Paesi Bassi: sparatoria a Utrecht provoca almeno tre morti
Nei Paesi Bassi, una sparatoria, forse di matrice terroristica, ha provocato la morte di tre persone, mentre cinque sono rimaste ferite: tre delle quali versano in condizioni critiche. Come rivelano i media locali, tra cui il sito del quotidiano NRC Handelsblad, erano circa le 10.45 della mattina di lunedì 18 marzo, quando un uomo ha aperto il fuoco in un convoglio della tranvia di Utrecht, a sud-est di Amsterdam.
Il presunto autore, che era riuscito a fuggire dopo la sparatoria, è stato arrestato verso le 18.40 dalle forze speciali olandesi. L’uomo è stato identificato come il 37enne Gökmen Tanis, originario della Turchia e già «conosciuto» alla giustizia olandese. In una breve dichiarazione diffusa sul sito del ministero degli Esteri di Ankara, la Turchia ha condannato «fermamente» l’attacco, e questo «a prescindere dall’identità dell’autore del reato e dalla motivazione», così si legge.
Mentre gli inquirenti non escludono la pista terroristica, ma neppure un movente legato alla sfera relazionale, l’attacco ha sconvolto il Paese. «Atti violenti come questo sono del tutto inaccettabili», così si legge in una reazione del Re Guglielmo Alessandro e della Regina Máxima. «Il nostro Paese è stato spaventato da un attentato», ha dichiarato a sua volta il primo ministro Mark Rutte durante una conferenza stampa. Questa «violenza ha colpito duramente persone innocenti», così ha aggiunto.
Slovacchia: Zuzana Caputova affronterà Maros Sefcovic nel secondo turno delle presidenziali
Nel primo turno delle elezioni presidenziali, che si è svolto sabato 16 marzo in Slovacchia, si è imposta Zuzana Caputova. La leader 45enne del movimento «Slovacchia progressiva», di impronta europeista e fortemente impegnato nella lotta contro la corruzione, ha ottenuto il 40,6% delle preferenze ed affronterà il 30 marzo nel turno di ballottaggio il candidato del partito Smer SD e vicepresidente della Commissione europea, Maros Sefcovic, che ha ricevuto al primo turno il 18,7% dei voti.
«Il mio risultato dimostra che la Slovacchia non è così conservatrice come alcuni pensavano», ha dichiarato l’avvocatessa, citata da Le Monde. Secondo il politologo Tomas Nociar, la Caputova, che è divorziata, favorevole all’aborto e al matrimonio tra persone dello stesso sesso, «è stata votata con un plebiscito, perché la gente è alla ricerca di nuovi volti» e «rappresenta un cambiamento positivo di fronte al governo, percepito come corrotto».
Un elemento importante nella vittoria della Caputova e il suo movimento, nato meno di due anni fa, è stata la massiccia mobilitazione suscitata dall’omicidio di Jan Kuciak. Ucciso nel febbraio 2018 assieme con la fidanzata, Kuciak è stato il primo giornalista slovacco a perdere la vita per la sua attività professionale dall’indipendenza del Paese, avvenuta il 1º gennaio 1993. Il collaboratore del sito Aktuality.sk stava indagando sull’evasione fiscale nel suo Paese e sui legami tra la politica e la malavita, tra cui anche la criminalità organizzata calabrese.
«Vogliamo che trionfino la giustizia, la lotta alla corruzione, lo Stato di diritto, come chiedono i cittadini coraggiosi che sono scesi tante volte in piazza», così aveva dichiarato la Caputova in un’intervista con il quotidiano La Repubblica.
Francia: la 18esima mobilitazione dei «gilet gialli» caratterizzata dalla violenza
In Francia, la 18esima giornata di mobilitazione del movimento di protesta dei «giubbotti gialli» è stata caratterizzata sabato 16 marzo da una ripresa della violenza nella capitale Parigi. Oltre a vari chioschi dei giornali, negozi di noti «brand» come Hugo Boss, Lacoste e Nespresso, e ristoranti saccheggiati dai manifestanti – o da «casseurs» infiltrati –, è stato appiccato anche il fuoco ad una filiale di una banca sugli Champs Elysée. I vigili del fuoco hanno dovuto mettere in salvataggio una donna e il suo bambino, rimasti intrappolati al secondo piano dell’edificio, come ricorda Le Temps.
