Conosciamo bene il fondatore dei Domenicani, ma anche il santo da cui prese il nome ha una lezione importante da darciDomenico di Silos nacque nell’anno 1000 in una famiglia contadina che viveva sul lato spagnolo dei Pirenei, in Navarra. Da ragazzino faceva il pastore, aiutando il padre a gestire le sue greggi, e fu in quegli anni che sviluppò un grande amore per la solitudine.
Quando era probabilmente adolescente entrò nel monastero di San Millán la Cogolla e divenne monaco benedettino. Venne poi ordinato sacerdote e nominato maestro dei novizi. Presto fu nominato anche priore.
Come priore del monastero, Domenico entrò in conflitto con il re di Navarra per le terre che circondavano il monastero. Il sovrano insisteva nel dire che appartenevano a lui, ma Domenico si opponeva. Alla fine il re cacciò Domenico e gli altri monaci dal monastero, e i religiosi finirono per stabilirsi in Castiglia.
Nel 1041 Domenico e il suo piccolo gruppo di seguaci si insediarono a Silos. Quando il re Ferdinando I di León seppe dell’arrivo di Domenico, pose lui e i suoi confratelli sotto la sua protezione e permise loro di trasferirsi nell’abbazia di San Sebastián.
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Il luogo era decisamente in rovina, e aveva bisogno di un consistente restauro. Domenico venne nominato abate da re, e aveva la gestione totale della nuova casa dei religiosi. Rendendosi conto che era necessaria una ristrutturazione completa, iniziò a restaurare non solo l’aspetto fisico del monastero, ma anche la vita spirituale dei monaci. Domenico e gli altri monaci (all’inizio erano sei) si gettarono corpo e anima nell’opera di rinnovamento del monastero.
Sotto la leadership di Domenico vennero ricostruiti i chiostri e fu aggiunto uno scriptorium, che rese il monastero un luogo di apprendimento e di diffusione del sapere. Fu anche aggiunta una bottega d’oro e argento, che offrì i fondi necessari per aiutare i monaci nelle loro opere caritative. Domenico conservò il rito mozarabico (una variante del rito latino), e il monastero divenne uno dei centri della liturgia mozarabica. Tra le sue mura, si lavorava anche per preservare gli antichi scritti visigoti.
Domenico si dedicò poi a riscattare i cristiani dai mori. Chiedeva donazioni alle persone abbienti, e fu fondamentale per la liberazione di oltre 300 prigionieri.
Quando Domenico morì, il 20 dicembre 1073, il monastero era stato trasformato in un centro di apprendimento e preservazione liturgica, ma anche in un luogo di riscatto e sicurezza. I monaci attivi nel monastero erano passati da 6 a 40.
C’è poi un aspetto miracoloso nella storia di Domenico. Giovanna d’Aza visse circa un secolo dopo Domenico di Silos. Lei e il marito Felix avevano quattro figli e una figlia. Quando i due ragazzi più grandi crebbero, Giovanna si recò in viaggio all’abbazia di Silos e pregò San Domenico per un altro dei suoi figli. La tradizione dice che fece un sogno in cui San Domenico le apparve e le disse che avrebbe avuto un altro figlio, che sarebbe stato una luce per la Chiesa.
Quando il bambino nacque, Giovanna lo chiamò come il santo che aveva pregato, San Domenico di Silos. Il ragazzo crebbe e diventò San Domenico di Guzmán, fondatore dell’Ordine dei Predicatori, i Domenicani.
Giovanna d’Aza è stata beatificata da Papa Leone XII nel 1828.
È interessante che dall’epoca della nascita del figlio di Giovanna, Domenico, al 1931, era costume per l’abate di Silos portare sempre lo staff di San Domenico di Silos al palazzo reale quando una regina stava per partorire.
San Domenico di Silos è il patrono delle donne incinte, e viene ricordato il 20 dicembre.
San Domenico di Silos, San Domenico Guzmán e beata Giovanna d’Aza, pregate per noi!