Impero cinese, 1865. In una strada trafficata di Pechino, i passanti si fanno da parte per lasciar transitare uno straniero in talare: cammina rapidamente, le sopracciglia aggrottate e la barba bofonchiante. Decisamente una giornata no. Padre David non cela la sua delusione, ma le guardie del parco imperiale di Nanhaiz non hanno lasciato spiragli: nessuno straniero ha il diritto di penetrare nel recinto. Il lazzarista si trattiene a stento dal lanciar loro un improperio: non è questo il giorno in cui vedrà il famoso sì bù xiàng.
Tale animale, il cui nome significa vagamente “le quattro discordanze” non assomiglia – a quanto pare – ad alcun altro: si dice che possieda gli zoccoli di vacca, la coda d’asino, il collo di cammello e le corna di cervo. Naturalmente, padre David non può ripartire senza aver studiato l’affascinante bestiola. Sfortunatamente, essa non si trova più allo stato brado.
Un grosso rischio per una sbirciatina
Una volta rincasato, padre David continua a fare avanti e indietro. I suoi confratelli e compagni zoologi tentano di farlo ragionare, ma invano. Dopotutto, non sono certo gli animali sorprendenti a mancare in Cina. Niente da fare: padre David vuole assolutamente studiare questa specie che sembra essere uscita sana sana da un libro di racconti.
Dopo parecchi tentativi infruttuosi, al Lazzarista viene in mente un’idea piuttosto pericolosa: l’indomani torna di nuovo al parco, con uno dei suoi compagni. Invece di dirigersi alla porta d’ingresso, però, i due seguono il perimetro murario allontanandosi il più possibile dalle guardie.
Scuro in volto, nondimeno il compagno esegue la richiesta. Il padre David si spiccia ad arrampicarsi per il muro. Il parco imperiale è splendido, ma il Lazzarista non ha occhi che per la piccola mandria a un centinaio di metri. Nessun dubbio: quell’animale deve assolutamente essere documentato.
In effetti quella sbirciatina rischia di costare cara. Svelto svelto, il padre David tira fuori il taccuino e si affretta a prendere qualche appunto prima di tornare giù.
Scomparsa e ritorno in Cina
Dopo diversi mesi di negoziazione, il padre David finì per ottenere delle pelli di esemplari defunti. Ne fece un’analisi approfondita e mandò i reperti al Muséum di Parigi. Il suo lavoro impressiona i naturalisti.
In seguito a questa scoperta, la specie è battezzata “Elaphurus Davidianus”, ovvero “il cervo del padre David”. Sfortunatamente, l’animale scompare dalla Cina poco tempo dopo: forti inondazioni decimano la popolazione del parco. Le ultime bestie allo stato brado vengono abbattute e mangiate da certi soldati occupanti durante la rivolta dei Boxer.
La specie sfugge di poco all’estinzione totale, grazie ad alcuni esemplari inviati in Europa. Nel 1985 i loro discendenti vengono reintrodotti in Cina, dove oggi vivono in riserve. La Cina ne ha fatto un simbolo nazionale. Oggi circa 200 esemplari sono stati reintrodotti in un ambiente semi-selvatico nell’antica tenuta imperiale di Nanhaizi.
Il cervo del padre David resta tuttavia nella lista rossa delle specie a rischio di estinzione ed è tuttora dichiarato estinto allo stato brado. Si può dire che il padre David sia indirettamente responsabile della sopravvivenza della specie che porta il suo nome.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]