Le dichiarazioni del cantante sul suo matrimonio con Hayley Baldwin e la scelta dell’astinenza stanno facendo il giro del mondo. Possiamo fare le pulci al suo curriculum umano, oppure possiamo mettere a tema davvero la castità.77 milioni di follower su Facebook, 104 milioni su Instagram, questo è Justin Bieber oggi. È questo, volenti o nolenti, il criterio con cui si valuta l’impatto mediatico di un personaggio. Può pure farci venire il prurito alle mani e innervosire i nostri buoni pensieri, ma se di questi tempi qualche adolescente s’imbatterà per puro caso nella parola «castità» sarà perché ne ha parlato Justin Bieber e non perché qualche nostro cristiano segnale di fumo è arrivato a destinazione.
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Lusingherebbe molto la nostra coscienza l’idea che la castità possa risorgere come la fenice dalle ceneri di sesso bulimico del nostro secolo grazie a una predicazione accurata, misericordiosa, entusiasmante. Ma non è così; anche se resta vero nel posto più prezioso al mondo, quei pochi metri quadrati che sono il nostro raggio d’azione: ecco, in questo spazio piccolo e privilegiato vale la potenza della testimonianza, anzi della presenza. Due fidanzati casti sono un esempio eloquente per i loro amici, non fosse altro che per il sorgere spontaneo di certe domande tipo: ma come? Non sono tristi e depressi? Perché io, invece, che passo di fiore in fiore non sono poi così felice?
Benissimo così e avanti tutta, a casa nostra. Quando invece facciamo un passo oltre il recinto e ci tuffiamo spericolati nel mondo luccicante e inconsistente della comunicazione, fa quasi sorridere che certi messaggi acquistino una risonanza pazzesca solo perché un idolo planetario attraversa un momento di particolare sintonia con la sfera spirituale e tira fuori il suo ultimo ritrovato per stare bene. Spetta a noi la scelta, se voltargli le spalle schifati oppure cogliere la palla al balzo. Sdegno la parola castità solo perché l’ha pronunciata Justin Bieber? O mi appoggio al suo clamoroso altoparlante per proporre qualcosa di sensato?
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Ho considerato i numeri, 77 milioni e 104 milioni: quando Justin Bieber ha condiviso sui social l’ultimo tassello della sua storia d’amore con Hayley Baldwin, quasi 200 milioni di persone si sono trovate di fronte alla storia più vecchia del mondo, un ragazzo e una ragazza che aspettano il matrimonio per fare l’amore. Con tutti i nota bene del caso, che a breve raccontiamo, c’è di che pensare, visto che non gli hanno riso in faccia. Quando ne parlo io coi giovani mi ridono in faccia. Se la proposta viene da un influencer ricco, famoso, discusso si apre un pertugio di ascolto che per altre vie è impossibile. Amaro, ma vero.
Il matrimonio segreto
Dunque Justin Bieber si è sposato in gran segreto con Hayley Baldwin e poi in diffusione mondiale ha rilasciato un’intervista a Vogue America sul suo matrimonio. La logica degli opposti. Sul web girano titoli inerenti questo suo percorso di castità per arrivare all’altare … che poi altare non è. Tradotto in pratica, i due sono stati ufficialmente fidanzati per 12 settimane per poi sposarsi civilmente lo scorso settembre; nel periodo in questione non avrebbero avuto rapporti sessuali.
In merito alla scelta il cantante ha dichiarato che l’astinenza è importante e Dio la chiede per aiutarci a non essere feriti; si dice felicissimo del percorso fatto, perché Dio ripaga chi si comporta bene.
