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Una suora e quattro ragazzi si inventano a La Spezia “I sabati della carità”

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 15/01/20
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Una bella iniziativa che si svolge tra merenda, gioco, momento di preghiera, e tanta tanta compagnia alle persone sole

Da La Spezia arriva una bellissima storia di fede e amore verso il prossimo. Quattro ragazzi e una suora un giorno decidono di uscire per le strade della città per incontrare le persone che vivono ai margini della società e offrire una merenda, un tè caldo ma soprattutto dare loro visibilità, ascolto, dignità.

È così che quasi dieci anni fa alla Spezia è nato il gruppo dei “sabati della Carità”, grazie a suor Elisabetta Castellani delle Figlie della Carità, promotrice, guida e anima del gruppo.

Nel cortile della scuola

Ma come si svolge l’attività di questi ragazzi e ragazze, di età diverse, e di quattro diverse parrocchie, che sono Santa Rita da Cascia, Santa Maria Assunta, Sacro Cuore di Gesù e Santi Giovanni e Agostino?

Un sabato ogni quindici giorni, si legge sul portale Gazzetta della Spezia, tutti si ritrovano nel cortile della scuola di salita Quintino Sella, la Pia Casa di Misericordia delle suore vincenziane Figlie della Carità: ed è il punto di partenza della “missione”.

Da bambini e nonni

Merenda, gioco, breve momento di preghiera e poi divisione in gruppi: i più grandi, a gruppi di due o tre, si recano presso le famiglie in difficoltà per portare loro un pacco di viveri e, dove sono presenti anche dei bambini in età scolare, per aiutarli a fare i compiti.

Altri gruppi vanno a loro volta a trovare a casa anziani soli, i “nonni”, per far loro compagnia, per ascoltarli e per condividere il loro tempo come dei veri nipoti. I “meno grandi” – quelli che hanno appena ricevuto il sacramento della Cresima – guidati da alcuni giovani ed accompagnati dagli adulti, percorrono le strade della città e cercano le persone sedute davanti alle chiese, ai supermercati, agli angoli delle strade.



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La lingua inglese

Si piegano, mettendosi alla loro altezza per poterle guardare negli occhi, chiedono il permesso di parlare con loro, mettendo alla prova, a volte, le loro conoscenze della lingua inglese, e si mettono in ascolto di tante storie di vita, lasciandosi così trasformare.

A fine giornata, tutti tornano al luogo di partenza per un momento di condivisione delle esperienze vissute o per una breve formazione. Poi, dopo una cena insieme, si gioca, si balla, si canta (Gazzetta della Spezia, 14 gennaio).

Il gruppo “di Padre Alfonso”

Ma le attività dei “sabati della Carità” non si esauriscono in tali giornate. Due volte all’anno, in collaborazione con la “Mensa duemila”, i poveri, o meglio “gli amici”, vengono invitati alla Pia Casa per una cena e per qualche momento di svago.

E poiché la povertà non è solamente quella materiale, ecco ogni tanto gli incontri con il gruppo spezzino detto “di Padre Alfonso”, che si occupa delle persone disabili, e con la casa di riposo “San Vincenzo”, dove i ragazzi intrattengono gli ospiti con canzoni, con giochi di prestigio e con conversazioni sempre interessanti.



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