Venezuela: Juan Guaidó è tornato a Caracas
Sfidando apertamente il regime del presidente Nicolás Maduro, il quale aveva minacciato di arrestarlo al suo ritorno in Venezuela, il presidente dell’Assemblea Nazionale e presidente autoproclamato, Juan Guaidó, è tornato lunedì 4 marzo a mezzogiorno (ora locale) nella capitale Caracas, dove migliaia di sostenitori gli hanno dato un benvenuto «entusiasta», scrive BBC News.
«Entriamo in Venezuela come cittadini liberi, nessuno ci dica il contrario», ha scritto Guaidó in un tweet diffuso sul suo account Twitter. «Ringraziamo gli ambasciatori di Argentina, Brasile, Canada, Cile, Perù, Ecuador, USA, Germania, Spagna, Francia, Paesi Bassi, Portogallo e Romania, che hanno accompagnato il nostro arrivo in Venezuela a dimostrazione del fermo impegno del mondo per la nostra democrazia», ha scritto l’oppositore in un altro messaggio pubblicato sul suo account Twitter. Guaidó è stato riconosciuto finora da più di 50 Paesi.
Guaidó aveva già sfidato Maduro, quando il 22 febbraio scorso ha partecipato al concerto di raccolta fondi «Venezuela Aid Live», organizzato dal miliardario Richard Branson, fondatore del Virgin Group, a Cúcuta, in Colombia, al confine con il Venezuela. Sempre in aperta sfida con Maduro, il politico 35enne ha visitato vari Paesi sudamericani, tra cui Brasile, Argentina e Ecuador.
Algeria: le dimostrazioni non fermano Bouteflika
Le massicce manifestazioni di protesta contro un quinto mandato di Abdelaziz Bouteflika, che si sono svolte per quasi tutto il fine settimana in varie città algerine – fra cui la capitale Algeri, oltre ad Annaba, Constantine e Oran – non fermano l’anziano e malato presidente. Bouteflika, che sabato 2 marzo ha compiuto 82 anni ed è attualmente ricoverato a Ginevra, Svizzera, ha infatti ufficializzato domenica 3 marzo la sua candidatura alle presidenziali del 18 aprile prossimo. Per il quotidiano francese Libération, si tratta di un «candidato fantasma».
Bouteflika, che nei giorni scorsi ha cambiato il direttore della sua campagna elettorale, sostituendo l’ex primo ministro Abdelmalek Sellal con il ministro dei Trasporti Abdelghani Zaalane, ha fatto comunque una promessa. Se il 18 aprile verrà eletto, non concluderà il suo quinto mandato, ma proclamerà delle elezioni anticipate, alle quali non si presenterà, così ha promesso in un messaggio letto domenica da Zaalane. «Promettendo di non ripresentarsi, il presidente cerca di calmare la piazza e si concede un anno per preparare la successione», osserva Le Figaro.
Vari esponenti di formazioni dell’opposizione hanno già annunciato che non parteciperanno alle presidenziali del 18 aprile. Tra di loro Louisa Hanoune, del Partito dei Lavoratori, e Abderrezak Makri, leader del Movimento della Società per la Pace (tendenza dei Fratelli Musulmani), ricorda sempre Le Figaro. Anche l’ex premier Ali Benflis boicotterà le presidenziali.
Estonia: il Partito Riformatore vince le elezioni
In Estonia, il Partito Riformatore (Eesti Reformierakond), all’opposizione, ha vinto le elezioni legislative di domenica 3 marzo. Secondo i risultati definitivi, resi pubblici lunedì 4 marzo, la formazione di centrodestra e liberale, guidata dall’ex deputata europea Kaja Kallas, ha ottenuto con il 28,8% delle preferenze 34 seggi (su 101) nel Riigikogu, ossia il parlamento unicamerale di Tallinn. La Kallas, classe 1977, potrebbe diventare quindi la prima donna nella storia del piccolo Paese baltico (circa 1,3 milioni di abitanti) a guidare un governo.
