Padre Jean-Pierre Couturier è sacerdote e calzolaio. Sono entrambe vocazioni tardive che quest'uomo di fede e azione ha pienamente abbracciato, la prima a 42 anni, la seconda due anni dopo.
Abbiamo incontrato il parroco della chiesa Maria Aiuto dei Cristiani, una parrocchia italofona a Québec, un tranquillo lunedì mattina.
“Negli ultimi due anni mi è stata affidata la missione Domenico Savio. Alla quale ho aggiunto l'assistenza a una comunità anglofona, dove mi incarico soprattutto dell'amministrazione. È per questo che miei giovedì sono importanti!”, ha affermato.
Padre Jean-Pierre dedica i suoi giovedì a un'altra missione, intitolata “P’tit Père” (Piccolo Padre): il progetto per la riparazione e distribuzione di scarpe che ha, è proprio il caso di dirlo, messo in piedi.
Tutto è iniziaato nel 1998, quando il sacerdote ed ex cantante è stato assegnato alla cattedrale di Maria, Regina del Mondo di Montreal. Lì ha incontrato un senzatetto, Jean-Paul.
“Era sempre alla cattedrale”, ha detto padre Couturier, “un uomo molto devoto. Un giorno, dei parrocchiani sono venuti da me e mi hanno detto: 'Jean-Paul non ha un buon odore, può fare qualcosa?'”
Il sacerdote lo ha invitato da una parte e gli ha chiesto di togliersi le scarpe, e ha scoperto che aveva la cancrena.
Cibo, vestiti, coperte: molte associazioni rispondono già a queste necessità, ma le soluzioni per dare scarpe ai senzatetto sono quasi inesistenti.
Il parroco si è allora messo d'impegno per trovare una soluzione. Come ama ricordare alla gente, è bello farsi guidare dalle necessità che si manifestano.
“Ero al centro della città, dove c'erano molti negozi di scarpe eleganti. Ho notato degli uomini d'affari che entravano per comprare delle nuove paia e lasciavano quelle vecchie perché venissero buttate, e allora sono andato in quei negozi e ho chiesto se potevo tenere quello che i clienti gettavano via”.
All'inizio ha pulito e sistemato le scarpe per donarle alla The Father’s House, un rifugio per senzatetto di Montreal. Dava le scarpe a chi aspettava una risposta alla domanda di essere ospitato in un rifugio. Durante i suoi giri, raccoglieva anche scarpe per donne e bambini che poi affidava alle parorcchie o alla Società di San Vincenzo de' Paoli.
Le sue capacità di riparazione di calzature si sono affinate. “Ho imparato da Gislain Anctil, un calzolaio che lavorava vicino alla cattedrale. Ogni volta che avevo bisogno di qualcosa andavo da lui”, ha ricordato.
Alla fine, per risparmiare, il sacerdote ha chiesto al calzolaio di insegnargli come lavorare per conto suo.
Qualche anno dopo, ha ricevuto l'aiuto di un altro calzolaio che aveva chiuso il suo negozio. È stata una benedizione per p. Jean-Pierre: “Ho ricevuto un compressore (necessario per il trattamento della apelle), un tornio per la pulizia e molte altre cose. È stato straordinario!”
Da allora, il sacerdote e alcuni volontari che lo aiutano seguono una routine settimanale regolare: “In primo luogo, prendiamo quello che la gente scarta, poi capiamo quello che andrà alla The Father’s House, decidiamo le varie destinazioni... Poi arriva la fase della riparazione. Laviamo, incolliamo o rafforziamo le suole. Alcune paia sono state scartate perché un piccolo graffio fa perdere alla scarpa la sua eleganza iniziale. In questo caso non serve molto lavoro”.
L'ultimo passo è la distribuzione. Le scarpe vengono mandate nella zona settentrionale di Montreal o alle parrocchie. Di recente sono state spedite anche a Haiti.
Il parroco rimane spesso stupito quando alcuni pensano che la sua vocazione sia un modo per prolungare la lavanda dei piedi del Giovedì Santo. “Ho iniziato perché il lavoro a cui il Signore ci porta quando diventiamo sacerdoti è qualcosa di meno tangibile. Avevo bisogno di qualcosa di concreto. Dall'altro lato, mi ha costretto a fare esercizio”, ha confessato ridendo. “Camminare per cercare le scarpe mi offre una buona ora e mezzo di esercizio!”
Con il sole o il freddo, durante le vacanze o meno, il Piccolo Padre, come viene soprannominato padre Jean-Pierre, raccoglie le scarpe, facendosi punto d'onore di salutare e far visita ai suoi fornitori. Dallo scoppio della pandemia, alcuni dei circa venti negozi con cui aveva un accordo hanno chiuso, e altri sono diventati riluttanti a dar via le scarpe usate dei clienti.
Il sacerdote resta però fedele alla sua missione. “È una forma di cura pastorale”, spiega. “Una volta ho dato alla gestrice di un negozio lo Youcat perché si interrogava sulla Cresima. Abbiamo perseverato insieme alla fine ha ricevuto il sacramento. Altri hanno domande alle quali a volte solo la Chiesa può rispondere”.
Fortunatamente, il sacerdote può contare su molti santi per il sostegno della sua missione. “San Benedetto e la sua regola dell'Ora et Labora mi ispirano profondamente, e poi sono molto legato al monastero di San Pietro di Solesmes”.
Nella sua prima chiamata nella vista come musicista, padre Jean-Pierre ha infatti collaborato con l'abbazia francese di Sarthe. Lo accompagnano anche la figura di San Giacomo, la cui via ha percorso come pellegrino, e la Vergine Maria.
D'estate il ritmo del sacerdote-calzolaio rallenta, ma la sua preghiera resta la stessa: “Che ci siano sempre meno persone in strada ad aver bisogno del Piccolo Padre”.