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Ci sarebbero molte note a pié pagina da scrivere su questa teoria falsata di un do ut des divino; traslascio, augurando al giovane Bieber di poter sperimentare sulla sua pelle quei momenti in cui Dio si fa abbraccio personale a fronte delle nostre più bieche condotte. Ma il cantante è altrettanto diretto nel chiamare per nome le ombre del suo passato; droga, depressione, promiscuità sessuale:
Mi sono ritrovato a fare cose di cui mi vergogno, situazioni di assoluta promiscuità eccetera … penso di aver fatto uso di Xanax proprio perché me ne vergognavo. Mia madre mi ha sempre detto di trattare le donne con rispetto. Io sentivo sempre in testa questo ritornello quando facevo quelle cose, e perciò non mi divertivo mai. Le droghe hanno messo uno schermo tra me le mie azioni. Sono sprpofondato molto giù. C’erano volte in cui gli addetti alla mia sicurezza venivano a sentirmi il polso in piena notte per verificare che stessi respirando. (da The Fader)
Non conosco Justin Bieber, ma neppure la più accanita delle sue fan lo conosce. Può sapere milioni di cose che io ignoro, ma tutti – anche i suoi haters e chi ci tiene a precisare che non leggerebbe mai queste notizie – non lo conoscono. Posso dire la stessa cosa dei mie figli, che ho partorito e che vedo ogni benedetto giorno. C’è sempre una zona intoccabile e invisibile in ogni persona, è sacrosanto che sia così. Ma quando si parla di VIP, idoli e influencer è vero a maggior ragione che noi non ne sappiamo proprio niente della persona, a parte il bombardamento di notizie dei giornali che è come la superficie increspata di un oceano.
Dunque non conosco Justin Bieber, ma posso dare senz’altro credito a questa sua affermazione:
Sono diventato famoso a 13 anni e quindi non ho davvero avuto la possibilità di capire chi sono al di fuori del mio lavoro. (Ibidem)
È un contesto lontano mille miglia dalla mia esperienza di persona semplice, e perciò privilegiata nel poter perseguire un percorso di conoscenza libero da palchi, fotografie, dichiarazioni, tour mondiali. Gli si deve dare credito di ciò che intuiamo, cioè che la celebrità è un fardello quando si fanno i conti col proprio io.
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Nebbia
Ho letto di sfuggita un po’ dei gossip su questo ragazzo di appena 24 anni e mi ritorna in mente la scena famosissima della nebbia nel film Amarcord. Com’è fatica trovare casa propria, anche se è di fronte agli occhi, quando c’è la nebbia.
La nebbia di Justin Bieber è fitta, piena di riconoscimenti illustri e arresti per ubriachezza, droga, risse e altre mille bravate. Ha addirittura dichiarato che Anna Frank sarebbe stata una sua fan; e questo dimostra un grande scollamento dalla realtà, e quindi dal suo io. Oggi si dice cambiato e dichiara che il percorso spirituale, a tratti cristiano, che sta facendo lo ha cambiato.
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Una foto su Instagram del luglio 2018 ha ottenuto 13 milioni di piace e la didascalia era una lunga dichiarazione alla fidanzata, tra cui spiccavano queste parole:
Prometto di condurre la nostra famiglia con onore e integrità lasciando che Gesù attraverso lo Spirito Santo ci guidi in ogni cosa che faremo e decisione che prenderemo.
Non ho un termometro dell’anima per misurare la sua temperatura di autenticità e profondità. Ma non ho dubbi sul fatto che quella frase sia vera in sé. Può essere pronunciata da un tipo perso nella nebbia, ma quella che indica è una casa vera.
In fondo, da mamma, dove preferisco stare: su un piedistallo fatto da me a snocciolare regole di vita? O preferisco stare nella nebbia – che qualcuno definì selva – a pulire la vista e incoraggiare chi intravede un bene anche senza darsene troppe ragioni?
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La seconda che hai detto. Appunto. L’intuizione può arrivare confusamente, ma la sentinella a quel punto deve farsi trovare pronta per annunciare senza indugio che l’idea di un amore in cui tutta la mia persona fa i conti col suo destino e l’idea che la verginità sia tutt’uno con la felicità compiuta che desideriamo non sono un miraggio. Sono casa. Sono la casa in cui Dio spezza il pane con gli uomini per portarli in Cielo.