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L’alleanza tra la Legione di Frank Duff e le schiere degli angeli

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 28/08/19
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“Ogni legionario ha un Angelo custode, intimamente legato alla sua vita. Questo custode non dorme mai. In un certo senso, la battaglia del legionario è assai più per l’Angelo che per lui”

In una dichiarazione rilasciata poco dopo la morte di Frank Duff, il card. O’Fiaich, Primate d’Irlanda, disse: “Un grande uomo è morto. Il contributo di Frank Duff alla Chiesa Universale è stato enorme. Egli fu un pioniere del movimento di apostolato dei laici, e la Legione di Maria è stata un potente strumento di irradiazione del Vangelo dell’amore e di costruzione della Chiesa in molte terre. Uomo di profonda spiritualità personale, dedicò tutte le sue energie al servizio di Cristo e della sua Benedetta Madre”.

Duff nacque a Dublino nel 1889 e fu educato nei Colleges di Belvedere e Blackrock. Divenne funzionario del Ministero delle Finanze del neonato Stato d’Irlanda libera, e si occupava attivamente degli emarginati della sua città. Nel 1921 – ispirandosi alla “Vera Devozione a Maria” di S. Luigi da Monfort – fondò la Legione di Maria, che per il suo dinamismo e sotto la sua guida costituì un cospicuo successo nel campo delle attività rivolte ai reietti di Dublino, e poi in terra di missione. Infatti dal 1928 l’associazione cominciò a diffondersi in altri continenti oltre che in Europa (in Italia giunse nel 1947 per opera di Mary Ingoldsby) mediante “inviati”, volontari missionari laici.

founder of the legio mariae

Public Domain

Nel 1933 Franck Duff, che aveva 44 anni e pareva sicuramente destinato ai più alti gradi nel servizio civile, troncò la sua carriera e si ritirò per dedicarsi a tempo pieno al lavoro apostolico della Legione, a contatti epistolari con laici e sacerdoti di tutto il mondo e alla stesura di articoli per riviste – fra cui “Maria Legionis” , il periodico internazionale della Legione – nei quali prese posizione sui vari problemi che la Chiesa universale man mano si trovava ad affrontare. Uomo modesto e senza pretese, evitava la notorietà a tal punto da passare non riconosciuto. Forse il maggior onore conferitogli fu quello di essere scelto come voce del laicato al Concilio Vaticano II. Quando parlò sul “sacerdozio del laicato” , formulò una delle forze motivanti della sua vita. “E’ divina intenzione, disse, che i laici debbano esercitare più che un ruolo passivo nella Chiesa. La passività che esiste al presente ha offeso la Chiesa forse più di ogni altra possibile circostanza. Essa conduce all’indifferenza e, mediante questa, all’incredulità. E’ molto difficile avere un reale interesse alla propria religione, se non si ha in essa nessuna funzione”.


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Fu ricevuto dal Papa Paolo VI, come già dai predecessori a partire da Pio XI, ma il punto culminante per la sua intensa vita di preghiera e dedizione venne nel maggio 1979, quando Papa Giovanni Paolo II lo invitò in modo speciale a visitarlo, “desideroso di ascoltare i nostri punti di vista sull’orientamento dell’apostolato dei laici. Ci pose delle domande e ascoltò molto attentamente. Fu tutta un’esperienza molto commovente” – così egli stesso ne riferì. Franck Duff si spense il 7 novembre 1980.

Duff ha studiato intensamente gli angeli. Sostiene che ad essi è assegnato un posto straordinario nell’Antico Testamento e nel Nuovo Testamento. “Sono rappresentati come alleati nella nostra lotta, che hanno il più intenso interesse per noi, e si fanno avanti in tutti gli eventi della vita. Leggendo le Scritture da cima a fondo, non si può non restare colpiti dalla frase ricorrente: “Dio mandò il suo angelo”. Secondo i miei calcoli, vi sono circa trecento riferimenti agli Angeli nei due Testamenti. San Bernardo sottolinea che è di preminente necessità avere una positiva devozione agli angeli. Così grande è il loro ufficio nei nostri riguardi, che dev’essere ripagato almeno con la nostra attenzione. E’ necessario , egli dice. La nostra fede negli Angeli risente grandemente degli sforzi con cui cerchiamo di renderceli visibili, cioè le statue e i dipinti”.



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Per Duff “siamo tanto privi di qualsiasi nozione su ciò cui gli angeli assomigliano, che i risultati sono pietosi quando avviene di rappresentarli. Di solito sono raffigurati come effeminati o senza dignità. I potenti Cherubini, che giocano con le stelle come un bimbo giocherebbe con una palla, sono spesso dipinti come vivaci baby con le ali. Nulla di più lontano della realtà, poiché ogni Angelo è un vero mondo a sé, sul quale Dio ha riservato il Suo pensiero. In ognuno c’è potenza e bellezza e intelligenza al di là della nostra immaginazione!”

