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Sangue nella bocca, morte apparente, croce insanguinata: i 3 misteri di Natuzza Evolo

NATUZZA EVOLO
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 15/04/19
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Nel giorno della Prima Comunione e nel giorno della Cresima sono accaduti alla mistica due fatti sui quali ancora oggi la medicina fatica a pronunciarsi. A questi si aggiunge la morte annunciata dalla Madonna nel 1938

Ancora oggi la medicina fatica a pronunciarsi. All’epoca fu liquidato come un disturbo psichiatrico, senza tuttavia approfondirne cause, diagnosi, e quadro clinico. Anche perché, dopo Padre Pio, anche con Natuzza Evolo ci sono di mezzo le superficiali e spericolate diagnosi di Padre Agostino Gemelli.

Ma vediamo cosa sono i tre misteri, che la scienza non è mai riuscita a spiegare in modo soddisfacente, avvenuti sul corpo della mistica calabrese.

Natuzza già all’età di 5-6 anni sosteneva di avere di fronte, in alcune occasioni, una bella ragazza che le appariva: era la Madonna, mentre aveva sempre sospettato che quel bambino bellissimo che giocava con lei e con i suoi fratellini – e che solo lei vedeva – fosse Gesù. A 8 le apparve San Francesco di Paola.

1) La bocca è piena di sangue

Ma la prima vera e propria manifestazione straordinaria si verifica quando riceve il Sacramento dell’Eucarestia: la bocca le si riempie di sangue, che lei ingoiò e pensò di aver ingoiato il “Corpo di Cristo”.

Ebbe paura e, senza dire niente al suo parroco, corse a casa dispiaciuta e pentita credendo di aver commesso chissà quale grande peccato.

E’ il primo segno di quelle sofferenze mistiche che cominceranno a manifestarsi di lì a poco sul suo corpo.



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La visione dei morti e l’Angelo Custode

Su segnalazione di Vincenzo Cirianni, un massaro di buon cuore, arrivò alla ragazzina la provvidenziale offerta dell’avvocato Silvio Colloca, un affermato professionista della vicina Mileto, il quale aveva bisogno di una collaboratrice domestica per la moglie, Alba.

Natuzza avrebbe avuto vitto e alloggio, più una modesta paga con cui poter aiutare i familiari. Ed è in questa casa che si accentueranno i fenomeni della visione dei defunti, delle presunte bilocazioni e dei dialoghi con l’Angelo Custode, al punto che Natuzza comunica “messaggi” inauditi e impossibili per un’analfabeta. A 10 anni sul corpo della bambina si verificarono le prime piaghe.

2) Sette ore di sonno profondo

A far precipitare gli eventi in questa direzione, subentra un fatto nuovo: la Madonna, in un’apparizione, annuncia a Natuzza che il 26 luglio farà la “morte apparente”.

Era il 26 luglio del 1938. Natuzza non comprende il significato della parola “apparente” e avvisa la signora Alba che finalmente raggiungerà il suo Gesù. Cadrà in un lungo sonno che durerà sette ore, attorniata da tanti medici, che erano là ad aspettare la morte “annunciata”.



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Il Paradiso

Natuzza racconterà, al suo risveglio, che si è trovata in Paradiso, al cospetto di Gesù che le chiese di dividersi i compiti: portare a Lui le anime. Amare e compatire. Amare e soffrire.

È il giorno della promessa, il giorno più bello della sua vita, che la segnerà per sempre. Quell’incontro sarà la luce e la forza che animerà di amore ogni suo gesto e l’offerta di tutta la sua vita.

3) La croce di sangue davanti al vescovo

Il 29 giugno del 1940, festa dei Santissimi Pietro e Paolo, mentre Natuzza riceve dal Vescovo monsignor Paolo Albera il sacramento della Cresima, avverte un brivido profondo in tutto il corpo e qualcosa di gelido scorrerle dietro: sulla sua camicia si era disegnata una grande croce di sangue.


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La solita sentenza: ricovero psichiatrico

Il 18 febbraio 1940, il vescovo di Mileto Paolo Albera invia a padre Agostino Gemelli una fitta documentazione riguardante il caso dell’allora diciassettenne Natuzza. La risposta di Padre Gemelli non si fa attendere: si trattasse di una personalità affetta da “sindrome isterica“, ed esorta i sacerdoti e i parrocchiani del luogo a disinteressarsi del caso al fine di “sminuire la portata e favorire anche così la guarigione della ragazza”.

Gemelli consiglia l’isolamento in una casa di cura. Natuzza resta sott’osservazione del professore Annibale Puca, direttore dell’ospedale psichiatrico di Reggio Calabria, per due mesi. Puca, nella sua diagnosi, parla di manifestazioni isteriche come conseguenza di traumi infantili e di un inconscio bisogno di rivalutazione e di volere apparire.

Le stimmate – che mai furono smentite dallo stesso Puca – e altri fenomeni che Natuzza manifesta anche nei due mesi in ospedale, furono liquidate ad implicazioni psicologiche del fenomeno (cicap.org).

Ma le manifestazioni continuano

All’uscita dall’ospedale psichiatrico Natuzza si unisce in matrimonio con Pasquale Nicolace nella chiesa di Santa Maria degli Angeli (si parlò di un matrimonio combinato dalla mamma). Natuzza diventerà madre di 5 figli e – diversamente da quanto diagnosticato dai medici che l’avevano seguita, e diversamente dalle cure apportate – le manifestazioni del sacro continueranno a verificarsi come prima del ricovero e delle cure (fondazionenatuzza.org).


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