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La relazione con il diavolo di Santa Teresa d’Avila

SAINT TERESA OF AVILA
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don Marcello Stanzione - pubblicato il 05/09/19
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“Si è presentato a me sotto forma sensibile, ma molto spesso senza alcuna, in quel genere di visione che ho già riferita e dove, senza percepire una forma, si vede qualcuno presente”Si può fare, con gli scritti di Santa Teresa, un ritratto del demonio. Un ritratto fisico, anzitutto. Diciamo subito che esso non ha nulla di originale: Santa Teresa non ha l’immaginativa di un Gerolamo Bosch.

La Santa non ha fatto alcuno sforzo per figurarsi il Nemico, e il Diavolo se ne è, per così dire, vendicato nelle sue apparizioni. Egli dunque ha una “forma ripugnante”; la sua bocca è “spaventosa”, la sua voce “terribile”. Da tutto il corpo si sprigiona una “grande fiamma completamente chiara, senza mescolanza d’ombra”. Come Proteo, egli assume varie forme. Un giorno, è “un orribile piccolo negro”, un altro giorno “due demoni dall’abbominevole aspetto” sembrano “cingere con le loro corna la gola” d’uno sventurato sacerdote. Un gran numero di demoni afferrano sotto gli occhi della Santa il corpo di un dannato, se ne fanno un trastullo, lo trascinano “dal l’uno all’altro lato mediante grandi uncini”.

ESTASI SANTA TERESA

Wikipedia

Transverberazione di santa Teresa d'Avila, Bernini – Santa Maria della Vittoria, Roma

“Mentitore, ipocrita, tenebroso”

Ma questo mostro dalla pelle nera, dalla fronte cornuta, dai piedi biforcuti, che vomita fuoco, che fa attanagliare dai diavoli minori le anime condannate all’Inferno altro non è che un simbolo; Santa Teresa lo sapeva e non attribuì mai maggior realtà di quanta ne occorresse alle immagini delle sue visioni. E’ in modo visibile d’altronde, imponendo soltanto la sensazione della sua presenza, che il demonio si manifesta ordinariamente a lei. Raramente”, ella dice “si è presentato a me sotto forma sensibile, ma molto spesso senza alcuna, in quel genere di visione che ho già riferita e dove, senza percepire una forma, si vede qualcuno presente. Molto più interessante poi del ritratto fisico del demonio è il suo ritratto morale. Non è, come si può immaginare un ritratto lusinghiero. Mentitore, ipocrita, tenebroso, crudele verso coloro che ha soggiogati al suo impero, il demonio, per chiudere la descrizione, è altrettanto vile con chi gli sa resistere quanto impudente con chi gli cede.

Il nemico di Dio

Tutto sommato, è un tristo individuo, un tiranno cattivo. Nulla ha a che fare con la poesia, che ha ornato di seduzioni l’angelo ribelle e ne ha fatto il tipo del genio colpevole o anche soltanto sventurato. Malgrado certi aspetti quali la menzogna, le tenebre, la Santa non lo pensa con pretese metafisiche; vede in lui un essere concreto, reale, tanto reale e concreto quanto voi e me. Questo essere è il nemico di Dio, dunque il nemico di ogni bene e, specialmente di quel bene fondamentale che è la salvezza dell’anima. Essa se lo rappresenta con semplicità, senza sottintesi né ricercatezza, riassumendo in lui tutto quanto è completamente contrario alla perfezione morale e ostile alla volontà di Dio.


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La relazione con il diavolo

Partendo da questo punto, si potrebbe sostenere che nelle apparizioni demoniache Teresa, ispirandosi alla fede e alle credenze popolari, non fece che personificare esternamente a sé le tendenze e gli impulsi che si opponevano, in lei come in ciascuno, all’unificazione sincera della sua vita interiore ed al coraggioso suo slancio verso Dio. Essa vuol vivere secondo verità; se si sente attratta verso la menzogna, e soprattutto verso quella menzogna segreta che si atteggia a verità, sì è che un mentitore tenta di sedurla: il demonio. Essa è ardente, risoluta, generosa; se si sente stanca, angosciata, vile, troppo preoccupata di sé, l’immagine del demonio sta per sorgere a simboleggiare così pericolosi stati d’animo. La Santa ha stabilito una relazione tra il demonio e gli impulsi indocili e perversi della vita interiore.

Nel fondo dei nostri errori

Questi sono i migliori alleati del demonio: meglio ancora, derivano da quelli che si potrebbero definire i suoi punti d’appoggio. Il diavolo sta appiattato nel fondo dei nostri errori, delle nostre illusioni, delle nostre debolezze, del nostro orgoglio, e trae profitto di tutto quanto ne deriva per volgerlo ad utile suo. Guai all’anima che ha troppa fiducia nelle proprie virtù, che si concentra sui suoi malesseri, che asseconda vilmente qualche biasimevole abitudine, che non affida delle occasioni, che, triste e turbata, trascura l’orazione e la penitenza. Ma una potente riflessione di Santa Teresa, una di quelle sorprendenti espressioni che il suo genio le mette nella penna, invita a diffidare nei riguardi del diavolo di un’ipotesi naturale, invita a diffidare nei riguardi del diavolo di un’ipotesi naturale, ma troppo semplicista.


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“Uno spirito ne sente un altro”

A proposito delle parole che vengono dal demonio, questa psicologia a cui nulla sfugge nota anzitutto che producono solo aridità e inquietudine . Poi soggiunge: “E’ un’inquietudine di cui non si arriva a scoprire la causa: si direbbe che l’anima resista, si turbi, si disperi, senza saperne il perché; ciò che le vien detto non ha nulla di male, sembra anzi piuttosto buono. Mi domando se non è perché uno spirito ne sente un altro”. “Uno spirito ne sente un altro”. E’ inutile che cerchiamo altrove negli scritti di Santa Teresa l’esperienza del demonio. Nel corso d’una vita che fu lungi dall’essere rettilinea, in cui molte furono le tentazioni, molti i pericoli e gli ostacoli; in cui, diffidente e d’altronde messa in guardia dovette sospettare innumerevoli tranelli, la Santa ha distinto nettamente ciò che, provenendo da noi stessi, prende in noi a far prendere perfino ai migliori impulsi una piega nefasta e dà ad altri, perniciosi e dissimulati, una strana potenza; da ciò insomma che proviene da “un altro”.

Il posto nell’Assoluto

Il suo spirito tende verso Dio, un altro risuona la divina chiamata, così trema tutta a questo contatto quando risuona la divina chiamata, così trema tutta a questo contatto ripugnante. In sostanza, per quel che si può dimostrare direttamente, il valore oggettivo della sua esperienza di Dio. Le povere anime in preda a moti contraddittori, prive di guida, infrante, a brandelli, che credono di subire l’azione dell’Onnipotente o quella del Suo nemico, è assai verosimile che attribuiscono ad altri ciò che ribolle in loro, e che esse non abbiano sufficiente energia per padroneggiarlo. Ma Teresa non è di queste anime. Con eroica ascesa ella prende da sé il suo posto nell’Assoluto e Dio stesso ve la fissa, libera, dominatrice del mondo e di se stessa. Dall’alto di questa torre donde “lo sguardo va lontano” il suo campo spirituale le si mostra chiaramente: ella ne può quindi tracciare i limiti e scoprirvi con sicurezza la presenza degli altri spiriti.


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