Teen Star è un percorso sull’educazione alla sessualità e all’affettività fondato sulla teologia del corpo di San Giovanni Paolo II. Per approfondire questa proposta che è già presente in tantissime scuole di tutto il mondo abbiamo intervistato il ginecologo Patrizio Calderoni.L’inizio del nuovo anno scolastico ci offre l’occasione di portare all’attenzione di genitori e insegnanti una proposta educativa all’altezza dei cuori grandi dei nostri figli. Vanno di moda, è triste usare quest’espressione, i corsi di educazione sessuale a scuola; sappiamo bene che nella maggior parte dei casi il discorso si riduce a un’approfondita informazione sui sistemi di contraccezione. Sappiamo anche che in taluni casi ci si spinge molto oltre, con una sfrontata propaganda a sostegno dell’aborto e di ogni genere di pratica sessuale. Insomma, si trattano i giovani come grumi esplosivi di istinti da liberare, ma senza fare “danni”. Curioso, o meglio paradossale, – ed emergerà nell’intervista che vi proponiamo – che la sessualità vada di pari passi con un’idea distorta di protezione. Il sillogismo arriva alla conclusione che per amare mi devo proteggere dall’altro. Siamo sicuri che questo è il meglio che possiamo offrire ai nostri figli? Siamo sicuri che i giovani vogliano solo “fare sesso”? Ovviamente no.
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All’inizio degli anni ’80 la ginecologa Hanna Klaus ha sviluppato un percorso chiamato Teen Star, un programma di educazione affettiva rivolto a tutti coloro che vivono e lavorano con i giovani, primariamente Insegnanti, Educatori, Genitori ed Operatori Sociali. Come fondamento alla base di questa proposta di educazione all’affettività c’è il riferimento alla teologia del corpo di Giovanni Paolo II, vale a dire una concezione del corpo come dono ricevuto e come dono offerto all’altro e una concezione dell’amore come atto di responsabilità di persone che sono consapevoli di quello che possono ricevere e che possono dare.
Oggi il progetto è gestito a livello internazionale dalla professoressa Vigil Pilar (docente alla Facoltà di Scienze Biologiche della Pontificia Università Cattolica del Cile) che, insieme alla responsabile italiana Donatella Mansi, collabora dal 2010 con il Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore nel formare tutor del percorso e in attività di ricerca. Teen Star è presente in 40 paesi al mondo, noi abbiamo incontrato il dottor Patrizio Calderoni, ginecologo di Bologna che da molti anni è tutor e porta nelle scuole questa proposta educativa.
Caro Patrizio, siamo felici che tu abbia accolto l’invito di Aleteia For Her a raccontarci la tua esperienza. Cos’è Teen Star?
È un corso di educazione all’affettività nato diversi decenni fa fuori dall’Italia ed è diffuso in molti paesi. È un corso proposto ai ragazzi delle scuole medie e superiori, c’è anche la possibilità di proporlo in quarta e quinta elementare, ma la parte rilevante è la proposta fatta ai ragazzi preadolescenti e adolescenti. Prevede almeno 8 ore di lezione, si può arrivare fino a 12, e non sono lezioni da ascoltare e basta; il senso è far sorgere nei ragazzi la loro capacità di giudizio in merito a tutto ciò che è implicato nella sessualità e nell’affettività. Il metodo che si usa è quindi induttivo: si cerca di provocare i ragazzi per far emergere le loro riflessioni, per poi aiutarli nel giudizio.
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Il nome è molto suggestivo. “Star” è una parola vincente nel mondo di oggi, nei suoi diversi significati. Però l’immagine della stella che proponete ai ragazzi contiene un’ipotesi umana: ogni persona è un’unità di più fattori che non vanno separati, come le cinque punte formano un’unica stella. Semplificando, è un invito a guardarsi come unità di spirito e corpo?
La stella è l’emblema di quello che cerca di fare il corso: invitare a guardare insieme tutti gli aspetti dell’umano, dall’intelligenza, all’emotività, alla dinamica sociale. Quando si vive una qualunque esperienza tutti questi aspetti sono coinvolti, nulla è eliminato. C’è proprio una lezione dedicata alla stella in cui si mette a tema il fatto che anche in merito alla sessualità tutti gli elementi che costituiscono la persona sono coinvolti; offrendo degli stimoli ai ragazzi, loro confermano questo bisogno: non esiste nulla di fisico che non implichi anche l’uso della ragione, che non richieda la partecipazione emotiva.
Banalmente, quando si parla di corsi di educazione sessuale, si pensa a quelle chiacchierate su tutti i possibili contraccettivi che esistono. Che differenza c’è tra prevenzione ed educazione?
Anzi, più che prevenzione si parla di protezione, quando ci si riferisce alla sessualità in termini di contraccettivi. L’esperienza sessuale si riduce all’idea di proteggersi da qualcosa che potrebbe fare male. Figuriamoci che proposta umana è. Questa idea di protezione, dalle malattie e dalle gravidanze indesiderate, si riduce a mettere insieme delle istruzioni per l’uso. Dunque non è educazione, è pura istruzione sui cosiddetti rischi. L’educazione implica che i ragazzi debbano essere aiutati a tirar fuori da se stessi la capacità di scegliere, il bisogno di dare un giudizio su ciò che fanno.
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Oggi c’è una grande lamentela sui giovani, si dice che non sono capaci di impegnarsi e non c’è speranza; invece, quando si propongono loro degli approfondimenti che li toccano sul vivo e testimoniati da esperienze vere, i ragazzi tirano fuori cose bellissime. Sono capaci di emozionarsi, desiderano la bellezza e sono capaci di dare dei giudizi sul bene e sul male. Non trattiamoli da meno di questo. E parlo anche di quei ragazzi che gli adulti etichettano facilmente come problematici, sono capaci di risorse impensabili.
