USA: secondo discorso sullo «Stato dell’Unione» di Donald Trump
Martedì 5 febbraio il presidente americano Donald Trump ha potuto pronunciare finalmente il suo secondo discorso sullo «Stato dell’Unione» (noto anche con la sigla SOTU, dall’inglese «State of the Union») davanti alle Camere riunite del Congresso a Capitol Hill, a Washington. In seguito al braccio di ferro per lo «shutdown», lo «speaker» o presidente della Camera dei Rappresentanti, la deputata democratica californiana Nancy Pelosi, aveva negato a Trump la possibilità di pronunciare – come previsto – il suo discorso il 29 gennaio scorso.
Nel suo discorso, l’inquilino della Casa Bianca ha voluto lanciare un messaggio di «bipartisanship» e di compromesso. «Dobbiamo respingere la politica della vendetta, della resistenza e della punizione, e abbracciare lo sconfinato potenziale della cooperazione, del compromesso e del bene comune», ha detto Trump. «Insieme possiamo spezzare decenni di stallo politico. Possiamo superare vecchie divisioni, guarire vecchie ferite, costruire nuove coalizioni, forgiare nuove soluzioni e sbloccare la straordinaria promessa del futuro dell’America. La decisione è solo nelle nostre mani», così ha continuato.
Mentre ha toccato molti temi, fra cui l’emergenza oppioidi, la creazione di nuovi posti di lavoro e la situazione in Venezuela, Trump ha ribadito l’importanza della costruzione di un muro – o meglio di una barriera – anti-migranti lungo il confine con il Messico. «Muri funzionano e muri salvano vite. Lavoriamo insieme, veniamo a patti e raggiungiamo un accordo che renderà l’America veramente sicura», ha esortato Trump, che lunedì ha incassato una sconfitta nel Senato (controllato dai Repubblicani), che ha approvato con 70 voti contro 26 una mozione non vincolante, che mette in guardia l’amministrazione Trump da un «ritiro precipitoso» delle forze statunitensi dalla Siria e dall’Afghanistan.
USA: Trump incontrerà a fine febbraio il leader nordcoreano Kim Jong-un
Nel suo secondo discorso sullo «Stato dell’Unione», il presidente americano Donald Trump ha annunciato martedì 5 febbraio che incontrerà il 27 e il 28 febbraio prossimi in Vietnam il leader nordcoreano Kim Jong-un. Si tratterà del secondo faccia a faccia tra i due leader, che si sono incontrati una prima volta il 12 giugno scorso nell’esclusivo Capella Hotel sull’isola di Sentosa nella città-stato di Singapore.
«Come parte di un’audace nuova diplomazia, continuiamo il nostro storico sforzo per la pace nella penisola coreana. I nostri ostaggi sono tornati a casa, i test nucleari si sono fermati e in 15 mesi non c’è stato alcun lancio di missili. Se non fossi stato eletto presidente degli Stati Uniti, a mio parere, ora saremmo in una grande guerra con la Corea del Nord, con milioni di persone potenzialmente uccise», ha dichiarato Trump auto-elogiandosi. «C’è ancora molto lavoro da fare, ma il mio rapporto con Kim Jong Un è buono», ha aggiunto il presidente.
In visita in Giappone, dove ha incontrato anche l’imperatore uscente Akihito e il principe ereditario Naruhito, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il cui Paese ha partecipato ai negoziati del «Gruppo 5 + 1» dell’accordo sul nucleare con l’Iran, ha messo in guardia da «rapporti ingenui» con il regime nordcoreano. Senza menzionare il presidente Trump o la politica di Washington, la cancelliera tedesca ha sottolineato che è importante non ascoltare solo le promesse da parte di Pyongyang nel dossier del programma nucleare, così scrive la Süddeutsche Zeitung. Durante i vari test nordcoreani, missili balistici hanno sorvolato anche il territorio del Giappone, fra cui la grande isola settentrionale di Hokkaido.
Secondo un rapporto riservato del Comitato per le sanzioni del Consiglio di sicurezza ONU, i programmi balistici e nucleari nordcoreani sono tuttora intatti, scrive Le Figaro.fr. Pyongyang utilizzerebbe strutture civili, aeroporti compresi, per l’assemblaggio e la sperimentazione dei suoi missili, mettendo in questo modo in salvo le sue infrastrutture belliche da eventuali attacchi.
