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Notizie dal mondo: giovedì 21 marzo 2019

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Paul De Maeyer - pubblicato il 22/03/19
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Paesi Bassi: i populisti fanno perdere al governo Rutte la maggioranza al Senato

Solo due giorni dopo la sparatoria  in un tram di Utrecht, durante la quale un uomo 37enne di origini turche, Gökmen Tanis, ha ucciso tre persone, il partito di estrema destra populista ed euroscettico «Forum voor Democratie» (Forum per democrazia) è uscito vincitore dalle elezioni provinciali e per il Senato, che si sono svolte mercoledì 20 marzo in Olanda.

Con tutte le schede contate, la formazione guidata dallo storico e giurista Thierry Baudet, classe 1983, avrà infatti nella nuova «Eerste Kamer» o «Prima Camera» (cioè la Camera alta) 13 seggi su 75, e quindi un seggio in più rispetto al partito dell’attuale primo ministro Mark Rutte, il VVD (Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia). La coalizione di Rutte, che è al suo terzo mandato (l’attuale governo è conosciuto come «Rutte III»), ha perso del resto con 31 seggi su 75 la maggioranza nella «Eerste Kamer».

Mentre la formazione di Baudet è già presente nella «Tweede Kamer» («Seconda Camera», ossia Camera bassa), è la prima volta che entra nella Camera alta del parlamento de L’Aja. Baudet, che viene anche considerato il «nuovo Pim Fortuyn» (il politico libertario, populista e anti-islam ucciso nel 2002 da un estremista ambientalista), non teme le dichiarazioni forti ed è molto critico nei confronti della politica migratoria del premier Rutte. Il leader e fondatore di «Forum voor Democratie» è anche saggista e scrive romanzi, e non esita ad autodefinirsi «il più importante intellettuale dei Paesi Bassi».

Europarlamento: il PPE sospende il partito del premier ungherese Viktor Orbán

Alla fine l’espulsione non c’è stata. Il PPE, ossia il Partito Popolare Europeo, ha infatti deciso mercoledì 20 marzo di non espellere il partito del controverso premier dell’Ungheria, Viktor Orbán, Fidesz, ma di sospenderlo. Una risoluzione in tal senso è stata approvata «quasi all’unanimità», come osserva Le Figaro: 190 voti contro tre e un voto nullo.

Mentre il presidente della Commissione Europea, il lussemburghese Jean-Claude Juncker — che è membro del PPE — e tredici partiti membri guidati dal Benelux e dai Paesi scandinavi chiedevano proprio l’espulsione di Fidesz, a solo due mesi dalle elezioni europee tale decisione avrebbe rischiato di spaccare il PPE, spiega El País; perciò la decisione di sospendere la formazione «fino a nuovo avviso».

Mentre Fidesz rimarrà un osservato speciale, il PPE deciderà sulla sua sorte nell’autunno prossimo. Nel frattempo, il partito ungherese non parteciperà ad alcuna riunione del PPE, non avrà diritto di voto e non potrà proporre candidati a posizioni nel PPE, ricorda Le Figaro.

«Non è possibile espellerci, o sospenderci, abbiamo vinto quattro elezioni, ecco perché abbiamo deciso di sospenderci unilateralmente», ha detto Orbán, che ha partecipato alla sessione. Infatti, il testo della risoluzione presenta la decisione come un’«autosospensione» proposta dallo stesso Fidesz, osserva a sua volta Avvenire. A causa della sua politica nazionalista, anti-migranti e anche anti-Juncker, il partito di Orbán era diventato secondo Le Figaro l’«enfant terribile» del PPE.

Nuova Zelanda: il governo Ardern mette al bando le armi d’assalto

Come promesso, il governo della prima ministra neozelandese Jacinda Ardern ha annunciato giovedì 21 marzo la messa al bando delle armi d’assalto e semiautomatiche. «Il 15 marzo, la nostra storia è cambiata per sempre. Adesso cambieranno anche le nostre leggi», ha detto la premier 39enne, come si legge in un comunicato stampa pubblicato sulla pagina web del governo.

«Il governo ha accettato di rivedere la legge (sul possesso delle armi, ndr) quando si è riunito lunedì, 72 ore dopo l’orribile atto di terrorismo a Christchurch. Adesso, sei giorni dopo questo attacco, stiamo annunciando la messa al bando di tutti i fucili semi-automatici di tipo militare e d’assalto in Nuova Zelanda», ha dichiarato la premier laburista.

