Dopo sette lunghi anni di lavoro di restauro, i gradini del santuario romano della Scala Santa sono nuovamente accessibili al pubblico. Aleteia era presente l’11 aprile 2019 alla riapertura del luogo che permette di mettere i piedi (anzi, le ginocchia), dove Cristo camminò durante la sua Passione. Per la prima volta dopo 300 anni, questi gradini possono essere percorsi direttamente, senza il loro rivestimento protettivo in legno.
Secondo la tradizione fu sant’Elena, la madre dell’imperatore Costantino, a portare a Roma la Scala Santa. Si tratta della gradinata del palazzo di Ponzio Pilato a Gerusalemme. Dopo il suo arresto nel Giardino degli Ulivi, Cristo avrebbe percorso questi gradini. La scala è ormai installata a pochi passi da San Giovanni in Laterano, in un santuario costruito da Papa Sisto V (1585-1590).
«Ecce homo» (Gv 19, 5): è con queste parole che Pilato presenta Cristo alla folla inferocita. Sulla testa del Signore, la corona di spine; sulle sue spalle un mantello purpureo. Questa scena, descritta nel Vangelo di san Giovanni, si svolge in cima alle scale del Pretorio, dunque in vetta alla Scala Santa.
Lo scorso 11 aprile la folla si accalcava alle porte del santuario. Dopo sette anni di restauro, è ormai nuovamente possibile salire i gradini della Scala Santa. Per tutta la durata dei lavori, il santuario era aperto e i fedeli potevano meditare la Passione di Cristo salendo una delle due scale parallele.
Per celebrare questo eccezionale restauro, i gradini saranno accessibili per sessanta giorni – vale a dire fino alla domenica di Pentecoste – senza il loro rivestimento protettivo in legno. Quest’ultimo era stato fatto installare nel 1723 da Papa Innocenzo XIII (1721-1724) per proteggere il marmo dei gradini. Infatti, a causa delle maree di fedeli che nei secoli hanno percorso in ginocchio la scala, il marmo è scavato, talvolta fino al mattone sul quale è posto.
La scala e i 2.500 metri quadrati di affreschi del santuario sono stati restaurati durante i lunghi lavori cui facevamo cenno: sono state seguite tecniche analoghe a quelle stesse utilizzate per la realizzazione originaria degli affreschi – spiega Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani. Migliaia di dettagli sono stati portati alla luce, aggiunge da parte sua il coordinatore del cantiere.
Il cardinale Angelo De Donatis, vicario di Papa Francesco per la diocesi di Roma, benedice i gradini prima di raccogliersi lungamente in preghiera. Durante questo momento, un coro di religiose canta: «Nella memoria di questa Passione / noi ti chiediamo “perdono!”, Signore. […] / Noi ti preghiamo, / uomo della Croce…».
Gli ambasciatori di Stati Uniti, Panama e San Salvador erano presenti all’eccezionale inaugurazione. Callista Gingrich, la rappresentante americana, medita un istante prima di baciare il marmo che ha visto passare Cristo nell’ora della sua Passione. Il santuario permette di “toccare Dio” sfiorando uno dei luoghi dove Egli è passato – spiega padre Francesco Guerra, rettore del luogo.
Come vuole la tradizione, i fedeli percorrono i ventotto gradini in ginocchio. La salita è lunga e dolorosa, tanto più che il marmo è scavato in righe che schiacciano la pelle tra la pietra e le ossa. Questo contatto col dolore – prosegue il rettore del santuario – permette di entrare in contatto con la sofferenza dentro di sé.
In cima ai gradini, dietro una grata, il pellegrino può scorgere il sancta sanctorum, che lungamente è stato cappella privata dei Romani Pontefici. Sul fondo, sopra l’altare, è installata un’icona detta “acheròpita”, che in greco significa “non fatta da mano [d’uomo]”. Essa rappresenta Cristo e sarebbe stata commissionata a san Luca dagli Apostoli e dalla Santa Vergine. Preso da paralisi a metà del lavoro, l’evangelista non sarebbe riuscito a terminarlo. Degli angeli sarebbero allora intervenuti a finire l’icona al suo posto.
Ridiscendendo dal santuario per mezzo di una delle scale laterali, il fedele può vedere i graffiti lasciati nel corso dei secoli dai pellegrini che l’hanno preceduto. Questa toccante traccia della plurisecolare devozione alla Scala Santa è stato preservato durante i lavori di rinnovamento, anche se le pitture sono state restaurate.
L’11 aprile, l’inaugurazione della Scala Santa è stata completata con la celebrazione di una messa presieduta dal provinciale dei Padri Passionisti, congregazione a cui il luogo è affidato dal XIX secolo.
Questo luogo – afferma il sacerdote nella sua omelia – è la memoria vivente del dialogo fra Cristo e Pilato. Qui il pellegrino viene portando il peso della sua storia, delle sue ferite, per trovarvi l’infinita misericordia di Dio.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]