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I Papi che hanno provato a fermare la guerra in Europa

Tactical training east of Ukraine border
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Ary Waldir Ramos Díaz - pubblicato il 22/02/22
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Un conflitto “ad portas” dell'Europa. L'Occidente continua il suo tira e molla con la Russia. Papa Francesco: “È molto triste”

“I bambini che giocano alla guerra si fanno beffe del diavolo”, diceva una nonna saggia. Agli adulti leader di Paesi cristiani che in queste settimane giocano con il fuoco, Papa Francesco ha ricordato che con lo Spirito di Gesù possiamo rispondere al male con il bene.

Il Papa denuncia la guerra “a rate” a causa di interessi economici e geopolitici e di forze contrapposte, al di là del conflitto tra le forze ucraine e i ribelli filorussi che persiste dal 2014 e ha provocato circa 14.000 vittime.

Il Pontefice chiede ai Paesi cristiani coinvolti in un tira e molla per evitare un'invasione dell'Ucraina e una guerra “alle porte dell'Europa” di agire coerentemente con la loro fede.

“Possiamo amare chi ci fa del male. Così fanno i cristiani. Com’è triste, quando persone e popoli fieri di essere cristiani vedono gli altri come nemici e pensano a farsi guerra! È molto triste”, ha affermato (20.02.2022).  

Da Benedetto XV, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI al Papa latinoamericano, la voce dei Successori di Pietro si sono opposte agli orrori della guerra, e invariabilmente non sono state ascoltate.

La tendenza è l'“indifferenza” con cui gli interventi del Magistero Pontificio vengono accolti in qualsiasi momento della storia quando si tratta di fermare una guerra. 

Paolo VI 

Paolo VI denunciava le “acute divergenze” tra vari Paesi. Noi adulti perdiamo facilmente la memoria, e per questo il 262° Papa ricordava il male della guerra, ad esempio quando si commemorava il 50° anniversario della I Guerra Mondiale e il 25° della II (26.08.1964). 

Montini si presentò agli uomini di “buona volontà” chiedendo di ascoltare la sua “umile voce”, di “fratello” e di “padre”, mentre evocava il ricordo di due terribili guerre, non per proiettare sul mondo attuale fantasmi inutili e tenebrosi, ma per estendere agli uomini un invito a riflessioni “prudenti e responsabili”.

Pio XII 

Paolo VI aveva lavorato nella Segreteria di Stato per più di trent'anni, era stato uno stretto collaboratore di Pio XII e lo aveva sentito pronunciare alla radio con voce “grave e solenne” un sentito appello per evitare la II Guerra Mondiale:

Paolo VI spiegava che queste parole non vennero ascoltate da chi sognava una guerra rapida e decisiva, portatrice di potenza e di gloria. E la guerra, una settimana dopo, scoppiò. Nel secondo conflitto mondiale hanno perso la vita tra 50 e 60 milioni di esseri umani.

Benedetto XV

Benedetto XVI, che aveva vissuto la I Guerra Mondiale e le sue conseguenze, la definiva “inutile strage”. La voce del Papa trovò tuttavia scarsa accoglienza da parte dei capi delle Nazioni. Paolo VI, citandolo, indicava l'indifferenza con cui gli interventi del Magistero Pontificio venivano accolti in qualsiasi momento della storia.

La Chiesa da allora insegna che le azioni militari realizzate con armi moderne possono portare a una devastazione inimmaginabile e superano la legittima difesa. Da ciò deriva anche la condanna della corsa agli armamenti o la richiesta di azioni internazionali per evitarla (Gaudium et Spes).

Giovanni XXIII 

Anche il “Papa buono” si è espresso contro la guerra, scrivendo l'enciclica Pacem in terris. Per Giovanni XXIII la guerra era nemica dell'uomo, contraria al Vangelo e fonte di rovina irreparabile, conducendo a tremendi disastri. Per questo, parlava della fraternità, che ha origine nella paternità di Dio e non può fondarsi sulla superbia né sull'orgoglio. Giovanni XXIII ha insegnato la pace con tutta la sua vita e il suo magistero: l'uomo non può darla, ma può meritarla.

Giovanni Paolo II

Quando si cercano pace e giustizia non esiste moderazione, e non bisogna cessare di evitare e denunciare la guerra: “«NO ALLA GUERRA»! La guerra non è mai una fatalità; essa è sempre una sconfitta dell’umanità”.

“Mai la guerra può essere considerata un mezzo come un altro, da utilizzare per regolare i contenziosi fra le Nazioni” (13.01.2003). 

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