Che domande emergono da loro durante i corsi?
È chiaro che, soprattutto alle scuole medie, le domande dei ragazzi sono mosse dalla curiosità. “Quando è il momento giusto per avere rapporti?”, “Come si fa?”. Il discorso si orienta, allora, sul fatto che la sessualità implica la fertilità e quindi nascono poi domande indirette sul modo in cui evitare una gravidanza a 14 o 15 anni. Rispetto a questi interrogativi, la risposta non può essere del tipo: “Fino a 15 anni non puoi farlo”; invece è interessante, e adeguato alle loro aspettative, farli riflettere sull’evidenza che la sessualità è legata all’affettività, all’amicizia e all’amore. Amore ormai è una parola inflazionata, quindi non è scontato sapere cosa significa. Altro tema centrale è proporre loro l’ipotesi che sessualità non è “fare sesso”, come si sente dire dappertutto in TV, frase che suggerisce che il sesso sia solo divertimento o lo sfogo di certi istinti. La sessualità, anche inconsapevolmente, smuove tutta la persona. Infatti, quante volte, si sente dire da quelli che fanno sesso liberamente che non sono felici, perché lo sfogo istintivo è un’esperienza riduttiva della bellezza. Sono esperienze fisiche che non danno soddisfazione. Io lo chiedo sempre ai ragazzi: “Qual è la cosa che volete più di tutte nella vita?” e inevitabilmente salta fuori che ognuno vuole essere felice. Cosa vuol dire essere felice? Vuol dire sfogare tutti i tuoi istinti e soddisfare tutti i desideri immaginabili oppure vuol dire vivere in pienezza e soddisfazione ogni aspetto della vita?
Tu peraltro sei un ginecologo, il tuo punto di osservazione potrebbe essere strettamente anatomico. La proposta di Teen Star s’innesta sulla “teologia del corpo” di San Giovanni Paolo II, quindi sei portavoce dell’ipotesi che ogni corpo non è un oggetto ma contiene un progetto divino di bene. Anche l’osservazione fisico-anatomica tiene conto del valore spirituale della persona?
Proprio la mia esperienza di ginecologo mi rende assolutamente convinto che l’aspetto strettamente anatomico non può essere considerato da solo. Quando visito una donna, la visita non può essere solo la verifica che l’apparato genitale sia a posto o che la gravidanza proceda bene; visitare una donna implica tenere conto di tutto il vissuto di lei e, se c’è una gravidanza in corso, tutta la coppia è parte del mio interesse. Che nel mio mestiere sia implicato ogni aspetto dell’umano è evidente; magari, lo dico ironicamente, un ortopedico potrebbe essere tentato di ridurre tutto a delle ossa, ma chi fa ginecologia ed ostetricia sa che ogni questione fisica implica un discorso più ampio sulla persona nella sua interezza.
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E quindi, oltre al tuo impegno medico, hai scelto di dedicare tempo all’educazione dei ragazzi. La tua collaborazione con Teen Star come è nata?
Io e mia moglie da 30 anni, nel tempo libero che il lavoro ci concedeva, facevamo dei corsi di educazione sessuale molto brevi. A questo si è aggiunta la collaborazione con Teen Star. Sono andato in tantissime scuole, più pubbliche che private, e negli ultimi anni ho svolto questi corsi soprattutto nelle quinte elementari, il cui svolgimento è sempre stato preceduto da un incontro coi genitori. Questo momento è stato fondamentale, perché i genitori devono capire che sono loro i veri educatori dei figli, non è la scuola da sola, né lo Stato, né tanto meno un esperto come me che resta a parlare coi loro figli solo un paio d’ore. Sottolineare questa necessità di un confronto educativo coi genitori è una delle cose che ho più a cuore. Adesso che siamo in pensione riusciamo a fare corsi molto più elaborati.
Visto che hai citato le scuole pubbliche, ti chiedo un commento. Di solito un percorso di affettività e non di mera educazione sessuale lo si pensa nel contesto di scuole cattoliche. C’è anche il pregiudizio diffuso che le scuole pubbliche desiderino solo proporre strumenti di prevenzione sessuale. Quanto a te, com’è stata l’accoglienza nella scuola pubblica?
Nel mio caso l’esperienza con le scuole pubbliche è stata molto bella e in particolare coi genitori, lo ripeto. Ho trovato in loro una grande curiosità, perché capiscono che approfondire certi argomenti ha a che fare col bene dei propri figli. E poi aggiungo: è vero che alle spalle di Teen Star c’è la teologia del corpo di San Giovanni Paolo II, ma la nostra proposta non è confessionale.
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All’origine del confronto che proponiamo c’è l’ipotesi che la bellezza dell’umano sta nel fatto che è stato fatto così e che è fatto così. È riduttivo pensare che la gente si accontenti della superficiale propaganda sessuale che va per la maggiore, la domanda dentro ciascuno permane e riguarda una tensione della persona al desiderio di una felicità compiuta.
Per chi è interessato a ospitare il corso di Teen Star nella propria scuola come si deve fare?
C’è un sito nazionale a cui rivolgersi e in cui sono descritti tutti i corsi a disposizione, anche quelli per diventare tutor. È importante che ci siano insegnanti interessati a diventare tutor, cioè disposti a portare i corsi di Teen Star nelle proprie scuole, dopo essersi formati.