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Breve ‘Vademecum’ per la nuova edizione del Messale Romano

KSIĄDZ PRZY OŁTARZU
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Padre Bruno Esposito, OP - pubblicato il 20/11/20
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Un uomo chiese ad un prete: “Se Dio è ovunque, perché devo andare in una chiesa?”. Il sacerdote gli rispose: “Tutta l’atmosfera è piena d’acqua, ma quando vuoi bere devi andare ad una fontana oppure ad un pozzo!”.

Non abbiamo solo un corpo da nutrire, ma anche un’anima da coltivare, ed in entrambi i casi non facciamo un favore a nessuno, ma è solo per noi. Altrimenti deperiamo e moriamo …

Premessa

L’uso, con la I domenica di Avvento, del nuovo Messale approvato dalla Conferenza Episcopale Italiana, dà l’opportunità di ricordare alcuni aspetti riguardanti in generale la liturgia[1] ed in particolare la celebrazione Eucaristica cattolica [2]. Il presente Vademecum si propone come semplice aiuto pratico, immediato ed utile, per vivere nel modo migliore possibile, nella pienezza delle dimensioni inerenti ad ogni persona, spirituali e fisiche, e quindi da figli di Dio, in modo particolare la santa Messa.

Al riguardo, non è fuori luogo ricordare una verità fondamentale: l’avvenimento, il fatto sul quale trova fondamento e ragione l’essere ed il dirsi cristiano: Cristo “… risorto dai morti …” (Mt 28, 7), senza questo convincimento ci potrà essere devozione, potremo fare dei riti, ma non saremo veramente ‘religiosi’ perché alla fine non avremo fede in quanto se non crediamo e viviamo nella certezza che Cristo è risorto vana è la nostra fede (cf 1Cor 15, 14). Infatti: “Il cristianesimo non è una dottrina, ma una comunicazione di esistenza”[3], ed essere cristiani e celebrare l’Eucarestia significa che: “Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga” (1 Cor 11, 26). La celebrazione Eucaristica non è una mera ‘memoria’, che ricorda ciò che è avvenuto nel passato, ma è essenzialmente ‘memoriale’: rende presente il mistero della nostra salvezza che siamo chiamati a vivere, a partecipare, a celebrare, appunto, nell’oggi del dono della vita che Dio ci ha fatto. Non è sufficiente ‘assistere’ passivamente.

La liturgia non è una realtà privata che fedeli, diaconi, presbiteri e vescovi gestiscono come se ne fossero gli esclusivi proprietari: le celebrazioni liturgiche non sono fatti privati! Quindi solo l’autorità competente nella Chiesa ha il dovere-diritto e quindi la competenza a regolare le singole celebrazioni[4]. In questo contesto si spiega la decisione dei Vescovi delle diocesi italiane di procedere ad una nuova edizione del Messale Romano al fine di aggiornare il linguaggio con espressioni che sono risultate più aderenti ad esprimere le verità sostanziali di fedeIn questa prospettiva ognuno coglie immediatamente che il non adeguarsi, per qualsiasi ragione, a quanto ora stabilito dai nostri Vescovi, costituisce una ferita alla comunione ecclesiale, quindi, l’esatto contrario del senso e del significato della celebrazione Eucaristica. L’uniformità, richiesta nello svolgimento delle celebrazioni liturgiche, è un’esigenza ed una manifestazione di comunione della libertà dei figli di Dio, e non deve essere assolutamente sentita o vissuta come un’imposizione tesa ad ottenere un mero ordine esteriore che annulla ed ‘appiattisce’ il singolo fedele.

Infine, in questa premessa è onesto[5] ricordare che l’Eucaristia non è ordinata al perdono dei peccati mortali (v. Dieci Comandamenti). Questo è proprio del sacramento della Riconciliazione. Il proprio dell’Eucaristia è invece di essere il sacramento di coloro che sono nella piena comunione della Chiesa”[6]. Quindi, l’Eucarestia rientra nei ‘Sacramenti dei vivi’, proprio per il fatto che chi si trova in stato di peccato mortale è spiritualmente morto, ed i morti non mangiano, e quindi è sacrilego, oltre che un contro senso, ricevere la santa Comunione quando si è coscienti di vivere in una situazione che contraddice la comunione con Dio ed i fratelli (cf 1Cor 11, 29). [Per una presentazione più dettagliata sulla questione, rinvio a: “Senso di colpa o senso del peccato? Esame di coscienza o d’incoscienza?”].

