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Il pastorale del vescovo: guidare il gregge con stile

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Lucien de Guise - pubblicato il 22/06/20
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Dai semplici bastoni di legno a meraviglie tempestate di gioielli, la varietà dei pastorali dei vescovi cattolici nel corso dei secoli è sorprendenteNel periodo tra la Resurrezione e l’Ascensione, Cristo è stato impegnato a radunare i suoi seguaci. Era come un pastore con il suo piccolo gregge. Anche i suoi discepoli erano destinati ad essere pastori. I vescovi sono i loro successori, con San Pietro che ha un primato tra loro. Anche se Nostro Signore viene mostrato raramente con il bastone del pastore, sembra che i vescovi abbiano adottato questo strumento perché diventasse un tratto distintivo del loro ufficio.

Non è del tutto chiaro quando e come il pastorale sia diventato l’emblema del vescovo. C’è anche la possibilità che fosse una semplice continuazione della tradizione di portare un grande bastone per trasmettere autorità. Ciò che è indubbio è che man mano che i vescovi diventavano più importanti i loro ornamenti si facevano più sontuosi. Anziché un semplice bastone di legno con una curva per prendere le pecore – e una punta per pungolarle –, il pastorale è diventato presto una meraviglia incastonata di pietre preziose.

La varietà di pastorali è sorprendente. Le opportunità per gli artisti sono moltissime, e i risultati sono spesso ingegnosi. Il pastorale merita attenzione per lo splendore dei disegni, che tendono ad essere sottovalutati. Gli osservatori tendono a meravigliarsi di tutto ciò che circonda il vescovo, non solo del pastorale, che è parte delle insegne del vescovo quanto la mitra. L’unico vescovo che non ne ha portato uno per secoli è il Papa. Noti anche come vescovi di Roma, molto tempo fa i Papi hanno iniziato a portare una croce o un crocifisso su un bastone, piuttosto che il pastorale. Agli arcivescovi veniva offerta la stessa opportunità. Per rendere la situazione più complicata, alcuni pastorali vescovili riportano anche un crocifisso, ma nessuno che sia così elaborato da far pensare agli spettatori che si potesse trattare del Santo Padre.

Alcuni pastorali sono diventati così elaborati che è difficile capire cosa siano. Sicuramente non servirebbero a prendere le pecore. Per molti vescovi malati era anche un utile sostegno. Una tradizione che viene osservata dal clero cattolico è che la parte “a gancio” del pastorale punti sempre all’infuori, verso il gregge. Viene anche tenuto con la mano sinistra, anche se non tutti gli artisti sono sempre stati consapevoli di questa convenzione.

Gli artisti sono incorsi in un’altra leggerezza rappresentando delle donne che portavano i pastorali. Gli abati, come i vescovi, venivano rappresentati con un pastorale, e visto che lo stesso si applicava alle badesse, anche alle donne venivano attribuiti dei pastorali. È una cosa relativamente rara, ma i vescovi vengono spesso mostrati senza il pastorale.

Gli anglicani e una serie di altre denominazioni non cattoliche usano ora liberamente il pastorale. Non è stato molto popolare dopo la Riforma, con i suoi tratti di sfarzo papista. Martin Lutero è stato giustamente comprensivo nei confronti di questa tradizione, Giovanni Calvino no. Paradossalmente, le vesti nere che i primi protestanti favorivano rispetto alle vesti cattoliche dai colori vivaci erano estremamente costose. Tingere i tessuti di nero era un lusso assai caro.

Tra i cristiani ortodossi, i pastorali tendono ad essere diversi dalle versioni cattoliche. Chi pensa che il serpente sia riservato a Satana rimarrà sorpreso dal trovarlo come elemento principale in cima a molti pastorali portati dai vescovi ortodossi. Non sono del resto più sinistri dei serpenti che si vedono a volte sui crocifissi cattolici e spesso sui pastorali cattolici del secolo scorso.

C’è un serpente anche sul pastorale più famoso. In un gesto simbolico, nel 2016 Papa Francesco ha donato all’arcivescovo anglicano di Canterbury un pastorale. È stata la prima volta che accadeva dalla Riforma. Dare il pastorale sarebbe stato presto come una conferma dell’autorità del Papa su un vescovo. Molti protestanti britannici hanno rabbrividito quando lo hanno visto, mentre altri lo hanno considerato un segno di vera riconciliazione tra i due uomini di Dio. L’occasione era il 50° anniversario di una dichiarazione che cercava l’unità tra la Chiesa di Roma e la Chiesa d’Inghilterra. Il pastorale in questione era una replica di uno usato da San Gregorio Magno, il Papa che ha affidato a Sant’Agostino di Canterbury il compito di portare il cristianesimo in Inghilterra nel 597. Per quasi mille anni, gli arcivescovi di Canterbury hanno considerato il vescovo di Roma come loro pastore. Da meno di 500 guardano invece come punto di riferimento ai monarchi inglesi.

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