In questa mattina d’estate, Suzanne Josephine si fa sentire. Pianti, certamente, ma ai genitori Jeanne e Jean Bodet non sembra ancora vero – da quanto è bello – di poter sentire la sua voce. La nascita della loro figlia, il 19 marzo 2021, giorno di san Giuseppe, è «una grazia» (lo dicono all’unisono!), non una coincidenza. È di ritorno da un pellegrinaggio a Cotignac (nella regione francese del Var) che i due sposi hanno appreso della quinta gravidanza di Jeanne.
Con degli amici che abitano non lontano da un luogo di apparizione di san Giuseppe e un padrino impiegato in un santuario dedicato al santo, si potrebbe credere che la discreta figura del Carpentiere fosse loro familiare… Niente affatto:
Così riconoscono i due. Una figura biblica nota, certo, ma senza particolari e privilegiati vincoli con i due innamorati.
La coppia si era formata durante gli anni dell’università: «Avevamo degli amici in comune ed è così che ci siamo incontrati». Fidanzati a 23 anni, si sposarono nel 2017 all’età di 25 anni:
Un mese dopo il matrimonio, Jeanne era incinta. «Eravamo sorpresi e felicissimi al contempo». Sussisteva una punta di angoscia: «Jeanne aveva appena terminato i suoi studî e ancora non lavorava…». Superata la soglia del primo trimestre, la coppia diede la bella notizia ai parenti. Poi, un giorno, racconta Jeanne: «Abbiamo perso il bambino, a casa. Ho avuto un aborto spontaneo». Sul momento nessuno sembrava allarmarsi – medici, famiglie, ginecologa… –: «È stato difficile, ma riuscivamo a esprimerci, a parlarne, e tanto».
La coppia non si richiuse su sé stessa, malgrado il dolore.
In coppia i due si erano resi disponibili l’uno all’altra per elaborare il lutto: lui, ex chierichetto, lei una giovinezza fra gli scout, si appoggiarono anche alle spalle di parenti e amici per vivere la «[loro] prima prova».
Sette mesi dopo l’aborto spontaneo, Jeanne rimase nuovamente incinta. La coppia si fece seguire ancora più che la prima volta, per assicurarsi che tutto andasse bene: «Durante gli esami avevamo trovato piccole anomalie tiroidee, in particolare, ma nulla che minacciasse la gravidanza». Un mese dopo, persero anche questo bambino: «È stato molto difficile, e più passava il tempo più si mescolavano collera, incomprensione e gelosia».
Diventava sempre più difficile rallegrarsi per gli altri. Jean ricorda l’amarezza:
Giunsero anche le domande che spaccano il cuore: «Perché noi? Abbiamo fatto tutto, dal punto di vista personale, affettivo, medico… E niente, non va!».
Jeanne e Jean accolsero di nuovo la vita, ma neppure questa gravidanza giunse a termine:
Alla fatica fisica si aggiunse una fatica emotiva, psicologica:
Ogni annuncio di gravidanza, attorno a loro, pioveva loro addosso come una pugnalata:
Malgrado tutto, la coppia voleva continuare a vivere:
Nel maggio 2020 Jeanne restò nuovamente incinta, ma questo tipo di notizie era diventato ormai una fonte di angoscia. Nuovo aborto. Jeanne racconta:
Un pellegrinaggio per aprirsi alla grazia
La coppia si circondò di amici, e uno di loro – che doveva andare a Cotignac – li invitò:
Più facile a dirsi che a farsi: la macchina di Jean ebbe un problema, poi Jeanne ebbe difficoltà a prendersi giorni di permesso sul lavoro; era come se «gli elementi si scatenassero». Alla fine però il gruppo di amici si mise su strada:
Per due giorni camminarono tra la Sainte-Baume, il santuario Notre-Dame de Grâces e Saint Joseph du Bessillon:
Quei pochi giorni di pellegrinaggio avrebbero lasciato un forte segno sulla coppia: «Durante il cammino – racconta Jean – ero in lacrime, ho deposto tutto il mio fardello.
A toccare Jeanne fu invece dapprima il contesto:
A casa tornarono rinnovati:
Aggiunsero a questo piccolo rituale una preghiera per domandare a san Giuseppe la grazia di avere un bambino.
Poche settimane più tardi, la coppia apprese che Jeanne era incinta. Si sentiva bene, ma c’era una domanda che li opprimeva: «Quanto durerà stavolta?». Durante un pranzo in famiglia, il fratello di Jeanne disse a Jean che la moglie stava sanguinando abbondantemente:
In ospedale invece dissero loro che era “solo” un distacco di placenta: la mamma doveva limitare i suoi movimenti e bandire ogni spostamento.
L’estate volse al termine e la coppia tornò nei dintorni di Parigi. Continuarono a pregare san Giuseppe:
Tenendo conto dei precedenti, la gravidanza fu seguita come “a rischio”:
Jeanne venne ospedalizzata al quinto mese per rischio di parto prematuro, e a dispetto della distanza la coppia rimase in comunione di preghiera. Dicembre, Natale, fine anno: «Non eravamo noi a governare la cosa – si ricordano –: sapevamo che questo bambino era veramente un dono di Dio».
Jeanne fu trasferita in un altro reparto maternità, perse peso ma i giorni passarono e ogni mese che terminava era una vittoria. Le fu permesso di tornare a casa. Il 13 marzo, data del termine, arrivò, e dalla piccola non giunse segno alcuno. Il 18 fu indotto il parto. Una prima peridurale non funzionò: la madre era sopraffatta dalla nausea, poi giunsero altre complicazioni ma la bambina giunse naso a naso con lei: «Ho alzato la testa verso l’orologio, ed era il 19 marzo 2021», si ricorda la giovane madre. Suzanne Joséphine era nata.
Era il momento delle telefonate per condividere la bella notizia:
I giovani genitori tornarono a casa pieni di gratitudine. Decisero di andare a deporre un ex voto nel santuario in cui avevano chiesto la grazia di accogliere un bambino:
Hanno visto l’apertura dell’anno di san Giuseppe come un ennesimo occhiolino del padre di Gesù, verso il quale desiderano diffondere la devozione:
Malgrado tutto, completa Jeanne,
Dio ha risposto alla loro preghiera così come desideravano, e ora loro vogliono renderne testimonianza:
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]