Dal punto di vista pratico, tenendo conto delle disposizioni concordate tra la Conferenza Episcopale Italiana ed il Governo Italiano[7] in conseguenza del Covid-19, i fedeli che intendono ricevere la santa Comunione rimangono in piedi al proprio posto, gli altri si mettono seduti. Il fedele per ricevere la santa Comunione porge verso il sacerdote la mano destra che sostiene la sinistra (in caso uno sia mancino al contrario), fa la debita riverenza, segno di adorazione, nel momento che il sacerdote depone il corpo di Cristo sul palmo della mano (ben distesa in modo da evitare qualsiasi contatto con le mani del sacerdote) ed immediatamente si comunica[8].

Cambiamenti nei testi del Gloria e del Padre nostro

Essi sono i seguenti: l’inno del Gloria che viene proclamato nelle domeniche, nelle feste e nelle solennità, modifica il testo d’esordio: non più: “… pace in Terra agli uomini di buona volontà …” ma, aderendo in maniera più fedele al testo originario, sarà: “… pace in Terra agli uomini amati dal Signore …”.

L’altro cambiamento più evidente riguarda il Padre nostro. Due sono le modifiche, l’aggiunta di ‘anche’: “… come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori …” e “… non abbandonarci alla tentazione …” al posto di “… non indurci in tentazione …”. Ecco il testo completo della nuova versione del Padre Nostro:

“Padre nostro che sei nei cieli

sia santificato il Tuo nome

venga il Tuo Regno

sia fatta la Tua volontà

come in cielo così in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

rimetti a noi i nostri debiti

come ANCHE noi li rimettiamo ai nostri debitori e

NON ABBANDONARCI ALLA tentazione

ma liberaci dal male”

Di seguito alcuni altri aspetti che conviene tenere presenti per ‘vivere la celebrazione’ estratti dall’OGMR.

GUARDA NELLA FOTOGALLERY LE ILLUSTRAZIONI DEL NUOVO MESSALE ROMANO

Il modo di proclamare i vari testi

38. Nei testi che devono essere pronunziati a voce alta e chiara dal sacerdote, dal diacono, dal lettore o da tutti, la voce deve corrispondere al genere del testo, secondo che si tratti di una lettura, di un’orazione, di una monizione, di un’acclamazione, di un canto; deve anche corrispondere alla forma di celebrazione e alla solennità della riunione liturgica. Inoltre si tenga conto delle caratteristiche delle diverse lingue e della cultura specifica di ogni popolo”.

Gesti e atteggiamenti del corpo

“42. I gesti e l’atteggiamento del corpo sia del sacerdote, del diacono e dei ministri, sia del popolo devono tendere a far sì che tutta la celebrazione risplenda per decoro e per nobile semplicità, che si colga il vero e pieno significato delle sue diverse parti e si favorisca la partecipazione di tutti[9]. Si dovrà prestare attenzione affinché le norme, stabilite da questo Ordinamento generale e dalla prassi secolare del Rito romano, contribuiscano al bene spirituale comune del popolo di Dio, più che al gusto personale o all’arbitrio. L’atteggiamento comune del corpo, da osservarsi da tutti i partecipanti, è segno dell’unità dei membri della comunità cristiana riuniti per la sacra Liturgia: manifesta infatti e favorisce l’intenzione e i sentimenti dell’animo di coloro che partecipano”[10].

“43. I fedeli stiano in piedi dall’inizio del canto di ingresso, o mentre il sacerdote si reca all’altare, fino alla conclusione dell’orazione di inizio (o colletta), durante il canto dell’Alleluia prima del Vangelo; durante la proclamazione del Vangelo; durante la professione di fede e la preghiera universale (o preghiera dei fedeli); e ancora dall’invito Pregate fratelli prima dell’orazione sulle offerte fino al termine della Messa, fatta eccezione di quanto è detto in seguito.

