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Madre Cabrini, santa e missionaria contro ogni aspettativa

CUOMO,DOLAN,NEW YORK,COLUMBUS DAY
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Aliénor Goudet - pubblicato il 21/12/20
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Francesca-Saverio Cabrini (1850-1917), nata in Lombardia, seppe fin dalla più tenera età di voler essere missionaria. A causa della sua salute fragile, però, e del suo aspetto cagionevole, incontrò molti ostacoli alla sua missione. Questo però non teneva conto della determinazione della futura santa e degli aiuti che le diede Cristo – che l’avrebbero spinta ben oltre quanto ci si sarebbe immaginati dal principio. 

Roma, 1878. Un silenzio pesante regna in uno dei sontuosi uffici del Vaticano. Dalla sua sedia, il cardinal Parocchi osservava la piccola religiosa che stava davanti a lui. Madre Francesca-Saverio Cabrini si teneva dritta, lo sguardo insieme dolce eppure penetrante come quello di un’aquila. Malgrado quel viso così sicuro e pieno di aspettative, il cardinale non sembrava convinto. Non che avesse trovato qualcosa di mancante nella presentazione di madre Cabrini, o che l’idea di evangelizzare la Cina e altre contrade dell’Est gli dispiacesse, ma è una missione imponente, che richiede forza e coraggio in dotazione a pochi missionarî.


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Il cardinal Parocchi non potè impedirsi di constatare l’impressionante magrezza della religiosa: malgrado la sua impeccabile postura era così piccola e il suo viso così pallido. Pareva che dovesse crollare a terra, se solo il suo velo fosse stato un poco più pesante. Come affidare a una persona tanto fragile un compito tanto pesante? A rischio di sembrare crudele, meglio non alimentare false speranze. 

Penso che sia meglio ricollocare il suo sogno a Codogno – disse seccamente chiudendo il fascicolo sulla sua scrivania. 

Con sua grande sorpresa, il sorriso di madre Cabrini si allargò. Ah, se soltanto lui avesse potuto immaginare la ragione di quel sorriso! Se avesse saputo quanti ostacoli l’esile religiosa aveva già attraversato! 

Fin dalla sua infanzia, madre Cabrini sapeva che Dio la chiamava alla missione. A causa della sua salute fragile e della sua statura minuta, però, tutte le comunità le avevano chiuso le porte in faccia. Troppo fragile, troppo malata, troppo debole – le dicevano ogni volta, e lei se ne tornava in lacrime a rifugiarsi nella preghiera. Ogni volta, però, che un senso di disfatta la invadeva, Cristo la consolava e tornava nuovamente a chiamarla. 

Anche dopo aver pronunciato i propri voti, aveva dovuto far fronte a un fallimento – il più grande. Il vescovo di Codogno, mons. Gelmini, sedotto dalla fede e dalla rettitudine della giovane suor Francesca-Saverio, l’aveva nominata superiora della Casa della Provvidenza. Contrariate da questa decisione, le altre due suore più anziane della piccola comunità avevano rifiutato di obbedire. Questa storia era finita con l’estromissione delle due insubordinate e con la dissoluzione dell’Istituto. 

Sarebbe stato a lungo un ricordo amaro, per madre Cabrini. Come al solito, però, Cristo era venuto a mormorarle all’orecchio delle parole confortevoli, e a restituirle coraggio. Da allora, aveva fondato l’ordine delle Suore Missionarie del Sacro Cuore, aperto numerose scuole e tanti orfanotrofi, nonché qualche convento in Lombardia. Ed eccola di fronte a un nuovo ostacolo. La frustrazione c’era, naturalmente, ma lei non la lasciava affiorare: col Signore al proprio fianco, la battaglia non era mai persa. 

Tutto questo il cardinal Parocchi non l’aveva altrettanto presente allo spirito, ma un brivido lo pervase ugualmente quando la piccola religiosa gli chiese: 

Quello di Vostra Eminenza è un ordine o un suggerimento? 

Non c’era nulla di logico o di quantificabile, in questa impressione quasi minacciosa: era come se un gigante invisibile si fosse levato dietro madre Cabrini, un gigante che non la lasciava mai cadere. E il cardinale potè scorgere l’audacia che ne promanava: 

Un suggerimento – rispose dopo un lungo silenzio. 

L’audacia di madre Cabrini l’avrebbe condotta ben più lontano di quanto il cardinale immaginasse. Un mese più tardi sarebbe stato papa Leone XIII a mandare lei e le sue sorelle negli Stati Uniti per assistere i migranti e confortare le comunità italiane. Appena arrivata, l’arcivescovo di New York volle anch’egli rimandarla indietro, ritenendola troppo fragile. E quella rifiutò. 

L’opera delle Suore Missionarie divenne rapidamente indispensabile per i migranti italiani: divennero infermiere, insegnanti e guide spirituali. Madre Cabrini aprì nuove scuole, orfanotrofi e anche ospedali, uno dei quali è il famoso Columbus Hospital. La sua opera permise di rianimare la fede dei suoi pazienti, e la madre giunse a mendicare per i più poveri. 

New York, però, non era che una città: madre Cabrini voleva conquistare all’amore di Cristo il mondo intero… così tante cose da fare e così poco tempo… 

La madre sarebbe morta a Chicago il 22 dicembre 1917, senza aver mai raggiunto la Cina, ma la sua opera non sarebbe rimasta oscura: Pio XII l’avrebbe canonizzata il 13 novembre 1946. Santa Francesca-Saverio Cabrini è la santa patrona dei migranti, degli ospedali e dell’amministrazione.

Il gruppo scultoreo dedicato ai migranti in Piazza San Pietro:

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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