Francia: l’Assemblea Nazionale approva la legge «anti-teppisti»
Con 387 voti favorevoli, 92 contrari e 74 astensioni, l’Assemblea Nazionale francese ha approvato martedì 5 febbraio in prima lettura la molto discussa legge detta «anti-casseurs» (si può tradurre con «anti-teppisti»). La normativa, introdotta in risposta alla violenza che nei mesi scorsi ha caratterizzato le giornate di mobilitazione dei cosiddetti «giubbotti gialli», ha spaccato persino le file della maggioranza. «Per la prima volta, 50 deputati LaREM si sono astenuti su un testo del governo», osserva Le Figaro. LaREM, che sta per «La République En Marche», è il movimento politico fondato nell’aprile del 2016 dall’attuale presidente Emmanuel Macron.
Mentre Le Monde definisce le 50 astensioni un «segnale forte», i detrattori della nuova normativa la giudicano infatti «pericolosa» e «liberticida», continua Le Figaro. Malvista è in particolare la norma prevista nell’articolo 2, che offre ai prefetti di polizia (e non ai giudici) il potere di emettere un divieto preventivo di manifestare nei confronti di persone considerate potenzialmente pericolose per l’ordine pubblico. Mentre la normativa che mira a «rafforzare e garantire il mantenimento dell’ordine pubblico durante le manifestazioni» passa adesso al Senato, dove verrà discussa a marzo, durante i dibattiti all’Assemblea Nazionale il deputato Charles de Courson, del gruppo parlamentare «Libertés et territoires», ha paragonato la legge ad un ritorno al regime del governo collaborazionista di Vichy (1940-1944).
Cervello: quello degli uomini risulta più vecchio
C’è a chi farà piacere, mentre ad altri non piacerà per nulla. Ma secondo un nuovo studio condotto da un team di ricercatori della Washington University School of Medicine a Saint Louis, nello Stato del Missouri (USA), e pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), il cervello femminile risulta più giovane rispetto a quello dei maschi. Per la ricerca, l’équipe attorno a Manu Goyal ha eseguito una scansione – o meglio una tomografia ad emissione di positroni o PET – del cervello di 205 persone, di cui 121 donne e 84 uomini, di età compresa tra 20 e 82 anni, con lo scopo di misurare i flussi di ossigeno e di glucosio.
Dai risultati è emerso che dal punto di vista metabolico, il cervello femminile è in media 3,8 anni più giovane rispetto a quello maschile. Questa differenza o «gap» è stata rilevata non solo nelle persone di un’età anagrafica più matura o avanzata, ma è presente già nelle persone ventenni e persiste nel corso di tutta la vita. «Quello che non sappiamo è cosa significa», ha dichiarato Goyal. «Penso che questo potrebbe significare che il motivo per il quale le donne non sperimentano un declino cognitivo così elevato in età avanzata è perché i loro cervelli sono effettivamente più giovani», ha aggiunto. «Stiamo attualmente lavorando ad uno studio per confermare questo».
Marocco: i «matrimoni coranici» sono ormai illegali
Da martedì 5 febbraio, i cosiddetti «matrimoni coranici», cioè quelli celebrati in assenza di un giudice o attraverso la sola recita della Fatiha, ossia la prima sura del Corano, sono illegali in Marocco. Lo ricorda il quotidiano spagnolo El Mundo. Il tempo limite per legalizzare queste unioni tradizionali, che è stato prolungato varie volte da quando è entrato in vigore il nuovo Codice di famiglia nel 2004, è scaduto infatti proprio martedì, come aveva segnalato in precedenza il ministero della Giustizia del Paese maghrebino.
Per non rendere illegittimi i bambini nati dai matrimoni tradizionali, le autorità marocchine avevano istituito dei «tribunali mobili», per raggiungere la popolazione nelle zone rurali e quelle più povere o remote del Paese. Si calcola, continua il quotidiano, che tra il 2004 e il 2013 i tribunali hanno riconosciuto in modo retroattivo 185.000 unioni tradizionali. Secondo le organizzazioni per la difesa dei diritti delle donne e dell’infanzia, nella maggior parte dei casi i matrimoni tradizionali servivano per coprire unioni con bambine minorenni. «Le cifre parlano da sole», scrive El Mundo: negli ultimi anni in media il 12% dei matrimoni è stato celebrato con ragazze di minore età, ossia circa 40.000 ogni anno.