Ho saputo di un ragazzo che stava morendo per una grave malattia. Un sacerdote amico è andato a trovarlo per consolarlo e impartirgli il sacramento dell'Unzione dei Malati. Hanno pregato insieme, e alla fine il sacerdote gli ha chiesto:
“Non hai paura di morire?”
“Vado a vedere Dio, che è mio Padre, come posso temere?”
A volte penso che siamo come frutti che maturano per Dio. Un bel giorno scende a raccogliere e porta con sé i più belli, maturi e dolci.
Uno zio di mia moglie era gravemente malato. Ricordo che una sera siamo andati a trovarlo. A un certo punto in cui ci hanno lasciati soli ho avuto il coraggio di porgli una domanda.
“Sei pronto?”
“Sono più che pronto, Claudio. Ho fatto le valigie. Aspetto solo che mi chiamino”.
Aveva una tranquillità invidiabile, la sicurezza del fatto che avrebbe visto faccia a faccia il più amorevole dei padri, che ci ama immensamente.
Una coscienza tranquilla è il miglior rimedio per prepararci nei momenti difficili, perché dà pace e serenità.
È come la famosa storia di Don Bosco il pomeriggio in cui vide San Domenico Savio che giocava nel cortile dell'oratorio e lo chiamò per chiedergli:
“Cosa faresti se sapessi che morirai tra un'ora?”
“'Continuerei a giocare' – risponde il bambino, e torna in cortile a giocare”.
Mi ha sempre colpito il momento della morte dei grandi santi della nostra Chiesa. Si direbbe che vadano a una festa.
Dio li aspetta, e loro non vedono l'ora di partire il prima possibile. Sono certo che conoscete questa bella poesia di Santa Teresa di Gesù che chiede di andare da Dio:
“Com’è lunga questa vita!
Com’è duro quest’esilio!
Il carcere e questi ceppi
in cui l’anima si trova!
Solo aspettarne l’uscita
mi causa un tale dolore,
che muoio perché non muoio.
Vita, che altro posso dare
al mio Dio che vive in me,
se non il perdere te
per poterti guadagnare?
Voglio morendo raggiungerti,
ché bramo tanto il mio Amato,
che muoio perché non muoio”.
Mi piace molto leggere le biografie dei santi, e vi raccomando di leggerle. Vi saranno di grande aiuto nella vostra crescita spirituale e di consolazione nelle difficoltà.
Ho letto ammirato la vita di molti di loro, e mi rendo conto di quanto sono lontano dalla santità, dal vivere in base alla volontà di Dio.
Leggendole si scopre che un santo si prepara per tutta la vita all'incontro con Dio.
E lo fa amandolo con tutto il cuore, amando il prossimo, tutti, riempiendo il mondo di bontà, vivendo con una pace soprannaturale, accettando in ogni momento la malattia e la difficoltà, offrendo tutto a Dio, pregando per chi resta in questo mondo.
E quando arriva la fine, ringrazia Dio per il dono della vita.
Si dice che un medico andò a visitare San Francesco d'Assisi, che era molto malato.
Su insistenza del santo, il medico gli disse che presto sarebbe morto. In quel momento, Francesco esclamò emozionato le famose parole “Benvenuta, sorella morte!”
Leggevo sulla sua morte:
“Un frate gli comunicò la sua prossima partenza e lo invitò a dare a tutti un esempio di serenità e di gioia. La risposta di Francesco fu chiamare frate Angelo e frate Leone e mettersi a cantare il Cantico di frate sole, a cui aggiunse una nuova strofa, che diceva:
Impariamo dai santi a vivere pienamente, amando, perdonando, compiendo opere buone, secondo la volontà di Dio, che è perfetta, e ad avere l'anima e la coscienza pulita.
Così, quando arriverà “sorella morte” potremo rendere grazie a Dio per tutto il Suo amore, per la vita, per la nostra famiglia, perché ci mostra il cammino del Paradiso e perché è nostro Padre.
Scrivetemi e raccontatemi le vostre esperienze con Dio. Vi lascio il mio indirizzo di posta elettronica: cv2decastro@hotmail.com
Dio vi benedica!