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Le molte cose che hanno in comune i monaci e gli angeli

TRAPPIST MONK
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don Marcello Stanzione - pubblicato il 03/05/20
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“Caratteristica dell’esercito dei monaci, esercito angelico – scriveva sant’Ambrogio – è la lode frequente di Dio e la continua preghiera”

Se la vita monastica è angelica, non è l’identica vita degli angeli; è unita e simile alla loro, non la loro. La tradizione preferisce indicare tale assimilazione usando il termine “d’imitazione”: il monaco imita gli angeli nella loro funzione essenziale e nel loro modo d’essere.

Finalità precipua degli angeli è di lodare Dio, come asserisce la Bibbia nel libro dell’Apocalisse e la liturgia (Specialmente nell’ufficio della festa di S. Michele, 29 settembre) ci aiuta a comprendere: gli spiriti celesti sono alla presenza di Dio come sua corte, lo glorificano e lo adorano.

“Sulla terra ha una funzione angelica”

La vita monastica è angelica soprattutto perché contemplativa (S. Agostino, Episto., 147, XIII, 41, ed. M. Schumaus, Bonn, 1930. (Florilegium Patristicum, XXIII, p. 20-21). In ogni forma di vita religiosa la preghiera occupa il primo posto; anche se non sempre vi si dedica la maggior parte del tempo, è sempre l’occupazione più importante.

Il monaco, è per definizione, “un uomo contemplativo la cui patria è il cielo” (S. Bernardo, Epist., 399, P. L., 182, 612); il suo sguardo di contemplativo deve continuamente unirsi a quello dei cherubini e serafini (Apoftegma dell’Abate Bessarione, P. L., 73, 934, 7); sulla terra ha una funzione angelica: lo stesso servizio divino assolto in cielo dagli angeli (Santa Idelgarda, Scivias, II, 5, P. L., 197, 485, 486. Bernardo di Montecassino n. 85).

Le notti dei monaci

E realmente la prima caratteristica della lode angelica è la sua continuità: “con voce mai interrotta” “non cessano di proclamare senza fine” (Incessabili voce…Qui non cessant clamare quotidie…Sine fine dicentes” Prefazio del Messale Romano) la gloria di Dio.

Tale appunto è al preghiera dei monaci: si recano alla chiesa sette volte al giorno e di notte interrompono il sonno per ritornarvi e rendere a Dio, nella misura compatibile con la fragilità del corpo, un’assidua preghiera simile a quella degli spiriti che non conoscono riposo.

La lode frequente a Dio

“Caratteristica dell’esercito dei monaci, esercito angelico – scriveva sant’Ambrogio – è la lode frequente di Dio e la continua preghiera: per questo vivono continenti, si dedicano a sante letture e occupano continuamente il loro spirito a opere buone” (Epist., LXII, 82, P. L., 16, 1211).

La purezza

Altra caratteristiche rende la preghiera monastica simile a quella angelica, è la purezza che l’accompagna. Normalmente è più disinteressata di quella della maggioranza dei fedeli, che si preoccupano specialmente di richiedere beni temporali e il cui slancio verso Dio è ostacolato da preoccupazioni terrestri, Il religioso ha il dovere di premunirsi anche contro le cause di dissipazione che si potrebbero giudicare di poca importanza.

“Queste piccolezze – diceva Cassiano – appesantiscono il nostro spirito come impicci ben più rivelanti influiscono sulla gente del mondo, che se ne lascia ubriacare e che dipendono dalla loro condizione. Impediscono che il monaco, libero da ogni pensiero terreno, possa elevarsi a Dio, cui deve tendere tanto da sembrargli la minima separazione da questo Bene assoluto una vera morte, peggiore di tutte. Per realizzare il detto dell’Apostolo: “Pregate senza cessare mai” (1 Tess., 5,17) e “in ogni luogo levate le mani al cielo senza ira né dispute” (1 Tim. 2,8), l’anima deve stabilirsi nella pace, dopo aver spezzato i legami delle passioni carnali e indirizzare completamente il cuore verso il Bene unico e supremo.

L’anima “smarrita”

L’anima si smarrisce, per così dire, in questa purezza e ricostituisce la sua condizione terrestre su un esemplare spirituale e angelico: ogni sua impressione, parola o atto, diventa preghiera, non frammischiata ad impurità” (Conferenze, IX, 6). Gli angeli sono, nello stesso tempo, modelli e maestri di preghiera per il monaco.


MNICH
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