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Perché nel nuovo Messale si parla della «rugiada dello Spirito Santo»?

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Toscana Oggi - pubblicato il 28/12/20
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Desidero sapere le ragioni per cui nel nuovo messale tra le innovazioni si trova anche questa: «santifica questi doni con la rugiada (e non più l’effusione) del tuo Spirito».
Donatella Bodellini

Risponde don Roberto Gulino, docente di Liturgia
Ringraziamo l’amica lettrice che ci permette di spiegare un aspetto della nuova edizione italiana del Messale che riguarda il testo della seconda preghiera eucaristica, esattamente il punto dell’epiclesi in cui s’invoca lo Spirito Santo sul pane e sul vino per la consacrazione.

I criteri che hanno guidato la traduzione in italiano della terza edizione tipica latina – promulgata nel 2002 ed emendata nel 2008 – sono stati molteplici, ma tra i più importanti possiamo ricordare sicuramente questi tre:

1) ottenere una maggiore fedeltà al testo originale latino;
2) concordare le citazioni e i riferimenti biblici contenuti nei testi del Messale alla nuova traduzione della Bibbia approvata dalla Conferenza Episcopale Italiana nel 2007;
3) garantire la celebrabilità, e quindi necessariamente anche la cantabilità, dei testi di preghiera proposti nella lingua italiana.

L’attenzione a questi criteri ha portato i nostri vescovi a un percorso lungo (dal 2008, anno dell’ultima edizione tipica latina del Messale, valida e obbligatoria per tutta la Chiesa universale, all’8 settembre 2019, quando la nuova traduzione italiana è stata approvata e promulgata) ma se consideriamo che in questo periodo c’è stato un cambiamento nel metodo richiesto per la traduzione dei libri liturgici – fino al 2017 secondo il motu proprio Liturgiam authenticam era necessaria una traduzione strettamente letterale, quasi «a calco» del termine latino nella lingua corrente e occorreva, per la nuova traduzione, la Recognitio della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ossia la revisione puntuale di ogni scelta fatta con il nuovo testo; con il nuovo motu proprio Magnum principium, promulgato il 3 settembre 2017, si richiede invece una traduzione del senso e del significato del termine latino, quindi non necessariamente una traduzione letterale, e basta una più semplice Confirmatio da parte della Congregazione – e soprattutto l’esplicita volontà di un cammino profondamente sinodale, di confronto e di condivisione tra i vari esperti di ogni settore coinvolto e i vescovi italiani (si pensi, oltre l’ambito della liturgia, a quello della sacra scrittura, della teologia, della pastorale, della spiritualità, del canto, della lingua latina, ecc. ecc.), possiamo comprendere il perché di questo tempo per avere la nuova edizione del Messale.


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Ma veniamo al motivo della traduzione italiana «santifica questi doni con la rugiada del tuo Spirito». Il Messale latino, nello stesso punto, riporta queste parole: «Spiritus tui rore sanctifica». Premetto che non sono un latinista, ma il termine «rore» è il caso ablativo di «ros, roris», sostantivo maschile della terza declinazione che indica proprio la realtà della rugiada. La scelta di riproporre questo termine nella traduzione italiana da una parte risponde all’esigenza di fedeltà rispetto al testo originale latino, dall’altra trova eco nella corrispondenza biblica e patristica della rugiada che, silenziosa, scende sulla terra, la irrora e produce una rigenerazione profonda evocando così la presenza e la benedizione di Dio che si posa sull’umanità, la trasforma e la rinnova.

Rispetto alla precedente traduzione italiana del Messale, fatta nel 1983 e in uso fino a tre settimane fa, che riportava «santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito», aver sostituito il termine «effusione» con «rugiada» permette quindi un miglioramento sia da un punto di vista letterale, sia da un punto di vista simbolico-evocativo richiamando un’immagine cara alla Sacra Scrittura e ai Padri della Chiesa (cfr Osea 14,6 e Zaccaria 8,12, e i commenti patristici a questi testi, solo per citare i due riferimenti più importanti).

Ci auguriamo che questa scelta, come le altre adottate nella nuova traduzione, siano un’occasione preziosa per tutta la Chiesa italiana per riscoprire l’importanza e la bellezza del celebrare insieme il mistero pasquale del Signore, nato, morto e risorto per la nostra salvezza.


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Qui l’articolo originale pubblicato da Toscana Oggi

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