Dopo quasi dieci anni di applicazione, le regole complementari alla Costituzione apostolica Anglicanorum cœtibus (2009) sono state leggermente riviste – ha indicato la Santa Sede il 9 aprile 2019. Esse intendono precisare la forma liturgica in seno agli ordinariati dedicati ai cattolici provenienti dall’anglicanesimo.
Nel 2009, Papa Benedetto XVI aveva promulgato Anglicanorum cœtibus al fine di facilitare l’accoglienza in seno alla Chiesa cattolica degli anglicani che desiderino ristabilire la piena comunione con Roma. La Costituzione permette di mantenere le «tradizioni liturgiche, spirituali e pastorali» dell’anglicanesimo in seno a specifici ordinariati. Delle “norme complementari” si aggiungevano a inquadrare la vita di detti ordinariati.
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Dopo una decina d’anni di applicazione, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha voluto precisare alcuni punti di queste norme o modificarli leggermente. Il cambiamento più visibile è l’aggiunta di un 15esimo articolo, che riguarda la forma liturgica. Come nel ritocco si precisa materialmente, gli ex-anglicani celebrano secondo un messale particolare, chiamato Divine Worship, che tiene conto del «patrimonio liturgico anglicano» venuto a «nutrire la fede cattolica».
Questa forma liturgica – precisano ormai le norme – è “riservata” agli ordinariati stabiliti a norma di Anglicanorum cœtibus. Ogni sacerdote di uno di codesti ordinariati può celebrare secondo questa forma, anche fuori dalle parrocchie del suo ordinariato, a condizione che sia senza assemblea o che abbia ricevuto autorizzazione dal parroco del luogo. «In caso di necessità pastorale o di assenza di un prete incardinato nell’ordinariato», ogni prete cattolico può celebrare secondo Divine Worship. La concelebrazione, del resto, è sempre possibile.
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Questa forma liturgica prevede per esempio la proclamazione di un “riassunto della legge” prima del Kyrie, una differente versione del Confiteor, il canto di un “alleluja” prima dell’Agnus Dei o ancora un’azione di grazie dopo la comunione. Alcune di siffatte differenze si ritrovano nella forma straordinaria del rito romano (la cosiddetta “messa tridentina”).
I fedeli e il clero
Le nuove norme intervengono pure a precisare l’integrazione delle persone condotte al cattolicesimo dalla “missione evangelizzatrice” di un ordinariato ma provenienti da comunità diverse da quelle anglicane (articolo 5). Se esse sono state validamente battezzate, possono entrare nell’ordinariato dopo aver professato la fede cattolica e aver ricevuto i sacramenti della Confermazione e dell’Eucaristia. Sono le medesime regole che si applicano agli ex-anglicani. Invece se queste persone non sono state battezzate validamente devono ricevere i tre sacramenti dell’iniziazione (battesimo, confermazione ed eucaristia).
Per il resto, l’articolo 10 – riguardante il clero dell’ordinariato – è stato parzialmente rivisto. La vecchia versione prevedeva che i seminaristi di un ordinariato potessero, «con il consenso» della direzione del loro seminario, ricevere una formazione supplementare al fine di favorire «la trasmissione del patrimonio anglicano». Ora tale formazione supplementare non è più condizionata. Va tuttavia notato che questa modifica non appare nella traduzione ufficiale di queste norme in inglese, fornita dalla Santa Sede insieme con la versione italiana.
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In più, l’articolo 10 va anche a completare la formazione continua del clero di un ordinariato. E se è tuttora previsto che questa passi per la conferenza episcopale locale e per l’Ordinario del luogo, l’Ordinariato deve anche sviluppare i “propri programmi”.
In ultimo, l’articolo 4 verte sull’incardinazione dei preti in seno a un ordinariato, ed è stato rimaneggiato per prevedere il caso dei ministri anglicani entrati in piena comunione con Roma nel quadro della Pastoral Provision (misura pastorale, in inglese) del 1980. Questa veniva a facilitare l’incardinazione di ministri anglicani in seno alle diocesi degli Stati Uniti. Essi possono essere incardinati in un ordinariato a condizione di essere stati contestualmente escardinati dalla loro diocesi.
Le nuove regole sono state approvate l’8 marzo da Papa Francesco e poi firmate il 19 marzo dal prefetto e dal segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede. Questa seconda data è segnata dalla solennità di San Giuseppe, «sposo della Beata Vergine Maria e Patrono della Chiesa universale».
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]