Nei primi anni della sua carriera giornalistica e da modello, Juan Segundo Stegmann ha girato tutto il mondo. In uno di quei viaggi, nella provincia argentina di Salta, si è recato in una cappella su una collina, e lì ha incontrato Maria. E la sua vita è cambiata.
La conversione di “Juanse” è stata raccontata dallo stesso protagonista in un'intervista al quotidiano La Nación. Secondo quanto ha riferito alla giornalista Rocío Sueiro, “avevo molti vuoti e molte domande”, e ha pianto molto. “È stato l'inizio”, ha riconosciuto.
Abbiamo parlato con Juan Segundo dopo la pubblicazione della nota. La ripercussione è stata enorme, perché in questa storia c'era qualcosa di diverso, perché si parlava di una nuova vita di una persona che è perfettamente felice vivendo francescanamente della Provvidenza, e che invece di parlare del suo passato insisteva su “La Casa Azul”.
“La Casa Azul è un'opera ispirata dalla Vergine; è lei che guida l'opera, nulla è stata opera mia”, ha riferito con umiltà ad Aleteia. L'origine ha a che vedere con la preghiera. Dopo il viaggio a Salta, e nel contesto di quel cammino di conversione e discernimento che è iniziato, tutti i sabati, con un gruppo di persone, ci si riuniva per recitare il Rosario e la Coroncina della misericordia.
Il nome spiega il senso di quello che si cercava. “Quando guardiamo il cielo verso la casa del Padre la vediamo blu. Casa Azul significa anche sulla Terra il cuore di nostra madre, che è il luogo in cui vuole guardare i suoi figli del mondo intero. È blu per la sua fedeltà e la sua purezza”.
Allo stesso tempo, chiarisce, “rappresenta un luogo fisico in cui possiamo svolgere le opere di misericordia, curare, aiutare... Giungono da noi persone che stanno molto male, e allora la casa, le quattro pareti, diventano fondamentali. La Casa Azul è uno spazio in cui possiamo abbracciare, curare, ascoltare, accompagnare”.
“Siamo un'opera principalmente di preghiera. Non facciamo nulla senza la Messa al mattino. L'Eucaristia, il fatto di essere molto uniti alla vita sacramentale, come anche l'obbedienza alla Chiesa, la recita quotidiana del Rosario, l'Ora Santa... Non possiamo fare niente se tutto questo manca. La preghiera, la devozione al Rosario e alla Coroncina della Divina Misericordia... Da lì nascono tutte le azioni di misericordia che Gesù e Maria vogliono compiere”, sintetizza. In questo spirito si inseriscono la visita ai malati, i pasti serviti, gli incontri di preghiera, le missioni nei vari angoli del Paese, la creazione degli spazi per l'incontro con Maria...
Ne La Casa Azul, contando Stegmann, ci sono cinque persone, che dedicano tutta la vita e il loro tempo all'opera. Ciascuno coordina la collaborazione delle persone che si uniscono alle preghiere e alle opere di spiritualità e carità.
“Molti hanno dovuto lasciare le loro cose per seguire questa strada”, racconta, enumerando i vari apostolati che guidano: cibo, realizzazione dei rosari, visite alle famiglie dei malati, giardini...
I Giardini della Vergine, spiega, sono luoghi di preghiera creati dove c'è dolore, come gli ospedali, i centri di dipendenze e gli ospizi, ma sono stati realizzati anche in scuole e spazi in cui Maria “vuole stare”. “Il giardino rappresenta il cuore di Maria, ogni fiore rappresenta un'anima, quando irrighiamo e preghiamo allo stesso tempo”.
Ne La Casa Azul si è aperti a rispondere a ogni necessità che si presenta con le opere di misericordia. Nella pandemia, racconta Stegmann, “si è manifestata la necessità di cibo, cosa che prima non era accaduta”. Ogni giorno nella Casa si serve la colazione, e si porta cibo in vari quartieri di Buenos Aires e anche al di fuori.
Ogni decisione avviene a seguito di un discernimento con un direttore spirituale e l'accompagnamento nella preghiera di fratelli di vari Carmeli. Il 5 febbraio si svolgerà un incontro di preghiera e adorazione eucaristica alle 13.45 nel Monastero delle Carmelitane Scalze della calle Amenábar 450 di Buenos Aires.
Per conoscere meglio La Casa Azul, si può scrivere all'indirizzo lacasaazuldemaria@gmail.com.