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Cinque cose da sapere sui cristiani d’Iraq 

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La chiesa di Qaraqosh, distrutta dall'Isis e ricostruita dai cristiani autoctoni pochi giorni prima dell'arrivo di papa Francesco © I.MEDIA/Hugues Lefèvre

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Hugues Lefèvre - pubblicato il 04/03/21
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Durante il suo 33º viaggio apostolico fuori Italia, papa Francesco si recherà al capezzale della popolazione cristiana irachena, provata da una lunga successione di guerre. Facciamo il punto sulle caratteristiche di questa comunità, che rappresenta meno del 2% della popolazione. 

1C’erano già prima dell’arrivo dei musulmani

Bisogna ricordare le radici bibliche di questa terra. Abramo, padre dei credenti monoteisti, è originario di Ur dei Caldei. In seguito, l’evangelizzazione della Mesopotamia, attuale terra irachena, risale al I secolo dopo Cristo. Una delle comunità cristiane più importanti – oggi nota come Chiesa calda – è stata fondata da san Tommaso. 

Verso il 90 d.C., questa comunità cattolica (che è una delle Chiese d’Oriente), crebbe progressivamente fino a toccare il proprio apogeo nel VI secolo, epoca durante la quale inviò missionari fino in India e in Cina. 

Se la presenza delle piccole chiese cristiane si spiega con alcune più recenti migrazioni, la larga maggioranza dei fedeli iracheni discende direttamente dalle popolazioni che vivevano in Mesopotamia prima dell’era cristiana. 

2Esiste un mosaico di cristiani in Iraq

La realtà dei cristiani d’Oriente è molteplice. Più importante per numero, la Chiesa caldea, oggi diretta da sua beatitudine il cardinale Louis Raphaël Sako, tornò nelle orbite di Roma nel 1553, quando il monaco Jean Simon Soulaka venne riconosciuto come patriarca dei Caldei. 

L’attuale Chiesa assira d’Oriente è, da parte sua, costituita di cristiani che non hanno riconosciuto Roma. Esiste pure una Chiesa assira che molto presto ruppe con Roma e con Costantinopoli per via della propria adesione al nestorianesimo, e questa è oggi nota con il nome di Chiesa siriaca ortodossa, detta “giacobita”. Con Ignace André Akhidan, eletto patriarca nel 1662, una parte di questa chiesa si sarebbe raccordata a Roma, prendendo il nome di Chiesa siriaca cattolica. Oltre a queste quattro comunità principali, notiamo la presenza di una comunità armena divisa tra ortodossi e cattolici, di una piccola Chiesa latina d’Iraq, di alcuni fedeli copti, protestanti, e in ultimo di cristiani appartenenti alle Chiese greca-ortodossa o ancora melkita. 

3I cristiani sono dieci volte meno di quanti erano vent’anni fa

Le violenze, le discriminazioni e la congiuntura economica hanno spinto centinaia di migliaia di iracheni a lasciare il loro Paese. Mentre nel 2000 esso contava quasi un milione e mezzo di cristiani, oggi se ne annoverano meno di 300mila – alcuni affermano anzi che non ne resterebbero più di 150mila. 

Sussiste tuttavia qualche ragione di speranza: mentre la Piana di Ninive, tra il 2014 e il 2017, era stata interamente vuotata dai cristiani che vi abitavano, molti rifugiati hanno cominciato a farvi ritorno – il 40%, stando a certe stime. Qaraqosh, città che prima dell’invasione dell’Isis contava 50mila cristiani, ha ritrovato più della metà dei suoi abitanti. 

Nondimeno, se anche alcune famiglie rifugiate all’estero sono tornate nella Piana di Ninive, è poco probabile che il movimento si generalizzi. 

4I cattolici hanno una notevole influenza culturale nel Paese

L’Iraq conterebbe ancora 250mila fedeli cattolici uniti a Roma, e poco più di 150mila fedeli non cattolici. Su 100 abitanti, la percentuale dei cattolici salirebbe dunque a 1,5 – ha precisato la Santa Sede in un comunicato pubblicato il 2 marzo 2021. 

Le Chiese cattoliche irachene non contano che 19 vescovi, 113 preti diocesani, 40 preti religiosi e 20 diaconi – nonché 32 seminaristi in attesa di ordinazione. Benché i numeri dei cattolici siano relativamente deboli, mons. Pascal Gollnisch sottolinea comunque quanto sia grande la loro influenza culturale nel Paese. Numerose strutture dipendono infatti dalla Chiesa cattolica, che gestisce non meno di 55 scuole primarie e materne, 4 scuole secondarie e 9 università. 

5Le sofferenze dei cristiani negli ultimi due decenni

Gli appelli alla riconciliazione e alla fraternità degli attuali responsabili delle Chiese in Iraq sono edificanti, se si tiene presente la sofferenza che quelle comunità hanno dovuto sopportare, specialmente negli ultimi due decenni. 

Dopo la caduta di Saddam Hussein, nel 2003, una grande ondata di insicurezza ha sbrindellato il Paese. Nel 2006, 36 chiese sono state attaccate – stando a un recente rapporto di ACS. Due anni più tardi, l’arcivescovo caldeo di Mosul è stato assassinato. Nel 2010, un attentato nella cattedrale siriaca cattolica di Baghdad ha provocato la morte di 58 persone. Nel 2014, lo Stato Islamico ha invaso la Piana di Ninive, in cui vivevano quasi 150mila cristiani – i quali fuggirono tutti a rifugiarsi anzitutto nel Kurdistan iracheno.



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[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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