Nel 1794 la Révolution aveva abbattuto non soltanto la Chiesa refrattaria, ma anche la chiesa costituzionale (tutti i luoghi di culto erano infatti stati chiusi il 23 novembre 1793). Una parte dei fautori della Convenzione volle imporre in Francia un totale ateismo, in connessione col culto della dea Ragione. Robespierre e i suoi accoliti, però, vi si opposero: benché l’artefice del Terrore rigettasse con violenza la religione cattolica e detestasse il clero, egli era tuttavia profondamente deista, nella scia di una parte dei philosophes dei Lumières.
L’ateismo che si sviluppava nel 1793 lo inquietava e lo irritava: egli presentiva che esso rischiava di ridurre l’opera della Révolution al più mediocre e insignificante materialismo. D’altro canto, egli comprendeva che il trionfo dell’ateismo non sarebbe bastato a suggellare il successo della scristianizzazione. Egli sapeva che si distrugge bene solo ciò che si rimpiazza: le manifestazioni che ebbero luogo davanti a piú chiese parigine dopo la loro chiusura illustravano, secondo lui, il bisogno di religiosità insito nell’essere umano.
In un discorso pronunciato alla Convenzione, Robespierre presentò il nesso tra le idee morali e i principî repubblicani. La morale era, secondo lui, il fondamento della società. Perché la morale possa regnare correttamente, è necessario dotarla di sanzioni e ricompense, che debbono essere dispensate agli uomini da una divinità. Senza il timore della sanzione o la speranza di una vita migliore dopo la morte, la maggior parte degli uomini non sarebbe mossa che dall’amore dei piaceri o dal timore dei dolori. Sarebbe allora il trionfo dell’egoismo e dei più infimi interessi. Per evitare di scivolare in questo materialismo corrosivo, l’oratore domandò alla Convenzione di instaurare una nuova religione di Stato: il culto dell’Essere supremo. L’obiettivo era di proporre ai Francesi un surrogato del cattolicesimo, ma pure una religione che permettesse di consolidare la Révolution e di cementare la società attorno alla République.
La Convenzione emanò dunque un decreto in quindici articoli dal profumo di catechismo. L’articolo I enuncia che «il popolo francese riconosce l’esistenza dell’Essere supremo e l’immortalità dell’anima». L’articolo II precisa l’obbligo di rendergli un culto. La prima cerimonia religiosa in onore dell’Essere supremo ebbe luogo l’8 giugno 1794. Caso del calendario? Quel giorno l’8 giugno cadeva la Pentecoste. I parigini assistettero allora a una surreale cerimonia parareligiosa, con Robespierre in funzione di sommo sacerdote e nomoteta.
Il programma della giornata era stato regolato dal pittore Jacques-Louis David: Robespierre e i membri della Convenzione, seguiti dalla popolazione, marciarono in processione attraverso Parigi seguendo un ben preciso percorso che andava dalle Tuileries fino ai Champs-de-Mars. Alle Tuileries Robespierre pronunciò un discorso che mescolava i campi semantici dell’esortazione politica con quelli del sermone e della preghiera. Poi appiccò il fuoco a un fantoccio in cartone che rappresentava l’ateismo. Mentre questo bruciava, veniva lì vicino svelata una statua della Sapienza. Dopo questa cerimonia il corteo si sciolse – le cittadine vestite in bianco, i cittadini recanti in mano rami di quercia e i bambini mandati a spargere petali di fiori da cesti predisposti. Il coro dell’Opéra cantava l’inno Père de l’Univers, suprême intelligence [Padre dell’Universo, intelletto supremo, N.d.T.], composto all’uopo.
In Champs-de-Mars era stata approntata una collina artificiale: in cima si trovavano numerosi simboli esoterici – una grotta, delle tombe etrusche, una piramide, dei candelabri, un tempio greco e un altare. Arrivato sul posto, il corteo fece il giro del terrapieno, i deputati salirono sulla “Montagna” tramite diversi sentieri tracciati alla bisogna, seguiti dai cori che cantavano di nuovo l’inno composto da Théodore Désorgues. All’ultima strofa partì una cannonata a salve, e i bambini cominciarono a spargere fiori.
La festa dell’Essere Supremo fu l’apoteosi di Robespierre, ma contribuì pure alla sua caduta: da molti contemporanei essa fu percepita come una grottesca parodia del culto religioso, a metà tra cerimonia pagana e Corpus Domini cattolico. Accusato di ambire alla dittatura, Robespierre fu arrestato e ghigliottinato cinquanta giorni più tardi [a proposito di Pentecoste…]. Il culto dell’Essere Supremo non gli sopravvisse: nessuna cerimonia del genere fu mai più organizzata, e “il culto” fu ufficialmente proibito da Napoleone nel 1802.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]