Il mese di novembre è tradizionalmente dedicato all’aldilà: i cristiani meditano sulla loro unione con Dio nell’eternità. Sulla terra quest’unione, imperfetta, si fa nella Chiesa visibile. In Cielo sarà lo stesso, ma in una Chiesa creata di nuovo, non più “militante” ma “trionfante”.
Alla fine dei tempi, gli uomini vivranno con Dio nella Chiesa. Ora, questa Chiesa eterna sarà insieme quella che conosciamo quaggiù ma anche una creazione nuova, una realtà differente. Perché la Chiesa non scomparirà, alla fine del mondo: al secondo avvento di Gesù Cristo gli uomini salvati saranno chiamati a vivere eternamente con Dio.
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La Chiesa, grazie alla quale essi avranno beneficiato in terra dei mezzi di salvezza (annuncio della Parola, sacramenti, intercessione dei santi, preghiere eccetera) sparirà per lasciare posto al Regno? Oppure sarà ancora nella Chiesa che vedremo Dio e che vivremo tutti insieme con Lui? La seconda proposizione è quella vera: no, alla fine dei tempi la Chiesa non sarà soppressa – è in essa che saremo con Dio. Questa Chiesa eterna, però, sarà perfettamente identica a quella che conosciamo ora? Oppure sarà diversa? Anche qui, la risposta giusta è la seconda.
La Gerusalemme celeste
La Chiesa eterna non sarà un mero prolungamento di quella che attualmente peregrina per le vie della storia, senza mutazione qualitativa: essa sarà piuttosto un cielo nuovo e una terra nuova, perché discenderà direttamente da Dio, così come attesta il veggente dell’Apocalisse:
Vidi la Città santa, la nuova Gerusalemme, che discendeva dal cielo, da Dio.
Ap 21.2
Così questa Chiesa eterna, la Gerusalemme celeste, sarà una nuova creazione. Sarà dunque differente dalla Chiesa storica.
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Nell’eternità, la società visibile che è la Chiesa militante, quella che conosciamo coi nostri sensi, sarà scomparsa. Sussisterà soltanto la Chiesa trionfante, la società che sarà pervenuta alla fase ultima del compimento celeste della salvezza, e che comprenderà nei suoi ranghi più membri di quanti siano stati i cristiani dichiarati, aggiungendovi tutti i giusti di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Eppure la Tradizione cristiana ha sempre chiamato “Chiesa” questo compimento del disegno di Dio sull’umanità.
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Per alimentare il contenuto della nostra speranza, è dunque legittimo interrogarsi sulle differenze e sui punti in comune tra la Chiesa visibile e la Chiesa eterna. Che cosa della prima sussisterà nella seconda? E che cosa sarà abrogato? Quali elementi cambieranno e quali saranno quelli che, presenti nella Chiesa visibile, resteranno nell’Ecclesia eterna?
Gli elementi che cambieranno
Nella Chiesa eterna, l’attuale gerarchia di governo scomparirà: non ci saranno più preti, vescovi e papi. Al suo posto regnerà l’uguaglianza dei figli di Dio, quella che conferisce il battesimo. Significa che scomparirà ogni gerarchia? No, ma l’attuale gerarchia sarà sostituita da un’altra: quella della santità e dell’amore. Non ci saranno più sacramenti. La vita divina che essi dispensano quaggiù mediante i gesti e le parole dei ministri della Chiesa avverrà, nella Gerusalemme celeste, all’interno degli eletti.
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Non avremo più bisogno di riceverla dall’esterno! Dio sarà tutto in tutti. La fede cederà il posto alla visione immediata di Dio. Così neppure la speranza avrà più ragione di esistere: allora possederemo quel che avremo sperato qui in terra. Altro elemento della Chiesa visibile che non esisterà più nella Chiesa eterna: lo sconcertante miscuglio di santi e peccatori al suo interno. La Città eterna non comprenderà che dei santi. Tra le sue mura, il peccato e la morte non avranno più posto.
Gli elementi che resteranno
Tuttavia, la Chiesa che durerà eternamente dopo la fine dei tempi sarà la medesima che conosciamo ora. Anzitutto perché gli eletti che abiteranno la Gerusalemme celeste saranno quegli stessi che avranno composto la Chiesa nella sua condizione terrestre.
I donativi vorrebbero che i cattolici riconoscessero due Chiese: la presente, che comporta la compresenza dei buoni e dei cattivi, e quella che deve venire dopo la risurrezione, la quale non comprenderà se non i buoni, come se i santi che un giorno regneranno con Cristo non fossero i medesimi che vivono oggi nella giustizia e sopportano i cattivi per amore del suo nome.
Sant’Agostino
Soprattutto, l’elemento della Chiesa terrestre che resterà nell’eternità sarà quello che fa la sua identità profonda fin da quaggiù: infatti, la realtà essenziale inerente alla Chiesa nelle sue due condizioni, terrestre e celeste, resterà la medesima – si tratta della carità, che «non passerà», come afferma san Paolo nella prima epistola ai Corinzi (1Cor 13,8). L’Amore sarà il trait d’union fra la Chiesa temporale e la Chiesa eterna. I nostri gesti di amore sono eterni. L’Apocalisse non dice dei salvati che «le loro opere li seguono» (nell’aldilà – Ap 14,13)?
La Chiesa visibile anticipa e prepara la nostra condizione eterna
Così la Chiesa nella quale attualmente ci troviamo non è il fine ultimo del mondo: essa prepara e anticipa la Chiesa celeste. È importante sottolineare insieme, fra le due, la continuità e le differenze. Queste considerazioni non sono oziose: gli elementi durevoli possono aiutarci a relativizzare quelli transitori, perché lo scopo essenziale non sia mai perso di vista. Comunque teniamo a mente che tra gli elementi transitori alcuni, come i sacramenti, restano della più alta importanza fino a quando non avremo toccato il termine dell’eternità.
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[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]