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A chi giova la rivolta contro la legge naturale?

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Jean-Michel Castaing - pubblicato il 30/08/21
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La legge eterna, o legge naturale, è stata iscritta in noi da Dio perché giungiamo alla felicità. Se ci rivoltiamo ad essa, andiamo contro ciò che noi stessi siamo.

Alcuni filosofi moderni hanno concepito ogni legge di cui l’uomo non sarebbe autore come una forma di oppressione. È questa la ragione per cui la legge naturale è stata rifiutata da un buon numero di pensatori. 

Ciononostante, essa non è stata imposta all’uomo dal di fuori. La legge naturale corrisponde al contrario alla legge della crescita e del perfezionamento del nostro essere. Con essa, Dio non ci impone una regola di vita contraria alle nostre aspirazioni: è in quanto siamo Sue creature che è nel nostro interesse seguire questa legge, che è come la grammatica della nostra natura e del suo perfezionamento. La legge divina non costituisce dunque un atto di nonnismo imposto per frustrare i nostri desiderî, perché essa è anzi perfettamente corrispondente a ciò che noi siamo nel profondo. 

Un’altra obiezione alla legge divina, eterna, sostiene che tale legge sarebbe statica e che essa non renderebbe giustizia al divenire, che non sarebbe insomma sufficientemente duttile da far fronte agli aspetti variegati e mutevoli delle nostre esistenze. Anche qui, vale la pena dissipare un malinteso. Ciò che la teologia chiama “natura umana” non è un codice fissato una volta per tutte per la semplice ragione che l’uomo non è un robot, che obbedisce a una regola di funzionamento rigida e immutabile. L’uomo è piuttosto un essere in costante divenire, in continua crescita. E questo dinamismo la natura, lungi dal contrariarlo, lo sposa invece in tutti i suoi aspetti. 

Prendiamo l’esempio dell’amore. Il cuore dell’uomo è fatto per amare, ma chi potrebbe affermare che l’amore sia una realtà statica, o un meccanismo oliato una volta per tutte come un motore? Al contrario, l’amore è in costante evoluzione: la sua natura lo porta a crescere incessantemente, a diventare sempre più creativo. La sua legge non ci opprime ma anzi ci dilata, espande le nostre facoltà. Tanto più che è stato l’Amore a spingere Dio a dare ai nostri esseri questa legge di crescita e di perfezionamento nel bene. 

Il rivoltarsi contro la legge naturale consiste, in fin dei conti, nel rivoltarsi contro la legge che fa crescere il suo essere. Il secolo scorso ne ha fatto la sinistra esperienza col comunismo, il nazismo e il materialismo liberale. Obbedire intelligentemente alla legge divina ci conviene, tanto più che Dio è l’autore della nostra libertà. Infatti, quando pongo un atto libero non lo faccio in concorrenza con la legge divina, per la semplice ragione che Dio non mi pone in essere come causa esteriore alla mia esistenza: al contrario, Egli risiede in me nella parte più intima del mio essere – è Lui a far esistere la mia libertà e a metterla in azione, in sinergia con me. 

Creando gli uomini, Dio ha contemporaneamente creato la loro natura libera. Così è Dio che permette ai nostri atti liberi di darsi, senza alcuna traccia di concorrenza tra Lui e noi. Mai Dio costringe l’uomo: siamo noi che lo immaginiamo come un tiranno. 

Seguire la legge eterna significa partecipare alla sapienza e alla bontà di Dio per noi e per le altre creature. Allo stesso modo rivoltarvisi comporta in definitiva l’agire contro noi stessi e contro gli altri. Ecco perché il nostro interesse ben compreso consiste nel seguire l’inclinazione della legge naturale. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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