Stiano invece seduti durante la proclamazione delle letture prima del Vangelo e durante il salmo responsoriale; all’omelia e durante la preparazione dei doni all’offertorio; se lo si ritiene opportuno, durante il sacro silenzio dopo la Comunione.

S’inginocchino poi alla consacrazione, a meno che lo impediscano lo stato di salute, la ristrettezza del luogo, o il gran numero dei presenti, o altri ragionevoli motivi. Quelli che non si inginocchiano alla consacrazione, facciano un profondo inchino mentre il sacerdote genuflette dopo la consacrazione.

Spetta però alle Conferenze Episcopali adattare i gesti e gli atteggiamenti del corpo, descritti nel Rito della Messa, alla cultura e alle ragionevoli tradizioni dei vari popoli secondo le norme del diritto. Nondimeno si faccia in modo che tali adattamenti corrispondano al senso e al carattere di ciascuna parte della celebrazione. Dove vi è la consuetudine che il popolo rimanga in ginocchio dall’acclamazione del Santo fino alla conclusione della Preghiera eucaristica e prima della Comunione, quando il sacerdote dice

Ecco l’Agnello di Dio, tale uso può essere lodevolmente conservato.

Per ottenere l’uniformità nei gesti e negli atteggiamenti del corpo in una stessa celebrazione, i fedeli seguano le indicazioni che il diacono o un altro ministro laico o lo stesso sacerdote danno secondo le norme stabilite nel Messale”.

“44. Fra i gesti sono comprese anche le azioni e le processioni: quella del sacerdote che, insieme al diacono e ai ministri, si reca all’altare; quella del diacono che porta all’ambone l’Evangeliario o il Libro dei Vangeli prima della proclamazione del Vangelo; quella con la quale i fedeli presentano i doni o si recano a ricevere la Comunione. Conviene che tali azioni e processioni siano fatte in modo decoroso, mentre si eseguono canti appropriati, secondo le norme stabilite per ognuna di esse”.

Il silenzio

            Il silenzio previsto nella liturgia Eucaristica non deve essere inteso soltanto come esteriore, mera assenza di rumori, ma come presenza di Dio. Quindi contesto che è indispensabile per incontrare Dio, per ascoltarlo, per ringraziarlo ed adorarlo.

“45. Si deve anche osservare, a suo tempo, il sacro silenzio, come parte della celebrazione. La sua natura dipende dal momento in cui ha luogo nelle singole celebrazioni. Così, durante l’atto penitenziale e dopo l’invito alla preghierail silenzio aiuta il raccoglimentodopo la lettura o l’omelia, è un richiamo a meditare brevemente ciò che si è ascoltatodopo la Comunione, favorisce la preghiera interiore di lode e di supplica.

Anche prima della stessa celebrazione è bene osservare il silenzio in chiesa, in sagrestia, nel luogo dove si assumono i paramenti e nei locali annessi, perché tutti possano prepararsi devotamente e nei giusti modi alla sacra celebrazione”.

Riti di introduzione

Antifona d’ingresso

48. Se all’introito non ha luogo il canto, l’antifona proposta dal Messale Romano viene letta o dai fedeli, o da alcuni di essi, o dal lettore, o altrimenti dallo stesso sacerdote che può anche adattarla a modo di monizione iniziale (Cf. n. 31)”. Quindi è proclamata prima del segno della croce con il quale inizia la celebrazione.

71. Le intenzioni si leggono dall’ambone o da altro luogo conveniente, da parte del laico diacono o del cantore o del lettore o da un fedele”.

Liturgia eucaristica

Agnello di Dio

“83. Abitualmente l’invocazione Agnello di Dio viene cantata dalla schola o dal cantore, con la risposta del popolo, oppure la si dice almeno ad alta voce. L’invocazione accompagna la frazione del pane, perciò la si può ripetere tanto quanto è necessario fino alla conclusione del rito. L’ultima invocazione termina con le parole dona a noi la pace”. Quindi, in mancanza del coro, l’assemblea stessa può dire l’Agnello di Dio[11].

