Cina: la modernizzazione delle forze armate rimane una «massima priorità»
La modernizzazione delle sue forze armate rimane una «massima priorità» per la Cina. Lo scrive il South China Morning Post. In un discorso rivolto all’Assemblea Nazionale del Popolo, ossia il parlamento cinese, il primo ministro Li Keqiang ha annunciato martedì 5 marzo che il budget per difesa crescerà quest’anno del 7,5% rispetto all’anno scorso e raggiungerà quota 1,18 trilioni di yuan (quasi 176 miliardi di dollari).
Anche se si tratta di un tasso inferiore dello 0,6% rispetto al 2018 (l’8,1%) e, come osserva El País, anche «molto più modesto» di quello a doppia cifra con il quale il budget per difesa era cresciuto fino al 2016, è comunque superiore al target di crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) cinese fissato per quest’anno tra il 6 e il 6,5%. Questa non è una novità. Come ricorda John Lee, ricercatore dell’Università di Sydney, in Australia, citato dal South China Morning Post, negli ultimi tre decenni il tasso di crescita della spesa militare della Cina è stato sempre superiore a quello del PIL cinese.
Con un budget militare di quasi 176 miliardi di dollari, la Cina si piazza al secondo posto nella classifica mondiale, dietro solo agli Stati Uniti, il cui presidente, Donald Trump, ha chiesto al Congresso quest’anno 750 miliardi di dollari (dei quali 174 miliardi per un fondo speciale), spiega il SCMP. La spesa militare cinese «oscura» comunque quella di qualsiasi altra Nazione nella regione, ricorda il quotidiano di Hong Kong.
Nord Corea: Pyongyang riattiva sito missilistico di Sohae
La notizia forse non sorprenderà, ma dopo il fallito summit tra il presidente americano Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un, che si è svolto il 27 e il 28 febbraio scorsi nella capitale del Vietnam, Hanoi, il regime di Pyongyang sembra rilanciare – almeno in parte – il suo programma missilistico. Lo dimostrano nuove immagini satellitari, così riporta la CNN.
Due «rispettati» siti web (così sottolinea la fonte) che monitorano la Corea del Nord, cioè il progetto Beyond Parallel del Center for Strategic Studies e 38 North, hanno infatti annunciato martedì 5 marzo di aver registrato segni di una rinnovata attività nel sito missilistico di Sohae (o Tongchang-ri, al confine con la Cina), che era infatti rimasto «inattivo» dall’agosto scorso.
Mentre la CIA, cioè l’agenzia di spionaggio per l’estero degli USA, ha rifiutato di commentare gli scatti satellitari, secondo Joel Wit, ex diplomatico del Dipartimento di Stato e fondatore di 38 North, l’attività a Tongchang-ri non ha fornito «alcuna prova» che il regime di Pyongyang stesse preparando nuovi test con missili balistici intercontinentali. Per il Los Angeles Times, lo sviluppo costituisce comunque un «segnale inquietante» o «sinistro».
Senegal: la Corte Costituzionale ha confermato la rielezione di Macky Sall
Come in Nigeria, anche in Senegal il presidente uscente è stato rieletto alla guida del suo Paese. La Corte Costituzionale del Paese dell’Africa Occidentale ha confermato martedì 5 marzo la vittoria di Macky Sall nelle presidenziali del 24 febbraio scorso. «Questa rinnovata fiducia mi spinge a lavorare con doppio impegno, a fare di più e meglio», ha detto Sall, citato da Voice of America.
La vittoria di Sall con il 58,26% delle preferenze, già al primo turno, non sorprende. Come spiega il sito France24, il primo mandato di Sall è stato caratterizzato da un ambizioso piano di sviluppo economico da 7,5 miliardi di dollari battezzato «Senegal emergente», che mirava a stimolare la crescita economica. Grazie al progetto, che comprendeva la costruzione di un nuovo aeroporto, inoltre una nuova linea ferroviaria e un’autostrada per la capitale Dakar, il Senegal ha fatto registrare un tasso di crescita superiore al 6%, «uno dei più alti in Africa».
L’ex ingegnere geofisico, che era già stato primo ministro del Senegal dal 2004 al 2007, aveva sconfitto nel secondo turno delle presidenziali del 2012 l’allora presidente Abdoulaye Wade, diventando il quarto presidente del Paese e in quel momento – aveva allora 51 anni – anche uno dei più giovani presidenti di tutta l’Africa, così ricorda sempre France24.
HRW: l’Iraq tortura bambini sospettati di appartenere all’IS
In un rapporto diffuso mercoledì 6 marzo sotto il titolo «Everyone Must Confess. Abuses against Children Suspected of ISIS Affiliation in Iraq» (tradotto: «Tutti devono confessare. Abusi contro bambini sospettati di affiliazione all’ISIS in Iraq»), la nota organizzazione per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch (HRW) accusa le autorità irachene e quelle del Governo Regionale del Kurdistan iracheno (KRG) di usare la tortura nei confronti di bambini o minori sospettati di appartenere al movimento jihadista dello Stato Islamico (IS o anche ISIS).
Secondo le stime di HRW, alla fine del 2018 «approssimativamente» 1.500 bambini erano detenuti «per presunta affiliazione all’ISIS». Mentre il diritto internazionale vieta il reclutamento o l’uso di bambini da parte di gruppi armati non statali, ricorda il documento, in Iraq «i bambini associati all’ISIS vengono trattati come criminali».
«A partire dal 2014, l’ISIS ha reclutato migliaia di bambini in Iraq, quando ha catturato grandi porzioni del territorio iracheno come parte del suo autoproclamato “califfato”», ricorda HRW, usandoli «come combattenti in prima linea, come attentatori suicidi, per fabbricare e piazzare ordigni esplosivi, condurre pattuglie, servire come guardie e spie, e per una varietà di ruoli di supporto».
Greenpeace: le città più inquinate si trovano soprattutto in India e Cina
Secondo l’indice stilato da Greenpeace e Air Visual, che ha analizzato la qualità dell’aria in 3.000 città di tutto il pianeta, la «maglia nera» va ai due Paesi più popolati del globo, ossia Cina e India. Anzi, così rivelano i dati, l’aria più cattiva si respira nelle grandi metropoli del subcontinente indiano. Infatti, sette delle dieci città con la peggiore qualità dell’aria sono indiane: Gurugram (1° posto), Ghaziabad (2°), Faridabad (4°), Bhiwadi (5°), Noida (6°), Patna (7°) e Lucknow (9°). Al terzo e al decimo si piazzano anche due città pakistane: Faisalabad (3°) e Lahore (10°). All’ottavo posto risulta la prima città cinese: Hotan.
Mentre ben 22 delle 30 città più inquinate sono tutte indiane, nella Top 50 ci sono anche 22 metropoli cinesi. Mentre la Top 50 è composta esclusivamente da città asiatiche, nella Top 100 c’è la prima città europea: Lukavac, in Bosnia-Erzegovina (al 92° posto). Nella Top 100, nella quale non risulta alcuna città delle Americhe (la prima troviamo al 182° posto: Padre las Casas, in Cile), più della metà sono città cinesi: ben 57. Per la curiosità: la prima città italiana è Sassuolo, che si trova al 364° posto.
Come ricorda il Guardian, quasi due terzi delle 3.000 città prese in esame, ossia il 64%, superano la soglia fissata dall’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) per l’esposizione al «particolato fine» (PM2,5), che con un diametro minore di 2,5 micron è un «silent killer», cioè «assassino silenzioso»: può infatti essere respirato e penetrare quindi nei polmoni e persino nel sistema cardiovascolare.