Vari gli interrogativi di fronte alla morte di Jesús Manuel Rondón Molina, in una regione in cui la Chiesa ha ricevuto gravi minacce da parte di gruppi irregolari e funzionari del Governo di MaduroLa strana morte di padre Jesús Manuel Rondón Molina, della diocesi di San Cristóbal, in Venezuela, scuote l’opinione pubblica e la Chiesa del Paese sudamericano, dopo che il suo corpo è stato ritrovato nel pomeriggio di martedì 21 gennaio nella zona El Campanario a La Palmita, un’area boschiva del municipio vicino di Junín (Rubio), nello Stato di Táchira.
Monsignor Mario Moronta ha annunciato il ritrovamento del cadavere del presbitero, e il suo messaggio è stato poi pubblicato sull’account ufficiale che la Chiesa diocesana ha sulla rete sociale Twitter:
Nuestro Obispo ha informado: "Con dolor y tristeza debo comunicarles que fue encontrado el cuerpo sin vida del p. Manuel Rondón. Oremos por él."
PAZ A SU ALMA
— DiócesisSC VE (@DiocesisSC) January 21, 2020
Il caso stava già attirando l’attenzione dei mezzi di comunicazione da quando lunedì 20 gennaio la Chiesa tachirense aveva messo in guardia sulla “strana scomparsa” del sacerdote, indicando: “Viviamo con preoccupazione la strana scomparsa del sacerdote Jesús Manuel Rondón Molina, membro di questo presbiterio”; “dal 16 gennaio non abbiamo avuto notizie della sua attività pubblica o pastorale”.
Il sacerdote, di 47 anni, risiedeva vicino al convento delle Carmelitane Scalze di Rubio e assisteva ogni giorno alla celebrazione della Messa di questa comunità religiosa. Dal 16 gennaio, però, le religiose non lo hanno visto, e neanche i suoi familiari avevano avuto più notizie di lui. La diocesi aveva quindi chiesto di “pregare per la sua integrità fisica e spirituale”.
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Cos’è accaduto a padre Rondón?
Secondo i media locali, si crede che il sacerdote potrebbe essere stato assassinato per rubargli la macchina, perché l’automobile su cui si spostava continuamente non è stata ritrovata. Il corpo, in stato di decomposizione, sarebbe stato portato alla morgue del Cimitero Municipale di San Cristóbal dalla polizia scientifica per essere sottoposto ad autopsia e scoprire le cause del decesso.
Sulla morte del sacedote circolano però anche altre ipotesi, una delle quali ritiene l’accaduto una possibile vendetta da parte dei gruppi irregolari che circolano alla frontiera tra Colombia e Venezuela, a seguito delle denunce pubbliche della Chiesa tachirense contro il traffico di droga, la tratta di esseri umani e le violazioni dei diritti umani.
Un messaggio per monsignor Moronta?
Dal 2017, monsignor Moronta ha denunciato le minacce contro civili e religiosi della diocesi di San Cristobal.
Nell’aprile 2019, l’Esercito di Liberazione Nazionale ha distribuito degli opuscoli che hanno suscitato “stupore e preoccupazione” tra i tachirensi per le dure minacce anche nei confronti di sacerdoti. La fermezza del vescovo diocesano si è mostrata chiaramente in quell’occasione: “Non possiamo permettere che si minacci la cittadinanza con questo tipo di azioni. Già è stato fatto a San Antonio del Táchira da parte di gruppi civili armati, e ora accade a Rubio”.
Domenica 18 gennaio, festa di San Sebastiano, monsignor Moronta ha deciso di non celebrare la Messa solenne di fronte alla difficile situazione che vive lo Stato di Táchira, senza elettricità, gas per uso domestico e benzina. “È un puro circo, perché manca il pane”, ha affermato.
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