«Sugli Champs-Elysées, quello che è successo non si chiama più una dimostrazione. Sono persone che vogliono distruggere la Repubblica», così ha dichiarato in un tweet il presidente Emmanuel Macron, costretto ad interrompere un weekend nei Pirenei. «Tutti quelli che erano lì si sono resi complici di questo», ha aggiunto il capo dello Stato. «Violenze cieche, attacchi vili, la nostra determinazione a garantire l’ordine pubblico non vacillerà di fronte ai black bloc, provocatori e vandali, il cui grado di ostilità è insopportabile», si legge in un messaggio pubblicato sull’account Twitter della Gendarmeria francese.
Le critiche a Macron e al ministro dell’Interno, Christophe Castaner, non si sono fatte attendere. «Mentre Parigi brucia, Macron fa lo sci e Castaner mostra ancora la sua incompetenza. Questo nuovo mondo politico è davvero una realtà: non c’è mai stata così tanta incompetenza e leggerezza alla guida della Francia», ha reagito la portavoce del partito Les Républicains (opposizione), Lydia Guirous, in un tweet. Il ritorno della violenza era infatti quasi programmato: in occasione della fine del grande dibattito lanciato da Macron e quattro mesi dopo l’inizio della protesta, i «gilets jaunes» avevano infatti posto un «ultimatum» al presidente.
USA: presidente Trump pone il suo primo veto
Lo aveva annunciato e così ha fatto. Il presidente americano Donald Trump ha posto venerdì 15 marzo per la prima volta dal suo arrivo alla Casa Bianca nel gennaio del 2017 il suo veto. L’obiettivo della mossa è stato annullare la risoluzione approvata dal Congresso, che mirava a bloccare lo stato di emergenza nazionale per la barriera anti-migranti lungo il confine con il Messico, dichiarato il 15 febbraio scorso da Trump. «Oggi pongo il veto a questa risoluzione. Il Congresso ha la libertà di approvare questa risoluzione e io ho il dovere di porre il veto», ha spiegato il presidente, citato dal Washington Times.
Trump, che si è dichiarato «molto orgoglioso» di aver messo il suo veto alla risoluzione
adottata giovedì 14 marzo dal Senato con 59 voti contro 41 e precedentemente anche dalla Camera dei Rappresentanti con 245 voti contro 182, ha definito il tentativo di bloccare il muro «sconsiderato» e «pericoloso». «Questa situazione al nostro confine non si può descrivere diversamente che un’emergenza nazionale, e servono le nostre forze armate per aiutare ad affrontarla», così ha detto Trump. Per i due rami del Congresso è ancora possibile ribaltare il veto presidenziale, ma probabilmente mancano i numeri: serve infatti una maggioranza dei due terzi di ciascuna delle due Camere.
Africa: il parto cesareo è 50 volte più letale per le donne del continente
In molti Paesi africani i rischi che affrontano le partorienti sono tuttora sostanziali. E questo vale anche per le donne che partoriscono con il parto cesareo. Secondo una ricerca, resa pubblica sulla rivista The Lancet Global Health e ripresa dal quotidiano Le Temps e dal sito Voice of America, in Africa il tasso di mortalità tra le donne sottoposte al cesareo è «50 volte più elevato rispetto a quello in Paesi ad alto reddito».
Secondo lo studio, il tasso di mortalità materna durante o in seguito al parto cesareo è infatti di 5,43 decessi ogni 1.000 interventi per le partorienti africane prese in esame (in concreto 20 decessi su 3.684 donne) rispetto a un tasso di 0,1 decessi ogni mille nel Regno Unito. Più di tre quarti delle donne africane contemplate nello studio, cioè il 78,2%, erano state ricoverate d’urgenza, ossia in totale 2.867 donne.
Secondo l’équipe guidata dal professor Bruce Biccard, dell’Università di Città del Capo, in Sud Africa, «i risultati evidenziano la necessità urgente di una maggiore sicurezza per la procedura». A provocare i decessi sono soprattutto emorragie peri-partum e inoltre complicanze legate all’anestesia.
Nel corso del 2015 sono stati eseguiti 29,7 milioni di parti cesarei in tutto il mondo, ossia il 21% di tutti i parti, un forte aumento rispetto all’anno 2000, quando erano 16 milioni, ossia il 12% di tutti i parti, così ricorda Voice of America.