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Ancora “arte”? La Madonna profanata con un simbolo abortista per una mostra femminista

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Aleteia - pubblicato il 13/03/19
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Le provocazioni (anche criminali) non si fermano – e poi sono i cattolici ad essere “intolleranti”Venerdì 8 marzo, festa della donna, la polizia di Buenos Aires ha ricevuto una denuncia presentata da due donne contro la libreria del Centro Culturale della Memoria Haroldo Conti, che esibiva un’immagine della Madonna profanata con un fazzoletto verde, simbolo ampiamente divulgato nel Paese come caratteristico del movimento abortista, che realizza marce e manifestazioni per la legalizzazione dell’aborto.

Denuncia del crimine

A presentare la denuncia sono state Miriam e Georgina Arbizu, che hanno fotografato l’immagine profanata.

Si tratta di profanazione perché un simbolo religioso altamente stimato e venerato dai cattolici è stato usato in modo apertamente offensivo per trasmettere un messaggio del tutto contrario alle basi della dottrina cristiana, irrinunciabilmente a favore della vita dal concepimento alla morte naturale.

Le due donne hanno anche denunciato il responsabile di quel settore del centro culturale, Alejandro Kurland, per il crimine di “incitamento alla violenza e discriminazione”. Le denuncianti ritengono l’atto un’“offesa religiosa e una violazione del primo diritto umano”.

L’immagine profanata è quella di Nostra Signora delle Grazie.

La profanazione di un simbolo religioso, con grave offesa nei confronti dei fedeli che lo venerano, rappresenta un episodio di intolleranza religiosa e può essere considerata un crimine in base alla legislazione vigente in Argentina.

Secondo la pagina Facebook del centro culturale, la cosiddetta “opera” sarebbe stata esibita nella biblioteca per l’“esposizione femminista collettiva Para Todes, Tode [Plano de Luta], curata da Kekena Corvalan”.

Rappresaglia

L’organizzazione pro-vita Marcha de los Escarpines si è pronunciata al riguardo:

“Da ieri stiamo compiendo atti di rappresaglia. È vergognoso quello che si permette nella pubblica via. Ovviamente in questo centro, nella sala 4, in cui si svolge un’esposizione, i diritti della donna non sono molto rispettati”.

Scuse “rattoppate”

Secondo informazioni dell’agenzia ACI Digital, il direttore della libreria si sarebbe scusato dopo la divulgazione della profanazione dell’immagine della Madonna sostenendo che “sono stati gli impiegati a ‘imbavagliare’ l’immagine”.

La presunta richiesta di scuse non è stata però accompagnata da alcuna azione concreta. L’organizzazione pro-vita sottolinea al riguardo:

“Alla fine del pomeriggio era tutto uguale. Al di là delle promesse, nessuno ha agito per ritirare l’imamagine il giorno della festa della donna. Una vera offesa alla dignità femminile e alle nostre convinzioni”.

Fenomeno frequente

Le offese contro i cattolici attraverso manifestazioni di intolleranza mascherate da “arte” proliferano in tutto il mondo (cfr. Aleteia, 2 novembre 2017).

I loro difensori fanno appello alla propria interpretazione soggettiva della “libertà d’espressione”. A loro avviso, però, questa libertà non vale per gli offesi, che se denunciano la mancanza di rispetto di cui sono vittime sono tacciati di intolleranza.

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