I nostri giovani lo sanno: “non esistono pasti gratis”. L’impresa che generosamente distribuisce i suoi fogliacci gratuiti all’uscita della metro ne trarrà, grazie a loro, dei beneficî indiretti, di cui essi saranno i latori, perché in realtà è un do ut des…
Dal 1º gennaio 2022 la contraccezione (ma non tutti i mezzi) sarà gratuita per le donne tra i 18 e i 25 anni. Donde la domanda: a chi giova questa improvvisa ondata di generosità (21 milioni l’anno, secondo Olivier Véran – eh, sì, la contraccezione ha un costo…)? Veramente le beneficiarie ultime ne sono le donne? Certo, le aziende di “pianificazione famigliare” si fregano le mani per la “buona notizia”, destinata a staccare il freno finanziario che limiterebbe l’accesso alla contraccezione, e che spiegherebbe il calo nell’uso della contraccezione da parte delle giovani donne. Ma così si dimenticherebbe che non c’è solo il portafogli, a frenare: perché le donne stanno abbandonando, lentamente ma inesorabilmente, la pillola? E per quali ragioni lasciano decadere questo “diritto” vivacemente rivendicato dalle loro genitrici femministe?
Perché hanno cura del proprio corpo, perché si preoccupano per l’ambiente e perché vogliono l’indipendenza, nonché perché ritengono che la fertilità sia anche questione da uomini. E soprattutto perché hanno compreso che il ciclo femminile, benché spesso scomodo, non è una patologia… e che esistono altri metodi, per chi voglia cercare almeno un po’.
Hanno cura del proprio corpo: gli effetti collaterali della pillola non sono leggende, non più dei dolori dell’endometriosi, finalmente considerati come i sintomi reali di una disfunzione organica. I tempi sono cambiati, stare male non è una fatalità e non fa di voi delle femminucce. Del resto, farsi impiantare un corpo estraneo in un organismo sano, o ingerire un prodotto industriale perché esso interferisca su un ciclo che di per sé sta andando benone… tante e tante donne vedono tutto questo come una aberrazione.
Si preoccupano dell’ambiente e non prendono alla leggera gli impatti del massiccio sversamento di ormoni sintetici nella natura, senza parlare dei preservativi (non biodegradabili), e degli imballaggi di tutta questa roba… esse vogliono la loro libertà: non essere considerate più delle minorate, come delle cosette non veramente adulte, obbligate a dipendere da consulenze ginecologiche, da ricette mediche, dall’industria farmaceutica e dagli orari di apertura delle farmacie.
Hanno compreso che la conoscenza del proprio ciclo è la chiave che le libererà da tutti quanti traggono profitto dal rimborso della contraccezione dalla Sanità nazionale. Non vogliono mettere in libertà vigilata il dominio del proprio corpo, rivendicano invece la condivisione con gli uomini della “questione contraccettiva”, che ad oggi soverchia tutta le spalle delle sole donne. Dove c’è una gravidanza, invece, c’è la presenza di un uomo, almeno per qualche momento. Bisogna essere in due, perché sussista una vera fertilità: allo stesso modo, anche evitare una gravidanza è una cosa che si fa in due.
Ecco perché le ragazze che oggi hanno tra i 18 e i 25 anni possono affidarsi al loro buonsenso e alla cura del proprio interesse. E hanno pure la fortuna di potersi appoggiare su una minoranza discreta ma incisiva: la generazione delle donne che le precedono. Esiste attualmente una generazione di donne più mature, di pioniere che venti o trenta anni fa hanno fatto la scelta coraggiosa e avanguardista di optare per una regolazione naturale, responsabile, autonoma e condivisa della propria fertilità. Queste donne possono testimoniare di aver scelto un approccio veramente naturale, fondato sull’osservazione in tempo reale del ciclo e dell’ovulszione, ma soprattutto un approccio efficace e razionale.
Non hanno “fatto attenzione” una volta ogni tanto, non si sono “gingillate” con l’istinto o calcolato a spanne: si sono formate, si sono fatte accompagnare fino a riuscire a identificare, in tempo reale e in modo certo, i loro giorni di fertilità. Hanno coinvolto in ciò i loro uomini e hanno imparato a gustare la gioia di vivere in pienezza i loro cicli, di godersi il proprio corpo libero da ogni perturbatore artificiale. Oggi queste donne possono rendere testimonianza delle loro vittorie e delle loro difficoltà. Soprattutto, possono testimoniare del rapporto con la vita, totalmente rinnovato dall’approccio naturale alla maternità. Le ragazze di oggi hanno la fortuna di poter disporre di questa miniera di esperienza e di informazione.
Soprattutto, infine, le donne di oggi sanno che – sul piano tecnico – si potrebbe decidere di non avere affatto bambini: dall’arsenale contraccettivo fino all’aborto, i metodi efficaci che permettono di evitare o di terminare una gravidanza, fino all’ultimo momento, non mancano. Quello che però scoprono, talvolta nel dolore, è che avere un figlio è un’impresa assai più incerta. L’infertilità delle coppie in Occidente non cessa di aumentare, per numerose ragioni sociali e ambientali. Il rapporto con la fertilità sta dunque cambiando radicalmente: incoraggiamo allora le donne che si incamminano sulla via esigente, liberatrice e chiaramente razionale – nonché, diciamolo pure, totalmente gratuita! – dei metodi naturali.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]