Antifona alla Comunione

“87. Se invece non si canta, l’antifona alla Comunione proposta dal Messale può essere recitata o dai fedeli, o da alcuni di essi, o dal lettore, altrimenti dallo stesso sacerdote dopo che questi si è comunicato, prima di distribuire la Comunione ai fedeli”. Quindi è proclamata prima della distribuzione della santa Comunione ai fedeli.

105. b) Il commentatore, che, secondo l’opportunità, rivolge brevemente ai fedeli spiegazioni ed esortazioni per introdurli nella celebrazione e meglio disporli a comprenderla. Gli interventi del commentatore siano preparati con cura, siano chiari e sobri. Nel compiere il suo ufficio, il commentatore sta in un luogo adatto davanti ai fedeli, non però all’ambone”.

Per tutti, nessuno escluso, queste brevi annotazioni, siano l’occasione per ripensare e recuperare, in spirito di comunione ecclesiale, il dono che Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, ci ha fatto, evitando così di sprecare un qualcosa di unico e prezioso.

Maria Santissima, interceda per ciascuno di noi la grazia di essere come Lei docili, accoglienti e fecondi. Ella che ha custodito e meditato i misteri della misericordia di Dio, ci aiuti a non essere figli ingrati, indaffarati o distratti, ma ci aiuti ad essere persone che fanno tesoro dei doni ricevuti per condividerli con amore con i fratelli, divenendo così uomini e donne di pace, che vivono consapevolmente ed in rendimento di grazia il mistero della loro salvezza: unica, vera ed eterna.

Santuario di Santa Maria del Sasso
Bibbiena (AR), 15-XI-2020
Festa di sant’Alberto Magno, O. P.
Dottore della Chiesa e Patrono degli scienziati

P. Bruno, O. P.

Qui l’articolo originale apparso sul blog di padre Bruno Esposito


[1] “… culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia …” (Sacrosanctum Concilium, n. 10).

[2] “Il nostro Salvatore nell’ultima cena, la notte in cui fu tradito, istituì il sacrificio eucaristico del suo corpo e del suo sangue, onde perpetuare nei secoli fino al suo ritorno il sacrificio della croce, e per affidare così alla sua diletta sposa, la Chiesa, il memoriale della sua morte e della sua resurrezione: sacramento di amore, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l’anima viene ricolma di grazia e ci è dato il pegno della gloria futura” (Sacrosanctum Concilium, n. 47).

[3] S. Kierkegaard, Diario, Brescia 1949, vol. II, p. 38.

[4] Cf Codice di Diritto Canonico, cann. 837, § 1; 838, §§ 1(n)-4 e le loro fonti conciliari di cui sono disciplinari traduzioni.

[5] Al riguardo notava giustamente ed argutamente il Card. Biffi: “Intanto direi di non confondere i fedeli con i clienti …”  Inoltre, evidenziava che non ci sono frasi ‘pastorali’, ma esclusivamente ci sono frasi vere e frasi false e che non è onesto fare un’antologia della Sacra Scrittura “… nel disegno di Dio non è la nostra cortesia che salverà la gente, o l’audience, ma è la verità che salverà la gente. La verità ci farà liberi’ [Gv 8, 32: “… conoscerete la verità e la verità vi farà liberi]” (G. Biffi, L’Aldilà, Torino 1998, pp. 21-23).

[6] Cf Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1395.

[7] Cf Protocollo del 7-V-2020, 3. 4; Protocollo del 25-VI-2020.

[8] Cf Messale Romano, Città del Vaticano 2020, Ordinamento Generale del Messale Romano, n. 160. Da ora in poi citato OGMR.

[9] Cf Sacrosanctum Concilium, nn. 30, 34 ed anche il n. 21

[10] Le citazioni sono integralmente prese dall’OGMR, nostro è il grassetto per evidenziare alcuni punti.

[11] Cf anche OGMR, n. 155.

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