Gli angeli “non solo adempiono innumerevoli uffici nei confronti degli uomini, ma ad essi è stata affidata una parte importante nelle operazioni della natura e nel governo dell’universo”.

Ad esempio essi hanno per gli animali una funzione affine a quella di averne cura. “Questa intelligente sovrintendenza da parte degli angeli, o di alcuni tra loro – afferma Duff – potrebbe spiegare molti fenomeni che ci risultano misteriosi, come ad esempio la migrazione degli uccelli. Questo è un fenomeno stupefacente: viene un certo giorno in cui immediatamente, per quel che noi così inesattamente e a casaccio chiamiamo l’azione dell’istinto, determinati uccelli si ammassano insieme da un intero paese e prendono il volo verso un’altra terra. Là rimangono finché il segnale non viene ripetuto, allora essi ritornano in volo alla loro antica dimora. E’ un impresa sconcertante, ma alla luce dell’azione angeli sarebbe comprensibile come la conduzione delle pecore”.


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Gli Angeli, sostiene lo studioso, “sono invocati in modo speciale nelle preghiere della Legione. Quando ripenso ai primi tempi di formazione, non mi è chiaro come furono inseriti gli Angeli. Infatti i pensieri dei legionari non erano allora rivolti agli Angeli. Se mi si chiedesse quale era il nostro atteggiamento verso di loro, dovrei dire che era inadeguato. Non apprezzavamo del tutto l’immensità del loro compito. Consideravamo le nostre relazioni con loro come individuali, private. Ognuno di noi aveva un Angelo custode al quale pensavamo; e ci pareva che non avessimo nulla a che fare con nessun altro Angelo custode. Ma questo è insufficiente. Ciò ch’è in gioco è qualcosa di gran lunga più ampio. Essi sono gli alleati del nostro conflitto; gli Angeli, sia tutti uniti che individualmente, cooperano con noi. Fino a un limite che non possiamo comprendere, essi ci sono necessari. Il ritiro di tale sostegno potrebbe significare il collasso completo dell’umanità di fronte agli attacchi avversi”.

Gli Angeli, prosegue Duff, “fecero la loro comparsa sulla nostra tessera di preghiera con due invocazioni. La prima a san Michele che è invocato personalmente. Ciò è molto giusto, perché l’ufficio di san Michele è stato unico. Nell’Antico Testamento egli era il patrono di quel popolo eletto, un fatto cui di rado si fa attenzione. Quando la Chiesa prese il posto della legge ebraica,  san Michele fu trasferito al nuovo popolo eletto, la Chiesa di Cristo. Questo ci porta a chiederci quale sia il rapporto di san Michele con gli Ebrei di oggi. Certamente non è possibile che egli li possa dimenticare”.


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Continua Duff: “Una madre non dimenticherà suo figlio, anche se il figlio si perde su cattive strade. Né potrebbe san Michele, il cui amore è come quello di un migliaio di madri, dimenticare il popolo di cui è stato cos’ solennemente designato come custode  dall’inizio della loro storia. Perciò quelli di voi che si occupano degli Ebrei dovrebbero ricordarselo particolarmente. Subito dopo Maria l’ebrea e Giuseppe l’ebreo, dovrebbero rivolgersi al potente Michele per chiedere aiuto nei loro sforzi. La seconda invocazione era per gli Angeli custodi. Quella concezione manchevole nei loro riguardi durò per molto tempo, ma un processo di chiarimento continuava. Prima ci fu rammentato che dobbiamo invocare anche i Custodi di coloro che cerchiamo di aiutare. E poi, pian piano, cominciamo a vedere la schiera angelica come complemento della nostra campagna: una Legione celeste che combatte accanto a noi. Quest’alleanza ha parecchi aspetti”.

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Thomas Hawk | CC BY-NC 2.0

Ogni legionario ha un Angelo custode, intimamente legato alla sua vita. “Questo custode – conclude il Fondatore della Legio Mariae – non dorme mai. In un certo senso, la battaglia del legionario è assai più per l’Angelo che per lui. L’Angelo infatti vede chiaramente le questioni in gioco, cioè la gloria di Dio, il pericolo dell’anima del legionario e il destino di quelle altre anime con cui siamo in contatto. Tutte queste realtà di grande importanza, che noi intravediamo solo oscuramente, l’Angelo le valuta con acutezza. Ma questo è ben lontano dall’essere l’unico rapporto. Tutti gli altri Angeli sono attivamente interessati. Per esempio gli Angeli custodi di quelli con cui siete uniti in qualsiasi aspetto o forma. Poi tutti gli altri angeli custodi del mondo intero non sono estranei a questa amorevole disposizione. Proprio come ogni cuore  legionario nel mondo batte quasi  all’unisono  con ogni settore del nostro lavoro, così ed egli Angeli. L’intera loro schiera è ardentemente interessata all’attività di ciascun Angelo e di ognuno di noi”.



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