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Santa Ildegarda, la tisana di galanga e il bambino a cui era stata pronosticata la morte

HILDEGARD VON BINGEN
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Aliénor Goudet - pubblicato il 17/09/20
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Santa Ildegarda di Bingen, badessa benedettina tedesca del XII secolo e dottore della Chiesa, non è nota soltanto per le sue esperienze mistiche, ma anche per le scoperte in campo di rimedi naturali.

Abbazia di Rupertsberg, novembre 1149. Il sole è tramontato da un pezzo, quando Ildegarda finalmente emerge dalle cucine per recarsi nella propria cella, soddisfatta della sua ultima trovata. Da quando beve la tisana di galanga, i suoi polmoni fragili sembrano meno affaticati e non si sveglia più di notte con l’impressione di soffocare. Anche la digestione della sera sembra più facile. Sì, ecco due cose da aggiungere immediatamente al manoscritto dei suoi Physica.



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Proprio mentre sta per rientrare nella sua cella, però, delle voci risuonano dall’altro capo del corridoio. Una è quella di un uomo e la seconda è quella di suor Richardis, la sua discepola. Intrigata, la madre superiora si affretta verso l’ingresso del convento.

– Ve ne prego – implora la voce dell’uomo – fatemi parlare con la vostra badessa!

– Ve lo ripeto: madre Ildegarda a quest’ora dorme! Tornate domattina.

Suor Richardis è a colloquio con un uomo di grande statura: il suo volto, pallido come un panno di lino, è imperlato di sudore; è allo stremo delle forze e già un’espressione di terrore lambisce la sua figura. Colta da pietà, Ildegarda si unisce a loro.

– Che cosa succede? – domanda.

– Madre Ildegarda! – esclama l’uomo gettandosi ai suoi piedi – Mi hanno parlato dei vostri prodigi. Ve ne supplico, salvate mio figlio!

– Calmatevi – dice lei posando una mano ferma sulla sua spalla – e portatemi vostro figlio.


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Mentre suor Richardis si occupa della cavalcatura dell’uomo, il padre (che si chiama Riffer) segue la madre superiora fino all’infermeria dell’abbazia tenendo tra le braccia un ragazzino febbricitante di sei o sette anni, che geme di dolore tenendosi le mani sulla pancia. Riffer racconta che i medici hanno pronosticato la morte al piccolo Mathÿs. Secondo loro, non supererà l’inverno. Dopo aver sentito parlare di lei e dei suoi rimedi, aveva cavalcato dall’alba per venire a trovarla.



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– Mi descriva i suoi dolori – domanda la badessa una volta disteso il bambino.

Ascolta attentamente mentre passa una pezza umida sulla fronte di Mathÿs. Già dalla prima infanzia il bambino presenta i medesimi sintomi dopo ogni pasto: bruciore di stomaco, dolore addominale, diarrea, insonnia, frequenti conati di vomito… E il tutto peggiora col passare del tempo. Sentendo però che le prime manifestazioni si sono avute dopo lo svezzamento, Ildegarda si rivolge a Riffer.


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– Che mangiate, di solito?

– Molto pane, poi delle radici e dei fagioli – risponde Riffer –. Bacche e noci di tanto in tanto.

– A vostro figlio manca un’alimentazione gioiosa. D’ora in poi, nutritelo di radici di prezzemolo, di sedano, di zucca e di castagne. Lo si dovrà anche far digiunare qualche volta al mese. Il pane non glie lo darete che da farina di farro.

– Ma non ci sono campi di farro, da noi…

– E allora ve ne darò io. Quando l’avrete terminato, chiedete al vostro parroco di scrivermi e ve ne manderò ancora.

Riffer ascolta attentamente le sue parole, senza però esserne molto rassicurato. Ildegarda gli suggerisce di restare a dormire lì, quella notte, e di ripartire l’indomani. Spossato dal viaggio e dall’inquietudine, accetta volentieri. Dopo una tisana di galanga e di miele per rilassare lo stomaco, Mathÿs si addormenta accanto al padre e la badessa lascia l’infermeria. Invece di dirigersi nella sua cella, però, va in cappella e s’inginocchia davanti al crocifisso per affidare il nuovo paziente a Dio.

– Signore misericordioso, se così a te piace, non lasciare che quel bambino soccomba al suo male. Sia fatta la tua volontà.


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Aprile 1150. Mentre si reca in parlatorio Ildegarda alza la testa per guardare dalla finestra. La neve si è quasi completamente sciolta e lei non vede l’ora di scorgere i fiori del giardino che ne spuntano… ma non si attarda. Al suo arrivo in parlatorio, Riffer si alza dalla sedia, con gli occhi umidi e il sorriso da un orecchio all’altro.



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– Ah, madre! Che miracolo avete fatto! Mio figlio non sta più male! Ride e canta come gli altri bambini.

– Grazie di essere venuto a condividere questa gioia – risponde la badessa con le lacrime agli occhi.

– Tutto il villaggio ha seguito i vostri consigli, e non è mai stato meglio. Abbiamo deciso di coltivare a farro i nostri campi: come ringraziarvi?

– Non dimenticatevi di Dio, perché è lui a guarire, e nessun altro.


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Santa Ildegarda muore il 17 settembre 1179, lasciando dietro di sé opere preziose sulla medicina naturale, sulla teologia e sulla filosofia. Viene canonizzata il 10 maggio 2012 da Benedetto XVI e dichiarata Dottore della Chiesa il 7 ottobre del medesimo anno. È considerata oggi come la prima naturalista tedesca e un’antesignana della “tendenza healthy”.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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