Era paradossale, che proprio i genitori della santa che nella propria autobiografia invocava vite di santi “autentiche” e non stucchevoli immaginette artefatte… finissero poi a loro volta “stuccati”. Ecco qui che il diacono del santuario di Alençon ci aiuta a grattare via l’oleografia. Louis e Zélie Martin, i genitori di santa Thérèse di Gesù Bambino, sono stati canonizzati come coppia. La loro santità li ha dispensati dagli alti e bassi della vita coniugale? La loro vita famigliare era liscia e priva di ogni conflitto? Aleteia ha posto la domanda a Guy Fournier, diacono e aggiunto al rettore del santuario Louis e Zélie di Alençon.
Aleteia: La famiglia Martin è vissuta come una famiglia qualsiasi?
Guy Fournier: Nessuna vita di famiglia è un fiume sempre calmo: gli imprevisti, i diversi caratteri e temperamenti, la fatica e lo stress, le schermaglie tra fratelli, i capricci dei più piccoli, le voglie degli adolescenti, le difficoltà educative… a tratti il sovraccarico di lavoro oppure il rischio di restare disoccupati quando c’è crisi… tutte queste realtà, accumulate, non hanno risparmiato la famiglia Martin. Sorsero tensioni e disaccordi, e qualche volta si è anche alzata la voce. E come poteva essere altrimenti, in una famiglia con cinque figli, con un’impresa da mandare avanti e una mamma che talvolta si confessava «schiava del punto Alençon» [particolare stile di ricamo, N.d.T.]? Alle volte era in piedi già alle 5 del mattino, e andava a dormire alle 23:30. E bisognava portare avanti tutto insieme: la vita famigliare, le frequenti malattie infantili, l’impresa di ricamo e talvolta le emicranie di Zélie…. In mezzo a tutto ciò deve restare saldo un punto: Dio resta “al primo posto”. Ecco il cemento della coppia.
Servono dei regolatori come si deve, per uscire dalle pastoie della vita quotidiana… Studiando la vita di Louis e Zélie Martin, ne ho annotati cinque:
- il rispetto reciproco,
- l’ascolto reciproco,
- il dialogo,
- la franchezza,
- la preghiera personale e famigliare.
Ne risulta una vera unità di vita.
I caratteri di Louis e Zélie si accordavano perfettamente?
Louis e Zélie furono perfettamente unanimi sul loro progetto di vita e vi progredirono con le loro specificità. Zélie non amava viaggiare: «A dire il vero non mi piaccio che quando sto seduta alla finestra a fare il mio punto Alençon» – laddove invece Louis li apprezza. Zélie è molto attiva,
l’attività in persona – precisava Céline –, sempre impegnata a sferruzzare, a far faccende, coi bambini, con la corrispondenza. Nostro padre doveva faticare non poco per farla riposare e per indurla ad accettare dell’aiuto.
Louis è un contemplativo, felice nella natura. Ama i viaggi, si prende del tempo per sé… e questo non gli impedisce di avere un’orologeria di fama e ben gestita.
Abbiamo una testimonianza interessante di un vicino della nutrice di Thérèse a Semallé. Quest’uomo, che poi sarebbe diventato prete, padre Royer, conserva il ricordo “dei Martin” che passavano davanti alla fattoria dei suoi genitori per andare a trovare la loro figlia.
Louis era un uomo che si fermava a parlare con gli operai della fattoria. Il pastore, Jean Boisbeunet, lo tratteneva perché gli faceva del bene parlare con il signor Martin… la signora Martin ci presentava invece un volto più austero.
Abbiamo qualche esempio concreto di quando si sono scaldati i toni?
Sì qualche volta è capitato. Zélie temeva le reazioni di Louis quando gli scriveva che aveva rassettato il suo tavolo da orologiaio mentre lui era a Parigi: «Sistemo il tuo angolo di lavoro… Non ti arrabbiare, non perderai niente». Possiamo arguire che se Zélie scriveva così era perché aveva fatto esperienza di quanto poco il marito amasse quel particolare “rimettere in ordine”. E la lettera si chiudeva con «Tua moglie, che ti ama per la vita».
Zélie racconta pure che Louis s’era adirato con Léonie (che all’epoca aveva 5 anni), la quale si era messa in testa di andare a Lisieux a trovare la cugina: «Ci ha fatto penare tutta la mattina, ma dopo l’intervento di Louis abbiamo avuto un po’ di pace». Ci fu poi quella volta in cui Thérèse non aveva avuto il braciere nel letto per scaldarlo e si era messa a gridare che voleva il letto caldo. La madre scrive: «Ho sentito quella canzone per tutto il tempo che finivo la mia preghiera. Poi mi sono stancata e le ho dato una piccola sberla: alla fine s’è calmata».
Erano sempre d’accordo sulle scelte della famiglia o sull’educazione dei figli?
Louis tende a ritenere che la moglie sia un po’ troppo spendacciona. E lei ribatteva:
Ho un bel provare a spiegargli che non posso fare diversamente: non mi crede. Però si fida di me, sa che non lo manderò sul lastrico. Te lo scrivo per farti ridere.
Il tono adottato tradisce la differenza tra una differenza di valutazione e un vero disaccordo. Ciò detto, un giorno difficile, dopo una discussione di cui fu testimone, Marie sarebbe andata dalla madre a chiederle: «Non andate d’accordo?». La risposta di Zélie fu limpida: «Non temere, amo molto tuo padre». I genitori ne parlarono tra di loro e Zélie disse: «Bisogna che ci dominiamo». Sottotesto: non possiamo avere attitudini che generino simili domande nei nostri figli.
Altra divergenza di valutazione, nel maggio 1871, quando Zélie parlava di andare a Lisieux con le figlie, compresa Céline che aveva 25 mesi. Louis riteneva che fosse una follia. Zélie rifletté e concluse: «Louis ha ragione, me ne potrei pentire».
Che insegnamento se ne trae per le coppie di oggi?
In Louis e Zélie Martin l’ordine della concordia e della buona intesa è ricercato con costanza, come un bene prezioso. Per loro, le parole di Gesù sono delle coordinate fondamentali: «Se presenti all’altare la tua offerta e lì ti ricordi che tuo fratello ha contro di te qualcosa, lascia lì davanti all’altare la tua offerta e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello; poi torna a presentare la tua offerta» (Mt 5,23-24). Anche san Paolo li guida: «Non abbiate tra voi altro debito se non quello di un amore vicendevole. Chi ama ha compiuto la legge» (Rom 13,8-10).
Questa è la strada per crescere in una comunità di vita e di amore, come quella che fu la famiglia Martin. Non era una famiglia che stava “sotto una campana di vetro”, e questo ce li rende prossimi, ci apre delle strade e ci invita ad ascoltare il consiglio di Gesù quando parlava del buon Samaritano: «Fa’ lo stesso».
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]