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170 famiglie a Roma senza acqua calda e corrente: la riallaccia l’elemosiniere del Papa

elemosiniere apostolico roma

Lo Spin Time l'11 maggio, alle ore 22, dopo il riallaccio della luce

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 12/05/19
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Il gestore dell’energia elettrica aveva messo i sigilli ai contatori della luce per le bollette non pagate dai 450 abitanti di un palazzo occupato. Monsignor Krajewski ha contattato la Prefettura e poi è intervenuto: “Il mio è stato un gesto disperato”. Ora rischia conseguenze legali

«Grazie, sua Eminenza, è il primo gesto di umanità che vediamo». Alla fine si è mosso il Vaticano per riaccendere la luce nel palazzo occupato.

È tornata l’energia elettrica allo Spin Time, lo stabile in via di Santa Croce in Gerusalemme 55, a Roma, senza luce e senza acqua calda da lunedì 6 maggio. All’interno 170 famiglie di diciotto nazionalità diverse, in tutto 420 persone – inclusi 98 minori – da una settimana lasciate sole dalle istituzioni (L’Huffington Post, 12 maggio).

Si cala nel pozzo e toglie i sigilli

Fino a ieri, sabato 11 maggio, quando l’elemosiniere di Papa Francesco, il cardinale Konrad Krajewski, ha telefonato al prefetto affermando che se entro le 20 non sarebbe stata riallacciata la corrente elettrica allo stabile, avrebbe provveduto lui stesso.

Konrad Krajewski

Reprodução

Mons. Konrad Krajewski, Elemosiniere Apostolico.È stato il braccio destro del Papa per realizzare la “rivoluzione” a favore dei senzatetto della sua diocesi, Roma. È responsabile dell'installazione di un centro di accoglienza, delle docce, del barbiere e della lavanderia per chi non ha dimora e vive nei dintorni del Vaticano. È chiamato fin d'ora il “cardinale dei poveri”.

Così ha fatto: ieri sera Krajewski si è calato nel pozzo e ha riacceso la luce alle ore 22. «Grazie sua Eminenza, questo è il primo segnale di umanità  che ci arriva dalle istituzioni, e arriva dal rappresentante di un altro Stato», lo ha ringraziato una donna che occupa lo stabile (La Repubblica, 12 maggio).



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Il debito di 300mila euro

La luce era stata tolta per far fronte a un debito accumulato dal 2013, pari a 300 mila euro, tra gli occupanti morosi e la società fornitrice di energia. Ma Padre Konrad si è assunto, a nome del Vaticano, la piena responsabilità dell’azione con Prefettura e Acea.

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Poco dopo il riallaccio, Areti spa, che gestisce l’infrastruttura per il gruppo Acea, si è accorta dell’anomalia ed è giunta sul posto scortata da alcune camionette della Polizia. Gli occupanti, al grido di “senza luce non si vive”, hanno presieduto in massa la cabina elettrica fino alle 3 di notte circa.



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“Ha sentito il dovere di compiere un gesto umanitario”

Il porporato «è stato informato di una grave situazione in uno stabile occupato in via Santa Croce in Gerusalemme a Roma in cui si trovavano oltre quattrocento persone, tra cui numerosi bambini – riferiscono all’AdnKronos (12 maggio) fonti vaticane vicine all’Elemosineria Pontificia – Come elemosiniere, ha sentito il dovere di compiere un gesto umanitario, provvedendo personalmente a riattivare la corrente elettrica all’edificio», che non è di proprietà del Vaticano.

Questo gesto, sottolineano ancora le fonti vaticane, «è stato compiuto dal cardinale Krajewski nella piena consapevolezza delle possibili conseguenze d’ordine legale cui ora potrebbe andare incontro, nella convinzione che fosse necessario farlo per il bene di queste famiglie».



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“Conoscevamo da tempo quelle difficoltà”

«È stato un gesto disperato. C’erano oltre 400 persone senza corrente, con famiglie, bambini, senza neanche la possibilità di far funzionare i frigoriferi». In una intervista rilasciata al Corriere della Sera, il porporato ha riferito di conoscere da tempo le grandi difficoltà delle persone che vivono in quel palazzo. «Dal Vaticano – ha detto – mandavamo l’ambulanza, i medici, i viveri. Stiamo parlando di vite umane».

“Sono pronto anche a pagare la multa”

«La cosa assurda – ha sottolineato l’Elemosiniere apostolico al Corriere– è che siamo nel cuore di Roma. Quasi cinquecento persone abbandonate a sé stesse». «Sono famiglie – ha aggiunto il porporato – che non hanno un posto dove andare, gente che fatica a sopravvivere». Il primo problema, ha sottolineato, non è quello dei soldi.

Dopo aver ricordato che tra le persone del palazzo ci sono molti bambini, il porporato invita a porsi queste domande: «Perché sono lì, per quale motivo? Come è possibile che delle famiglie si trovino in una situazione simile?». L’elemosiniere apostolico ha ribadito infine che si assume tutta la responsabilità: «Dovesse arrivare, pagherò anche la multa».



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La suora che ha chiamato monsignor Krajewski

C’è una religiosa che prima dell’Elemosiniere del Papa, è intervenuta sulla delicata vicenda del palazzo occupato. Suor Adriana è entrata nel centro sociale Spin Time Labs sei anni fa ed è lei che ha mantenuto in questi anni i rapporti con il Vaticano, che da sempre è vicino alle iniziative della struttura.

È lei quindi ad aver chiamato in causa l’elemosiniere del Papa venerdì 10 maggio, quando la situazione dopo lo stacco dell’elettricità è diventata insostenibile: «qui dentro abitano 450 persone, tra bambini, giovani, anziani e malati. Nessuno si è reso conto di questa cosa».

La dottoressa del Vaticano

Suor Adriana racconta con partecipazione gli attimi subito dopo l’intervento del Gruppo Acea per lo stacco della corrente: «È iniziato il caos, perché intanto pensavano fosse uno sgombero, quindi è andato in tilt tutto quanto. C’erano persone che erano attaccate a macchinari medici tramite elettricità, come gli aerosol per chi soffre di asma, e infatti ci sono state persone che hanno subito delle crisi asmatiche, una delle quali è stata salvata grazie alla presenza di Lucia Ercoli, la dottoressa di medicina solidale presso il Vaticano» (Agi, 13 maggio).



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