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Perché Gesù perdona i peccati dell’adultera prima di suo marito?

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Centro Culturale "Gli Scritti" - published on 07/04/19
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di C.S. Lewis

Una parte delle affermazioni [di Gesù] tende a passare inosservata, perché l’abbiamo sentita tanto spesso da non afferrarne più la portata – intendo la pretesa di perdonare i peccati, qualunque peccato. Essa è tanto assurda da rasentare il ridicolo, a meno che a parlare sia Dio. Tutti possiamo capire che un uomo può perdonare le offese che riceve: tu mi calpesti un piede e io ti perdono, tu rubi il mio denaro e io ti perdono. Ma cosa dovremmo pensare di un uomo a cui non è stato rubato o calpestato niente, che annunzia di averti perdonato per aver calpestato il piede e per aver rubato il denaro di un altro? La definizione più gentile per una condotta del genere è quella di stupidità madornale. Eppure è proprio questo che fece Gesù. Egli diceva agli uomini che i loro peccati erano perdonati senza mai aspettare di consultare le persone offese da quei peccati. Senza alcuna esitazione si comportò come se fosse lui la parte in causa, la persona più offesa da tutte le offese. Questo avrebbe senso solo se egli fosse stato il Dio le cui leggi sono trasgredite e il cui amore è ferito da ogni peccato. In bocca a chiunque non sia Dio, queste parole implicherebbero ciò che io posso giudicare solo come una stupidità e una presunzione mai dimostrate da nessun altro personaggio della storia.


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Eppure (e questa è la cosa più strana e significativa) persino i suoi nemici, quando leggono i Vangeli, di solito non ne ricevono un’impressione di stupidità e presunzione, e meno ancora ne ricevono i lettori senza pregiudizi. Cristo dice di essere “umile e mansueto” e noi gli crediamo, ma non notiamo che, se egli fosse puramente uomo, umiltà e mansuetudine sono le ultime caratteristiche che potremmo attribuire ad alcune delle sue affermazioni.


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[…]

Sto cercando di impedire che qualcuno dica del Cristo quella sciocchezza che spesso si sente ripetere: “Sono pronto ad accettare Gesù come un grande maestro di morale, ma non accetto la sua pretesa di essere Dio”. Questa è proprio l’unica cosa che non dobbiamo dire: un uomo che fosse soltanto un uomo e che dicesse le cose che disse Gesù non sarebbe certo un grande maestro di morale, ma un pazzo – allo stesso livello del pazzo che dice di essere un uovo in camicia – oppure sarebbe il Diavolo. Dovete fare la vostra scelta: o quest’uomo era, ed è, il Figlio di Dio, oppure era un matto o qualcosa di peggio. Potete rinchiuderlo come un pazzo, potete sputargli addosso e ucciderlo come un demonio, oppure potete cadere ai suoi piedi e chiamarlo Signore e Dio. Ma non tiriamo fuori nessuna condiscendente assurdità come la definizione di grande uomo, grande maestro. Egli ha escluso la possibilità di questa definizione – e lo ha fatto di proposito.


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Alcuni brani tratti da C.S. Lewis, Scusi… Qual è il suo Dio?, GBU, Roma, 1993, pp. 75-76.

Articolo tratto dal sito del Centro Culturale “Gli Scritti”

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