Aurillac, 880 d.C. All’alba di una fresca mattinata d’autunno, il gallo cantò a Saint-Etienne. Géraud si svegliò e si alzò. Si vesti avendo cura di coprire la testa per dissimulare l’estremità rasata del suo capo. All’epoca una capigliatura lunga rappresentava la nobiltà, mentre la tonsura era segno di servitù. Perché sì, Géraud – signore di Aurillac – ha scelto di vivere da monaco. Già da giovanissimo ha fatto voto di celibato e ha dedicato il proprio tempo ai sudditi e alla preghiera.
Come ogni mattina, si recò anzitutto nella cappella del castello per la messa:
Il signore di Aurillac ricevette quindi gli officiali: anzitutto fece rispondere ai numerosi corrieri a lui rivolti. Le spese richiedevano particolare attenzione: bisognava assicurarsi che una parte del budget venisse allocato per i poveri. Una volta terminato questo lavoro fastidioso, Géraud ordinò che si lasciassero entrare quanti reclamavano giustizia.
Come ogni giorno, rifiutò di di lasciare la giustizia unicamente tra le mani dei suoi officiali: toccava a lui assicurarsi del benessere di quanti erano sottoposti a lui… Dopotutto era per questo che restava nel mondo. E Dio sa quanto, specie in quell’epoca barbara, i pericoli infuriassero da ogni dove.
Quel giorno il balivo gli presentava due fratelli condannati a morte per bracconaggio: due lepri erano state cacciate di frodo nei suoi boschi. Alla morte del padre, i due ragazzi hanno dovuto improvvisare per nutrire le dodici bocche della famiglia. Il loro crimine reclamava un castigo esemplare:
I ragazzi non sarebbero mai più tornati, e Géraud sapeva benissimo che non c’erano liane in quella foresta. La campana rintoccò Mezzogiorno e Géraud si alzò per andare a condividere il pasto con i poveri.
Dopo aver rivestito un abito semplice, Géraud fece servire un pasto sontuoso nel salone delle feste. Tutti i poveri della regione erano invitati e condividevano la tavola del loro signore. Erano stati chiamati dei musicisti per offrire un diversivo a persone prive di ogni bene.
All’improvviso, un messaggero fece irruzione nella sala: una banda di barbari aggrediva le fattorie della regione. Géraud non esitò: s’infilò l’armatura, cinse la spada e raggiunse gli uomini all’esterno. Il drappello soldatesco cavalcò contro gli invasori, che indietreggiarono davanti ai cavalieri di Aurillac. L’imponente presenza di Géraud bastava da sola a scoraggiare i più temerari.
Una volta vinto e respinto il nemico, Géraud si rivolse a loro: la cupidigia e l’avarizia saranno punite, invitò il loro capo ad andare a parlare con lui, ove avessero mancato di che nutrire le famiglie per l’inverno. Confiscarono le armi e i cavalli di quanti si erano arresi, ma per ordine di Géraud tutto fu rilasciato.
Il sole andava a tramontare di già quando il signore rientrava finalmente al castello. Senza darsi il tempo di cambiarsi, si recò in cappella per i Vespri: doveva affidare a Dio un grande progetto. Poiché non avrebbe avuto eredi, infatti, contava di fondare un’abbazia a cui lasciare il proprio dominio e i propri beni. L’abbazia benedettina di Saint-Géraud d’Aurillac sarebbe diventato uno dei primi centri intellettuali di qualità del Medioevo.
Sain Géraud d’Aurillac rese l’anima nell’anno 909. La sua vita di umiltà e la sua ricerca di giustizia lo hanno reso paragonabile a san Luigi. La Chiesa cattolica lo festeggia il 13 ottobre.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]