno scontata. Anzi, nel nostro mondo ipersessualizzato si tende proprio a tenere ben lontano l’amore vero, che nei giovani si sente con una forza enorme, dalla sessualità … sempre più simile a un parco giochi con tanti clienti e poche anime vive. Il sesso coi robot – en passant – non è un po’ come dire che anche la persona è un oggetto?
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C’è da rimboccarsi le maniche, quanto a noi genitori ed educatori. Ma è un impegno appassionante. Il vuoto che attualmente viene riempito da pornografia, rapporti casuali, ideologie nichiliste e libertine, può essere nuovamente ricolmato dall’amore, quello che così viene ritratto nell’Enciclica Deus Caritas Est:
[…]tra l’amore e il Divino esiste una qualche relazione: l’amore promette infinità, eternità — una realtà più grande e totalmente altra rispetto alla quotidianità del nostro esistere. Ma al contempo è apparso che la via per tale traguardo non sta semplicemente nel lasciarsi sopraffare dall’istinto. Sono necessarie purificazioni e maturazioni, che passano anche attraverso la strada della rinuncia. Questo non è rifiuto dell’eros, non è il suo «avvelenamento», ma la sua guarigione in vista della sua vera grandezza.
Al volto oscuro e oscurato del Cuco, noi possiamo replicare a viso scoperto: a casa e a scuola possiamo diventare interlocutori appassionati di ciò che il cuore dei più giovani sente in modo forte ma indistinto, l’attesa che l’abbraccio del Bene si manifesti qui sulla Terra come incontro corrisposto, esperienziale, senza tradire il desiderio che sia per sempre.
Dal minuto 8 potete ascoltare il testo qui trascritto dalla viva voce del Papa.
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