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5 modi per raggiungere l’umiltà

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Luisa Restrepo - pubblicato il 14/07/21
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Se non diventiamo una cosa sola con ciò che è debole, che è vulnerabile, non c'è possibilità che le cose cambino. Nella fragilità emerge il potere di Dio

L'umiltà consiste nel metterci al nostro posto. Non significa pensare che siamo gli ultimi, ma riconoscere davanti a Dio la nostra dipendenza assoluta. In questo modo, Egli ci mostrerà qual è il nostro posto.

Sappiamo che non è sempre facile. Per questo, vogliamo proporre 5 suggerimenti per raggiungere l'umiltà:

Se dovessi scegliere uno solo dei ricordi della città di Betlemme, che ho avuto la fortuna di visitare due volte, so che sceglierei senz'altro quello della porticina d'ingresso alla basilica della Natività, quella porta alta solo un metro e venti per la quale soltanto i bambini possono entrare senza chinarsi.

Ricordo che accanto a me la guida francescana spiegava che quell'ingresso era stato realizzato nel Medioevo per evitare che i giannizzeri potessero entrare nel tempio a cavallo, buttando a terra e uccidendo i fedeli in preghiera.

Ma io non lo ascoltavo. Stavo scoprendo dentro di me un'altra ragione più elevata: che a Dio si può arrivare solo in due modi – o essendo bambini o chinandosi molto”.

José Luis Martín Descalzo

CHURCH OF THE NATIVITY

Se camminiamo con la testa troppo alta nei luoghi in cui non tocchiamo non va bene.

Per trovare il nostro posto dobbiamo piegarci, adattarci alla realtà a cui ci si chiede di avvicinarci.

Non c'è modo di trasformare l'ambiente che ci circonda se non chinandoci, ovvero dando da dentro il poco che abbiamo da offrire.

Senza abbassarsi, senza diventareuna cosa sola con ciò che è debole, che è vulnerabile, non c'è possibilità che le cose cambino.

Nella fragilità emergono il potere e la grandezza di Dio. Quando siamo capaci di incontrare la nostra piccolezza possiamo essere davvero grandi.

Solo chi prega è in grado di scoprirsi dipendente da Dio. Questa certezza (contrariamente a quello che molti pensano) è la nostra forza più grande.

La nostra fiducia nel fatto che Dio possa fare più di quello che possiamo fare noi con le nostre forze nasce dalla certezza che tutto ciò che siamo e abbiamo proviene da Lui.

Per questo andare da Dio, e ancor di più rimanere accanto a Lui, è una delle cose che ci renderanno umili. Solo se siamo piccoli Dio ci irrobustisce l'anima, permettendoci di conseguenza di essere capaci di costruire un mondo nuovo.

La gratitudine è il tratto caratteristico di un cuore che è stato visitato dallo Spirito Santo. L'obbedienza a Dio passa per il fatto di ricordare tutto ciò che ha fatto per noi.

Si tratta di esercitare la memoria per renderci conto di quante cose positive ha fatto Dio per ciascuno, che nulla ci appartiene e che per questo tutto dev'essere donato con generosità.

Dare il meglio di noi stessi riconoscendo la nostra fragilità. Farlo non con trionfalismi ma con gioia, con fiducia; con la certezza che il poco, messo nelle mani di Gesù, si trasforma in qualcosa di grande.

Ogni offerta che facciamo nella vita – il minuto offerto a qualcuno che ha bisogno di noi o il lavoro di tutti i giorni, presentato come dono a Dio – viene sempre moltiplicata dal Suo amore. Egli fa meraviglie con la nostra fragilità.

La grandezza non è data dalle dimensioni dell'offerta né da chi offre, ma da chi accoglie l'offerta. Dio rende grande la nostra piccolezza.

La grazia dell'umiltà non dipende da quanti atti umili compiamo, ma dal posto che Dio occupa nel nostro cuore.

L'umiltà è frutto della grandezza di Dio, non del fatto che l'uomo si renda piccolo. Quando Dio è grande, l'uomo resta al suo posto – non c'è modo che ne occupi un altro.

Se sbagliamo e la superbia ci vince, l'ultimo passo, e quello in generale più efficace, consiste nel tornare a Dio e chiedergli di renderci umili. Solo Lui può concederci questa grazia.

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