«Credo fermamente che la stragrande maggioranza dei legittimi proprietari di armi in Nuova Zelanda capirà che queste mosse sono nell’interesse nazionale», ha continuato la Ardern, che ha anche annunciato un programma di «buy-back» o di «riacquisto» da parte delle autorità di questo tipo di armi da chi le possiede già. «Le nostre azioni, a nome di tutti i neozelandesi, sono dirette a far sì che questo non accada mai più», ha detto la prima ministra. In un doppio attacco a due moschee di Christchurch, un suprematista bianco originario dell’Australia, Brenton Tarrant, aveva ucciso venerdì 15 marzo 50 persone.

Venezuela: servizi segreti arrestano il braccio destro di Guaidó

Agenti dei temuti servizi segreti del Venezuela o SEBIN (Servizio Bolivariano di Intelligence Nazionale) hanno arrestato nelle prime ore di giovedì 21 marzo Roberto Marrero, uno dei più stretti collaboratori del presidente dell’Assemblea Nazionale e presidente autoproclamato del Paese sudamericano, Juan Guaidó. Gli agenti hanno perquisito anche l’abitazione di un altro collaboratore di Guaidó e deputato del partito Voluntad Popular, Sergio Vergara.

«Hanno sfondato la porta della mia casa, quando sono entrati i primi due funzionari, che mi hanno puntato le pistole, ho detto loro che sono un deputato dell’Assemblea nazionale e che ho l’immunità parlamentare. Mi hanno sbattuto a terra e mi hanno tenuto la testa abbassata mentre controllavano la casa», ha raccontato Vergara, citata da El País. «Sfortunatamente, il sequestro di persone vicine non è nuovo per noi», ha continuato il politico. «Abbiamo sofferto anni di prigionia, persecuzione, tortura».

«Sono profondamente preoccupato per l’entità e la gravità dell’impatto sui diritti umani dell’attuale crisi in Venezuela, che è anche un fattore di destabilizzazione nella regione», ha dichiarato mercoledì 20 marzo a Ginevra, Svizzera, l’alta commissaria per i diritti umani delle Nazioni Unite, l’ex presidentessa del Cile, Michelle Bachelet. «Il mio ufficio ha documentato numerose violazioni dei diritti umani e abusi commessi dalle forze di sicurezza e dai gruppi armati filo-governativi», ha spiegato la Bachelet, citata da El Mundo. A Washington invece, l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) ha mostrato sempre mercoledì per la prima volta le immagini dei maltrattamenti e abusi subiti dalle persone arrestate dal regime di Nicholás Maduro.

Karen Uhlenbeck: la prima donna a vincere il premio Abel per la matematica

La scienziata statunitense Karen Uhlenbeck (nata Keskulla) è diventata questa settimana la prima donna a vincere il prestigioso «Abelprisen», ovvero il premio Abel per la matematica, ritenuto anche il premio «Nobel» per questa disciplina. Lo ha annunciato martedì 19 marzo l’Accademia Norvegese delle Scienze. Il premio, costituito da 6 milioni di corone norvegesi (o circa 620.000 euro) viene attribuito ogni anno dal 2003, come spiega Le Monde.

Il premio Abel, che porta il nome del matematico norvegese Niels Henrik Abel (1802–1829), e la Medaglia Fields (o «International Medal for Outstanding Discoveries in Mathematics»), sono le più alte onorificenze nel campo della matematica. Fino a qualche anno fa erano «esclusivamente» uomini a vincere i rispettivi premi, come ricorda la Süddeutsche Zeitung. La prima donna a ricevere la Medaglia Fields è stata nel 2014 la matematica iraniana Maryam Mirzakhani, scomparsa nel 2017 all’età di 40 anni.

Il premio Abel non è la prima grande impresa della Uhlenbeck, nata nel 1942 a Cleveland, Ohio. Come ricorda Le Monde, la professoressa emerita dell’Università di Austin, Texas, è stata nel 1986 la prima donna matematica ad essere accolta nella «National Academy of Sciences» degli Stati Uniti. E nel 1990 è stata anche la seconda donna al mondo, dopo  Emmy Noether nel 1932, a tenere una relazione plenaria in occasione del Congresso Internazionale dei Matematici (ICM) di Kyoto, Giappone, come si legge in una scheda biografica pubblicata sulla pagina web del premio Abel.

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