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Sepoltura dei defunti: quali sono i criteri indicati dalla Chiesa?

ODPUST ZA ZMARŁYCH
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Toscana Oggi - pubblicato il 31/10/20
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Inumazione, tumulazione, cremazione: quali sono i criteri che la Chiesa indica per la sepoltura dei fedeli?Volevo sapere se, per la Chiesa, c’è una differenza tra la sepoltura sotto terra e la tumulazione in un loculo, e quale eventualmente sia da preferire potendo avere la possibilità di scelta.
Lettera firmata

Risponde don Gianni Cioli, docente di Teologia morale
Per rispondere alla domanda mi pare opportuno riportare integralmente quanto affermato nel Rito delle Esequie (Libreria editrice vaticana 2011) al n. 165: «La Chiesa cattolica ha sempre preferito la sepoltura del corpo dei defunti come forma più idonea a esprimere la pietà dei fedeli verso coloro che sono passati da questo mondo al Padre, e a favorire il ricordo e la preghiera di suffragio da parte di familiari e amici. Attraverso la pratica della sepoltura nei cimiteri, la comunità cristiana – facendo memoria della morte, sepoltura e risurrezione del Signore – onora il corpo del cristiano, diventato nel Battesimo tempio dello Spirito Santo e destinato alla risurrezione. Simboli, riti e luoghi della sepoltura esprimono dunque la cura e il rispetto dei cristiani per i defunti e soprattutto la fede nella risurrezione dei corpi».

«Tuttavia – prosegue il testo – in assenza di motivazioni contrarie alla fede, la Chiesa non si oppone alla cremazione e accompagna tale scelta con apposite indicazioni liturgiche e pastorali». Il titolo successivo recita «Motivate perplessità di fronte alla prassi di spargere le ceneri in natura»: «La prassi di spargere le ceneri in natura, oppure di conservarle in luoghi diversi dal cimitero, come, ad esempio, nelle abitazioni private, solleva non poche domande e perplessità. La Chiesa ha molti motivi per essere contraria a simili scelte, che possono sottintendere concezioni panteistiche o naturalistiche. Soprattutto nel caso di spargimento delle ceneri o di sepolture anonime si impedisce la possibilità di esprimere con riferimento a un luogo preciso il dolore personale e comunitario. Inoltre si rende più difficile il ricordo dei morti, estinguendolo anzitempo. Per le generazioni successive la vita di coloro che le hanno precedute scompare senza lasciare tracce».


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Per rispondere alla questione posta dal lettore mi pare necessario precisare che il Rito delle esequie, quando parla di sepoltura dei corpi, pone sullo stesso piano, senza alcuna indicazione preferenziale, la sepoltura in terra (inumazione) e quella in un loculo o comunque in un sepolcro in muratura o scavato nella roccia (tumulazione). La Chiesa afferma dunque di preferire la sepoltura del corpo dei defunti (senza distinguere fra inumazione e tumulazione) rispetto alla prassi della cremazione, alla quale tuttavia non si oppone laddove non si ravvisino motivazioni contrarie alla fede.

La Chiesa si oppone invece fermamente, in caso di cremazione, alla prassi, consentita dalla legge italiana, di spargere le ceneri in natura come pure a quella di conservarle a casa. In analogia a quanto ritenuto legittimo per la sepoltura dei corpi si ritiene che la corretta destinazione delle ceneri dei defunti sia il cimitero. Sempre in analogia alla sepoltura dei corpi nel cimitero le urne con le ceneri possono essere tumulate nei loculi o nei colombari, nonché nelle eventuali cappelle di famiglia, oppure inumate in terra, in questo caso in un’urna biodegradabile. Non appare invece accettabile la prassi di disperdere le ceneri in un prato predisposto ad hoc nel cimitero, secondo un costume che si sta facendo strada.

Per tornare alla domanda del lettore, la sepoltura dei corpi è preferibile alla cremazione, ma non vi sono indicazioni di natura teologica, morale o giuridica se «sia da preferire l’inumazione o la tumulazione potendo avere la possibilità di scelta». I criteri sono dunque lasciati alla sensibilità personale, nonché alle disponibilità economiche degli interessati perché le differenze nei costi fra l’inumazione e la tumulazione sono in genere molto rilevanti.


MOURNING COFFIN
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Qui l’articolo originale pubblicato da Toscana Oggi

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