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In che cosa consiste il dono dell’ubiquità spirituale 

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Jean-Michel Castaing - pubblicato il 02/03/22
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«Seguire l’Agnello ovunque egli vada» (Ap 14,4): com’è possibile? Stabilito in Cristo – spiega Edith Stein, la futura santa Teresa Benedetta della Croce –, l’amore del cristiano non conosce limiti di tempo e di spazio.

Dio è onnipotente e ci ama. Dunque un cristiano è in diritto di chiedergli… l’impossibile. «Non puoi rifiutarmelo perché ne hai al contempo il potere e il volere!», può esclamare chi prega. 

Certamente, bisogna che l’oggetto della richiesta  sia compatibile con la carità, cioè col criterio decisivo per giudicare della fondatezza di una preghiera. Nel caso in cui chi prega domandasse a Dio il dono dell’ubiquità, l’Onnipotente potrebbe accogliere la sua richiesta? Sì, ma a condizione che essa venga motivata dalla volontà di soccorrere i fratelli e le sorelle nel bisogno. Nei fatti, solo Dio è presente ovunque e allo stesso tempo: tale è la definizione di “ubiquità”. Come potremmo a nostra volta acquistare questo dono, noi che siamo così limitati? Semplicemente unendoci a lui! La logica non sbaglia: diventando una cosa sola con Colui che è presente in più posti al contempo, anche io beneficio a mia volta del dono dell’ubiquità. 

Un amore che desidera essere su tutti i fronti 

Tale è l’intuizione che hanno avuto alcuni santi del Carmelo. Perché loro? Forse perché hanno per padre il profeta Elia, il più radicale e zelante dei santi dell’Antica Alleanza, e il solo fra loro (insieme con Enoch) a non aver conosciuto la morte (2Re 2,11). 

E così vediamo Teresa di Lisieux desiderare di essere al contemplar missionaria, martire, confessore della fede, sacerdote, insomma essere tutto e dappertutto, prima di comprendere che quella multiforme vocazione si sarebbe attuata nell’Amore – che di tutti gli stati di vita e di tutte le missioni è il cuore. Un’altra santa del Carmelo avrebbe fatto tesoro dell’ubiquità di cui l’anima gode quando è unita al suo Sposo Divino, Gesù Cristo: si tratta di Edith Stein, Teresa Benedetta della Croce in religione. Vediamo come ha scritto di questa ubiquità spirituale: 

Un’esigenza dell’amore che Cristo ci ha trasfuso 

Non c’è bisogno di essere consacrati o consacrate per essere uniti al Cuore di Cristo al fine di spostarsi sulle ali dello Spirito e «seguire l’Agnello ovunque egli vada» (Ap 14,5). Né si tratta di un’iperbole mistica. Nella Costituzione apostolica Sponsa Christi (1950), Pio XII affermava:

Conseguire dunque il carisma dell’ubiquità spirituale, secondo la fede cristiana, non consisterebbe nell’intrattenersi con un desiderio di onnipotenza, bensì deriva da un’esigenza dell’amore che, crescendo, desidera estendere al maggior numero possibile di persone i propri beneficî. L’Amore che ci ha insegnato Cristo, o meglio, che Egli ha fatto scorrere nelle nostre vene spirituali, è insaziabile e non conosce riposo. Con Gesù sono presente su tutti i continenti, e la mia preghiera può concentrarsi su una giovane colombiana o su un anziano pakistano, su una  coppia russa oppure sulla pace in una particolare regione del mondo. Al contempo, posso pregare per accelerare l’ingresso in Paradiso di una persona morta cento anni fa. Nello Spirito di Gesù, sorvolo il tempo e lo spazio. Un privilegio da usare senza moderazione! 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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