Al secondo posto si è piazzato il Partito di Centro (Eesti Keskerakond) dell’attuale primo ministro Jüri Ratas, che con il 23,1% dei voti potrà contare su 26 mandati nel parlamento estone. La terza formazione più votata è stata il partito euroscettico e nazionalista EKRE (Eesti Konservatiivne Rahvaerakond), che ha visto più che raddoppiare i consensi rispetto alle elezioni del 2015, balzando dall’8,1% al 17,8% dei voti, e avrà 19 seggi (12 in più rispetto alle legislative precedenti) nel nuovo parlamento.
Mentre due altre formazioni nell’attuale coalizione di governo di Ratas, il Partito Patria (Isamaa Erakond) e il Partito Socialdemocratico (Sotsiaaldemokraatlik Erakond), hanno perso con l’11,4% e il 9,8% dei voti rispettivamente 2 e 5 seggi rispetto al 2015, il risultato dell’EKRE rende i negoziati per la formazione di un nuovo esecutivo «difficili», così scrive la Deutsche Welle. Gli altri partiti hanno già annunciato che escluderanno gli euroscettici da una coalizione di governo.
Cina: Pechino accusa due canadesi di spionaggio
Mentre il Canada ha approvato venerdì 1 marzo l’iter per l’estradizione verso gli USA della direttrice finanziaria (CFO) del colosso delle telecomunicazioni Huawei, Meng Wanzhou, che si trova agli arresti domiciliari a Vancouver, la Cina ha accusato lunedì 4 marzo due canadesi arrestati (come ritorsione?) di aver rubato segreti di Stato e di intelligence.
L’ex diplomatico canadese Michael Kovrig, arrestato il 10 dicembre scorso, avrebbe infatti rubato e spiato «informazioni sensibili e intelligence cinesi» attraverso un contatto in Cina, individuato nel secondo canadese fermato da Pechino, cioè l’imprenditore Michael Spavor, così si legge in una breve dichiarazione diffusa sul microblog della Commissione Centrale per gli Affari Politici e Giuridici del Partito Comunista, citata dal quotidiano canadese The National Post. «Spavor era il contatto principale di Kovrig e gli ha fornito intelligence», sostiene Pechino.
Da parte sua, Meng Wanzhou, che è la figlia del fondatore di Huawei, Ren Zhengfei, ha fatto venerdì 1 marzo causa contro il governo del Canada, l’agenzia di frontiera e la RMCP, ossia la polizia nazionale, poiché avrebbero infatti violato «seriamente» i suoi diritti costituzionali in occasione del suo arresto, avvenuto il 1 dicembre scorso all’aeroporto di Vancouver. Lo hanno annunciato domenica 3 marzo i suoi legali, riporta il sito Global News. Le autorità canadesi avrebbero trattenuto e interrogato la donna all’aeroporto per tre ore, prima di comunicare il suo arresto.
Portogallo: Azzorre ampliano le loro riserve marine protette
In Portogallo, il governo regionale delle Azzorre ha annunciato giovedì 28 febbraio che aumenterà del 15% le riserve marine protette all’interno della sua Zona Economica Esclusiva (ZEE), grande circa un milione di chilometri quadrati, così ricorda il quotidiano Público. Con la decisione, verranno trasformati quindi altri 150.000 km2 in riserva marina protetta. Il 5% delle acque attorno all’arcipelago, costituito da varie isole, con una popolazione di circa 240.000 persone, è attualmente protetto.
Le acque delle Azzorre, con una profondità media di 3.000 metri e in alcuni punti profonde fino a 5.000 metri, presentano «ecosistemi marini unici e fragili», spiega a sua volta El País. Ospitano ad esempio 25 specie di mammiferi marini, otto specie di uccelli marini nidificanti, quattro specie di tartarughe marine e ben 560 specie ittiche, continua il quotidiano spagnolo.
Grazie al programma «Blue Azores», che è stato firmato dalle autorità delle Azzorre con la fondazione portoghese Oceano Azul e la fondazione americana Waitt, saranno create nuove opportunità di sviluppo economico sostenibile nell’arcipelago, che si trova ad una distanza di oltre 1.360 km ad ovest della costa del Portogallo (l’isola più occidentale dista oltre 1.800 km dalla costa portoghese). Il programma aiuterà Lisbona anche a raggiungere gli obiettivi fissati dall’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU, dalla Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) e dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), ricorda il sito «Blue Azores».